coronavirus

NON BASTAVANO I MALATI VERI, IN AMERICA CI SONO ANCHE QUELLI FINTI! – GLI OSPEDALI STATUNITENSI ASSUMONO ATTORI PER INTERPRETARE I PAZIENTI E VERIFICARE L’OPERATO DEI MEDICI INCAPACI O SEMPLICEMENTE STRONZI – LA TRADIZIONE RISALE AGLI ANNI SESSANTA, MA CON IL VIRUS HA RIPRESO PIEDE. OVVIAMENTE NON SI PUÒ FINGERE TUTTO, E SOLO IN POCHI ACCETTANO VISITE APPROFONDITE COME QUELLE URO-GINECOLOGICHE…

 

 

Anna Guaita per “il Messaggero”

 

coronavirus, la terapia intensiva di un ospedale di new york 7

La giovane mamma è spaventatissima. Racconta che il suo bambino ha avuto un attacco di tosse dal quale non riusciva a riprendersi, confessa fra le lacrime di aver perso la testa, ed essere rimasta paralizzata. Supplica la giovane pediatra di spiegarle come mai l'inalatore non avesse funzionato, cosa può essere successo.

 

La pediatra sembra anche lei smarrita per qualche secondo, poi prende la situazione in mano e si lancia a fare un fuoco di fila di domande e elencare una serie di possibili problemi tecnici... Reazione sbagliata! In questi casi, raccomandano i docenti, la prima reazione del medico deve essere di tranquillizzare la paziente, farle capire che non è sola nella crisi, che nel medico ha un alleato e insieme cercheranno una soluzione.

tamponi negli usa

 

Solo più tardi, la pediatra scoprirà che la paziente era un'attrice, assunta per addestrare i medici più giovani nei casi più disparati, e che stava ripetendo fedelmente il caso di una reale paziente dell'ospedale.

 

LA TRADIZIONE

paziente di coronavirus in ospedale

Si chiamano pazienti attori o pazienti simulati, e sono una tradizione che negli Usa risale agli anni Sessanta, ma che nella crisi Covid-19 sta registrando una grande diffusione. Numerosi ospedali, dalla California a New York, dall'Arizona all'Alaska, assumono persone disposte a fingersi pazienti per insegnare ai nuovi medici come costruire un buon rapporto con i malati.

 

coronavirus florida 3

E non si tratta solo di migliorare le maniere che un medico ha durante le sue visite, ma anche del modo con cui può dover comunicare cattive notizie: «Queste sono conversazioni che i pazienti e i loro familiari ricorderanno per tutta la vita spiega la professoressa Julia Vermyen docente di medicina ospedaliera alla Chicago University -. E i giovani medici in genere fanno l'errore di investirli con una valanga di informazioni tecniche, invece che dare loro conforto e far loro capire che non saranno soli nella lotta».

 

coronavirus, la terapia intensiva di un ospedale di new york 5

Il successo degli incontri simulati sembra sia enorme, tanto che una scuola di medicina che ha appena aperto a Pasadena, in California, che si propone come leader nel settore con appena 50 studenti ammessi ogni anno, ha deciso di includere le visite con i pazienti attori sin dalla terza settimana di studi.

 

CORONAVIRUS NEW YORK USA

L'idea sarebbe di aiutare i futuri medici a essere fin dai primissimi giorni consapevoli delle «ingiustizie sociali e delle disparità radicate nella salute e nella sanità», che la pandemia ha portato alla luce. Il ricorso alla simulazione è spesso realizzato d'accordo con gli studenti, ma è utilizzato anche a sorpresa per controllare il livello dell'assistenza medica negli ospedali e negli ambulatori privati.

 

L'IMMEDESIMAZIONE

ospedale a central park 1

I finti malati sono in genere attori, ma non sempre i bandi di assunzione richiedono esperienza sul palcoscenico. L'individuo deve comunque essere in grado di imparare a menadito il curriculum medico di un vero paziente che corrisponde alla sua età, sesso e etnia, ed essere convincente e spontaneo nel presentare i propri problemi.

 

coronavirus, la terapia intensiva di un ospedale di new york 6

È ovvio che alcune patologie non possono essere finte come i problemi cardiaci o respiratori. E solo un piccolo gruppo di finti pazienti accetta anche visite approfondite, uro-ginecologiche, e costoro vengono preparati con un corso speciale che comporta anche un'assistenza psicologica.

 

coronavirus usa

Un'attrice fa notare che spesso questo lavoro ha un effetto quasi contagioso: «Lavorare otto ore a impersonare un individuo che soffre di depressione o di qualche malattia mentale può essere un lavoro che ti strema» dice Kendra Sargeant, che lavora con la professoressa Vermylen a Chicago. Ma un suo collega, Jarrod Smith, ha una reazione diversa: «Studio tutto dei pazienti che devo impersonare dice Jarrod Smith -. Voglio immaginarli in carne ed ossa. E mi dà una grande soddisfazione sapere che sto aiutando qualcuno a diventare domani un medico o un infermiere migliore».

coronavirus new york 9coronavirus new york 8coronavirus new york 11

 

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