
LA POLVERIERA LIBIA STA PER ESPLODERE (E SO’ CAZZI NOSTRI) – NUOVE MANIFESTAZIONI A TRIPOLI PER CHIEDERE IL ROVESCIAMENTO DEL GOVERNO DI UNITÀ NAZIONALE GUIDATO DA DBEIBAH – IL PRIMO MINISTRO STA PROVANDO A FORZARE LA MANO PER SMANTELLARE LE MILIZIE JIHADISTE, DOPO L’UCCISIONE DI AL KIKLI – IL GOVERNO TRABALLA ANCHE PER I GUAI FINANZIARI E L’AVANZATA DEL GENERALE HAFTAR DALLA CIRENAICA: POTREBBE CADERE GIÀ NEI PROSSIMI GIORNI - CENTO ITALIANI SONO RIENTRATI A ROMA: ERANO IN LIBIA PER UNA FIERA EDILIZIA – LA PROPOSTA DI TRUMP SUI MIGRANTI E I RISCHI PER LE AZIENDE ITALIANE
LIBIA, NUOVE MANIFESTAZIONI A TRIPOLI CONTRO IL PREMIER
a tripoli manifestazioni contro il premier Dbeibah
(ANSA) - Decine di manifestanti, in particolare del quartiere Souq al-Juma e della città di Zawiya, realtà considerate vicine alla milizia Radaa - a cui appartiene tra gli altri il generale Almasri - manifestano in piazza dei Martiri a Tripoli (la vecchia piazza Verde del regime di Gheddafi), chiedendo il rovesciamento del governo di unità nazionale guidato da Abdel Hamid Dbeibah.
Lo riportano i media libici. Il premier, nel frattempo, ha rivendicato l'operazione contro la milizia di al Kikli: "Un passo necessario per porre fine a una realtà che ha violato troppo la legge ed è stata associata a gravi violazioni dei diritti umani".
RIENTRATI A ROMA DALLA LIBIA CIRCA 100 ITALIANI
a tripoli manifestazioni contro il premier Dbeibah
(ANSA) - Circa 100 cittadini italiani e 17 spagnoli bloccati dagli scontri delle ultime ore a Tripoli tra milizie rivali che nella giornata di ieri con l'assistenza e l'organizzazione dell'ambasciata d'Italia, del personale dei carabinieri e della Presidenza del Consiglio, avevano raggiunto, accompagnati dal vice ambasciatore d'Italia in Libia, Riccardo Villa, l'aeroporto di Misurata (a est di Tripoli) per imbarcarsi poi su un volo speciale diretto a Roma, sono arrivati verso l'una di notte a Fiumicino con un Airbus A320 della Medsky Airways.
"Ero andato a Tripoli per la 16/a edizione della 'Libya Build', la fiera più grande e prestigiosa del Nord Africa dedicata al settore dell'edilizia e delle costruzioni - ha detto un sessantenne che faceva parte di un gruppo di altri connazionali andati con lui a Tripoli per la stessa ragione -. Martedì, il giorno dell'apertura della Fiera, la situazione era abbastanza tranquilla anche nell'aria se si sentiva che qualcosa stesse per accadere. In gioco c'era il confronto tra le milizie rivali e il controllo di alcune zone.
Nessuno, però, si aspettava che la 'scintilla' sarebbe potuta esplodere così in fretta. Finita la giornata - ha continuato - siamo tornati in albergo e di notte è cominciato il conflitto a fuoco tra le milizie. Il giorno dopo nessuno di noi è andato alla Fiera. Si è poi parlato di una tregua ma il timore era che gli scontri sarebbero potuti riprendere e così è stato.
A quel punto l'Ambasciata, coadiuvata dall'Unità di crisi della Farnesina, si è attivata per permetterci di rientrare in Italia in sicurezza ed oggi siamo qui. Devo però anche dire che quando abbiamo lasciato la Libia la situazione era abbastanza tranquilla. Chissà se durerà. Ovviamente me lo auguro". Tra gli italiani rientrati, anche un dipendente dell'Eni. "Ero a Tripoli per lavoro da due anni e mezzo. Due sere fa ero in casa quando, intorno alle 10 di sera, sono scoppiati i primi disordini in strada che sono poi andati avanti fino alle 3 del mattino. Il giorno successivo è sembrato tutto più tranquillo poi di notte, verso le 3, hanno ripreso gli spari.
A quel punto mi sono letteralmente barricato in casa. L'azienda, attraverso messaggi whatsapp, ha comunicato a me e ai miei colleghi che, non appena possibile, il personale non indispensabile avrebbe potuto lasciare il Paese con un volo speciale che abbiamo poi preso oggi. Sono comunque pronto a tornare in Libia non appena la situazione lo consentirà", ha concluso.
POLVERIERA LIBIA
Estratto dell’articolo di Luca Monticelli per “La Stampa”
giorgia meloni a tripoli con Abdulhamid DBEIBAH
Sono cento gli italiani arrivati a Roma ieri notte dalla Libia con un volo di linea partito dall'aeroporto di Misurata. Sono fuggiti dalle violenze di Tripoli dove proseguono i disordini, dopo che il governo di unità ha scatenato la resa dei conti contro le milizie. La maggior parte di queste cento persone è costituita da lavoratori e imprenditori che si trovavano a Tripoli per partecipare a una fiera dell'edilizia, la Libya Build international, e grazie a un convoglio organizzato dall'ambasciata sono stati messi in salvo a Misurata.
Da lì il volo per Fiumicino che ha aiutato anche alcuni residenti italiani in Libia che hanno approfittato della missione della Farnesina per tornare in Italia. In Libia restano comunque circa duecento connazionali che vivono stabilmente nelle città più importanti della Tripolitania e della Cirenaica.
Eni, intanto, conferma la presenza e la continuità delle operazioni nel Paese: l'azienda sta effettuando in via precauzionale una razionalizzazione delle presenze a Tripoli non strettamente essenziali a garantire l'operatività. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani spiega che la diplomazia italiana ha garantito «la massima sicurezza nell'incolumità dei nostri concittadini» e che sono stati aiutati anche 17 spagnoli - funzionari dell'Unione Europea e della Banca Mondiale - che volevano raggiungere lo scalo di Misurata.
[…] Il ministro della Difesa Guido Crosetto riferisce di aver parlato con il Capo di Stato maggiore della situazione in corso: «Fino ad ora abbiamo utilizzato dei voli civili, ma l'Aeronautica è sempre pronta. Quando gli Esteri ci chiedono aiuto, i nostri aerei possono partire».
Gli scontri a Tripoli sono stati innescati dal pugno duro del premier Dbeibeh contro i vari gruppi armati, e dopo l'agguato ad Al Kikli detto Gheniwa, capo del gruppo paramilitare che gestisce il carcere di Abu Salim e al vertice di uno dei clan più attivi nello sfruttamento dei migranti e nella spartizione delle risorse petrolifere. Le milizie di Rada hanno respinto l'offensiva della Brigata governativa 444 e marciato verso il palazzo della presidenza.
Media e attivisti locali riferiscono di spari ai manifestanti che stavano protestando di fronte alla residenza del premier chiedendone le dimissioni. Il bilancio degli scontri è di almeno otto morti e 70 feriti.
naufragio migranti al largo della libia 3
Il contesto nella regione è di grande instabilità, il governo di Dbeibeh ha un grosso problema finanziario legato ai proventi del petrolio, tanto che c'è chi scommette su una sua caduta già nei prossimi giorni. In questo quadro così confuso bisogna registrare una traccia americana, con Donald Trump che vorrebbe deportare i migranti irregolari proprio in Libia, come già successo per i venezuelani verso El Salvador. Su questa possibilità, però, vuole vederci chiaro il governo di Giorgia Meloni, già in allarme sul rischio che i disordini libici possano portare a una nuova crisi migratoria.