BOSSETTI E SOLITI SOSPETTI - DALLE FOTO ALLE FATTURE FINO ALL’ALBUM DI FIGURINE DEI FIGLI: NELLA NUOVA PERQUISIZIONE A CASA DELL’UOMO ACCUSATO DI AVERE UCCISO YARA, SEQUESTRATI ALTRI 34 REPERTI - CHE CI FACEVA CON 10 TELEFONINI? - IL MISTERO DELL’EDICOLA

Giuliana Ubbiali per “Corriere.it

massimo giuseppe bossettimassimo giuseppe bossetti

 

Una foto di famiglia, un biglietto d’amore che la moglie Marita Comi gli ha scritto per San Valentino, un giubbotto, delle fatture e dei biglietti da visita. Sono alcuni dei 34 reperti che i carabinieri del Ros e i poliziotti dello Sco hanno sequestrato nella casa di Massimo Giuseppe Bossetti, il carpentiere di Mapello in carcere, in isolamento da 38 giorni, con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. Oltre una decina di uomini ha rivoltato come un guanto la sua abitazione, sotto sequestro da un mese.

 

L’appartamento, il garage, il vecchio magazzino grigio dove Bossetti teneva gli attrezzi: hanno controllato tutto meticolosamente, sotto l’occhio vigile dei legali del carpentiere, gli avvocati Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni che nei giorni scorsi avevano chiesto di togliere i sigilli.

 

yara gambirasio 3yara gambirasio 3

Gli investigatori hanno anche spulciato i diari di scuola dei tre figli del carpentiere di 8, 10 e 13 anni. Hanno inoltre aperto le scatole dei loro giochi e controllato gli album delle figurine. Alla luce del materiale visionato e portato via, è lecito pensare che il nuovo blitz mirasse a verificare le dichiarazioni di Bossetti sulle sue abitudini, sul suo lavoro, sui suoi rapporti familiari, sul suo stile di vita «tutto casa e lavoro», secondo la sua versione.

 

Come il dettaglio delle figurine. Nell’interrogatorio del gip per la convalida del fermo, l’uomo aveva giustificato così le sue tappe all’edicola, proprio quella all’angolo del centro sportivo di Brembate Sopra, da cui era sparita Yara: «I miei bambini mi chiedevano se riuscivo a trovare le figurine di Yugi oh e di Top gun. Mi fermavo lì, perché era l’ultima edicola prima di arrivare a casa». Era sul suo tragitto dal cantiere di Palazzago, dove lavorava all’epoca, a Mapello. Un’abitudine, secondo lui. Un’occasione per agganciare Yara, il sospetto degli inquirenti.

 

yara gambirasioyara gambirasio

La nuova perquisizione arriva a distanza di poco più di un mese dalla precedente del 20 giugno. «Che cerchino pure quello che vogliono, ma non troveranno nulla contro di me», aveva detto l’indagato ai suoi legali quando polizia e carabinieri gli avevano setacciato casa le prime tre volte e avevano portato via due computer, un fisso e un portatile, un decina di telefonini cellulari, qualche taglierino e un paio di coltelli, e dei vestiti.

 

La prima volta, il giorno del fermo, lunedì 16 giugno. La seconda, il giovedì successivo, e poi ancora venerdì. Erano arrivati anche gli uomini del Reparto investigazioni scientifiche di Parma, tute bianche, guanti e luminol, per scovare anche tracce di sangue. Poco trapela su che cosa sia emerso dal materiale affidato alle mani esperte dei consulenti della procura. Quel poco che si sa, viene letto in modi opposti dall’accusa e dalla difesa.

 

Per esempio, la cronologia dei contatti internet ricostruita dai computer indica che il carpentiere si era interessato del caso di Yara e di cronaca nera in genere. La stranezza, per gli investigatori, è che questa passione sarebbe scoppiata nei primi mesi del 2011, quando le ricerche della bambina erano ancora in corso.

 

yara gambirasio 2yara gambirasio 2

«Ma chi non era interessato a quella che presto sarebbe diventata un’angoscia collettiva?» è, invece, la lettura della difesa. Poi, dal computer fisso sono spuntate delle immagini pornografiche in cui non compaiono minori. Ma questo è un dettaglio a cui la procura stessa attribuisce poca importanza.

 

E che cosa ci faceva Bossetti con tutti quei telefonini? Non è da tutti averne una decina. «Ma sono vecchi e li ho tenuti», ha spiegato lui nell’interrogatorio davanti al gip per la convalida del fermo. Uno, per esempio, «mi era caduto in acqua e avevo cercato di asciugarlo con il phon». Di alcuni degli altri ha dato ulteriori spiegazioni: «In uno mi entrava sempre la polvere per via dei mio lavoro e lo smontavo per pulirlo, un altro ancora ha la batteria che non tiene e poi c’è quello che ho regalato a mio figlio per la cresima».

 

giuseppe guerinoni e massimo giuseppe bossettigiuseppe guerinoni e massimo giuseppe bossetti

La seconda volta che ha parlato, è stato davanti al pm Letizia Ruggeri. Ha voluto precisare alcune notizie uscite sui giornali e tramesse dalle televisioni, il suo contatto con il mondo. L’unico altro ponte con l’esterno sono i suoi avvocati e i parenti strettissimi che possono andare a trovarlo. Per ora ha incontrato la moglie e il fratello con la cognata.

 

Altre due persone, fondamentali della sua vita, sono state autorizzare a varcare il cancello blindato del carcere di via Gleno: mamma Ester Arzuffi e papà Giovanni Bossetti. Decide il pm, che alla spicciolata sta ricevendo le richieste di colloqui. L’ultima, appunto, è del padre anagrafico Giovanni Bossetti.

 

giovanni bossetti marito di ester arzuffi madre del presunto killer di yara gambirasiogiovanni bossetti marito di ester arzuffi madre del presunto killer di yara gambirasio

Non sta bene, quindi la sua visita è vincolata alle sue condizioni di salute. Anche mamma Ester ha chiesto e ottenuto di vedere il suo Massimo già dalla scorsa settimana, ma fino a ieri non risultava fosse ancora andata a trovarlo. Si divide tra il lavoro come badante e il marito malato. Ma è probabile che nella mancata visita al figlio ci siano di mezzo anche altre questioni familiari e di gestione dei colloqui.

 

 

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