papa bergoglio

PROVACI ANCORA, BERGOGLIO - IL PAPA AVEVA ASSICURATO AMBIZIOSE RIFORME IN VATICANO MA SI È CIRCONDATO DI COLLABORATORI CONTROVERSI E FINORA NELLA SANTA SEDE È CAMBIATO POCO O NULLA - DA MONSIGNOR RICCA E LE SUE FREQUENTAZIONI GAY, LE ACCUSE DI MOLESTIE A MONSIGNOR ZANCHETTA E IL PROCESSO, CON CONDANNA, AL CARDINALE AUSTRALIANO GEORGE PELL…

Alessandro Rico per “la Verità”

 

PAPA BERGOGLIO MANGIA LA PIZZA

Sostiene la vulgata: papa Francesco vorrebbe riformare la Chiesa, ma un manipolo di avidi curiali glielo impedisce. Eppure i fatti mostrano che, nella migliore delle ipotesi, Jorge Mario Bergoglio ha pasticciato il suo disegno di «moralizzazione» della Santa Sede, perché l' ha affidato a persone inadatte, moralmente o penalmente esposte. Nella peggiore delle ipotesi - che per ossequio verso il Pontefice ci sentiremmo di escludere - quel progetto è un bluff. Cioè, Francesco non vuole davvero cambiare.

 

L'esempio più eclatante degli scricchiolii del riformismo del Papa lo fornisce l' organismo vaticano che gestisce il patrimonio economico della Chiesa, l'Apsa, presieduta dall' estate 2018 da monsignor Nunzio Galantino. Un prelato in perfetta linea Bergoglio, grande sostenitore della linea sui porti aperti e l'accoglienza dei migranti.

 

nunzio galantino

Sull' Amministrazione del patrimonio della Santa Sede c' è una grande domanda da porsi: perché non è stata «ripulita» come s' è fatto, almeno in parte, con lo Ior? Diciamo «in parte», perché all'Istituto per le opere di religione sono finiti personaggi discutibili. Ad esempio, Francesco vi ha nominato prelato monsignor Battista Ricca, dai chiacchierati trascorsi come nunzio apostolico in Uruguay. A Montevideo erano sulla bocca di tutti le sue frequentazioni di locali gay e una convivenza «sospetta» con un capitano delle guardie svizzere, Patrick Haari.

 

Ma torniamo all' Apsa, la banca centrale del Vaticano. Proprio presso lo Ior essa opera mediante dieci conti in differenti valute: 30 milioni di euro più altri 14,3 milioni in titoli, 500.000 dollari americani, 26.000 dollari canadesi, 80.000 sterline, 36.000 franchi svizzeri.

gustavo zanchetta 1

Ma ci sarebbe anche un sistema di conti sommersi e bilanci non pubblicati, già fotografato da Benedetto XVI, il quale ne aveva debitamente informato il suo successore. E Francesco, per fare chiarezza, chi aveva pensato di chiamare a Roma?

 

Un uomo a lui molto vicino: Gustavo Óscar Zanchetta, nominato da Bergoglio vescovo di Orán, in Argentina. Senonché, monsignor Zanchetta, collocato all' Apsa nel dicembre del 2017, nel luglio di quell' anno si era dimesso dalla sua diocesi, adducendo mai precisati motivi di salute. In verità, su di lui incombevano le pesanti accuse di abusi sessuali di alcuni seminaristi, accuse per le quali, nell' estate 2019, è finito alla sbarra. Formalmente, Zanchetta era stato rimosso subito dopo lo scandalo.

 

MONSIGNOR EDGAR PENA PARRA

Eppure, pochi mesi fa, il giudice argentino lo ha autorizzato a rientrare a Roma «per continuare il suo lavoro quotidiano». A giustificazione era stato addotto un documento del 3 giugno 2019, firmato da un avvocato della Segreteria di Stato, Vincenzo Mauriello e da monsignor Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari generali della stessa Segreteria, secondo cui Zanchetta era ancora «impiegato dal Vaticano» all'Apsa e abitava «nella residenza di Santa Marta». Ossia, accanto al Papa. Come se non bastasse, un quotidiano argentino, El Tribuno, alcuni mesi fa aveva pubblicato delle carte che dimostravano come diversi vescovi, il primate di Argentina, il nunzio apostolico e anche il Pontefice fossero al corrente già dal 2015 delle macchie nel passato di monsignor Zanchetta.

 

Un personaggio potenzialmente ricattabile era in grado di infilare liberamente il naso nei conti segreti dell' Apsa? Si poteva sperare che portasse a termine con successo una riforma così delicata? Tanto più che persino Francesco, interpellato da una giornalista messicana sui motivi di quella nomina, ha definito Zanchetta «economicamente disordinato». Ma come? Si incarica un uomo «economicamente disordinato» di sistemare i conti di una banca centrale?

gianluigi nuzzi foto di bacco

 

Non finisce qui. Sull'Apsa grava pure il dossier immobiliare. Una seconda branca dell'organismo gestisce infatti l' immenso patrimonio (2,7 miliardi di euro) di palazzi della Santa Sede. Una miriade di appartamenti di lusso affittati a canoni irrisori ad alti prelati. Come ha denunciato Gianluigi Nuzzi nel suo ultimo libro, si tratta di «4.421 unità, di cui 2.400 appartamenti e 600 tra negozi e uffici di proprietà diretta dell' Apsa».

 

Tra questi, 800 risultano sfitti, altri 3.200 sono in locazione, ma il 15% è a canone zero, mentre il resto è a prezzi di favore, con morosità che «arrivano a 2,7 milioni». L' Apsa, sostiene Nuzzi, si è vista costretta a tamponare le perdite ricorrendo ai milioni tratti dall' Obolo di San Pietro. Il nuovo vertice dell' ente, monsignor Galantino, ha replicato che nei mastodontici palazzi della Chiesa, «se ci fai un albergo extra lusso è un discorso, se ci metti gli uffici della Curia romana, come adesso, non valgono niente».

GEORGE PELL

 

I canoni agevolati sarebbero «una forma di housing sociale» a beneficio dei dipendenti. E l'Apsa avrebbe invero un utile di 22 milioni, anche se il Vaticano sta lavorando alla spending review. Nel frattempo, nella bufera potrebbero finire pure alcuni investimenti immobiliari realizzati dall' Apsa per l' ospedale Bambin Gesù: un complesso in Villa Pamphili (32,8 milioni), la casa di cura Villa Luisa (15,2 milioni) e l' affitto del rinascimentale Palazzo Alicorni.

 

L'Aif, Autorità vaticana di controllo finanziario realizzata da Benedetto XVI, tanto efficiente da aver scoperchiato lo scandalo degli investimenti a Londra collegati alla Segreteria di Stato, ha invece ribadito in più di un' occasione di non avere poteri di supervisione sull' Apsa. Papa Francesco aveva accentrato le funzioni di controllo nella Segreteria per l' economia, creata per accelerare il processo riformatore. Ma anche in questo caso, qualcosa s' è intoppato.

 

TARCISIO BERTONE

Prefetto del dicastero era stato nominato, nel 2014, il cardinale australiano George Pell. Tre anni dopo, però, Pell è stato travolto dalle accuse di molestie su minori risalenti al 1996. Curiosa coincidenza: la tempesta giudiziaria si è scatenata solo dopo che Pell aveva dichiarato di aver scoperto un milione di euro di fondi custoditi in conti occulti. Non ha fatto in tempo ad annunciare un report, che è finito alla sbarra in Australia. Chi contesta la versione ufficiale evoca le forti resistenze dalla Segreteria di Stato e dagli uomini di Tarcisio Bertone.

 

Quel che è certo, è che il processo a Pell, che ne ha portato alla condanna nel marzo 2019, si fondava su elementi tutt'altro che solidi: un'unica testimonianza, con parecchie incongruenze. In particolare, questa implicava che Pell avesse molestato i chierichetti nei corridoi della cattedrale di Melbourne subito dopo la messa, dove si radunavano i fedeli e dove tutti avrebbero potuto sorprenderlo in flagrante. Però nessuno si è mai accorto di nulla.

 

Che Pell sia vittima di una congiura, o che fosse soltanto un'altra figura dal passato oscuro, come Zanchetta, è comunque un dato di fatto che la sua condanna abbia sancito una battuta d' arresto nell' attività della Segreteria dell' economia. E la prefettura del dicastero, cioè la carica occupata dal cardinale australiano, a mesi dalla sua rimozione, è ancora vacante. I riflettori sull' Apsa si sono spenti. Il suo nuovo vertice, monsignor Galantino, nega l' esistenza di conti occulti e celebra i passi avanti sulla spending review. Possibile che all' Apsa basti una cura Cottarelli?

Ultimi Dagoreport

orcel messina

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI: ALLA CHIUSURA DELLA GIORNATA BORSISTICA DI OGGI LA CAPITALIZZAZIONE DI MERCATO DI UNICREDIT REGISTRA 98,20 MILIARDI, E' SUPERIORE A QUELLA DI BANCA INTESA CHE SI SI ATTESTA A 97,67 MILIARDI – CON L’ARRIVO DI ANDREA ORCEL A UNICREDIT È INIZIATO IL CAMMINO DI SORPASSO SULLA PRIMA BANCA ITALIANA GUIDATA DA CARLO MESSINA – A PIAZZA GAE AULENTI, MENTRE SI AVVIA LA RICERCA DEL SOSTITUTO DEL PRESIDENTE PADOAN, ORCEL STA PREPARANDO I “BOTTI” DI NATALE, RICCHI DI SORPRESE…

luca zaia giorgia meloni matteo salvini

FLASH! – LUCA ZAIA, ABBAIA MA NON MORDE: SONO IN MOLTI A CHIEDERSI PERCHÉ IL GOVERNATORE USCENTE DEL VENETO ABBIA ACCETTATO DI FARE DA CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI, ALLE PROSSIME REGIONALI, MALGRADO NON ABBIA OTTENUTO NÉ IL TERZO MANDATO, NÉ LA POSSIBILITÀ DI PRESENTARE UNA LISTA A SUO NOME (CON CUI AVREBBE POTUTO PESARE LA SUA FORZA ELETTORALE E SOTTRARRE CONSIGLIERI REGIONALI A FRATELLI D’ITALIA) - PERCHÉ ZAIA SI È PRESTATO A UN’OPERAZIONE DI COSÌ PICCOLO CABOTAGGIO? UNA MOSSA CHE AVVANTAGGIA SOLO SALVINI E FA FELICE LA MELONA, CHE NON CORRONO IL RISCHIO DI FARSI FREGARE I VOTI DA UNA LISTA ZAIA...

giorgia meloni donald trump al sisi tony blair

DAGOREPORT - COME MAI LA MELONISSIMA TROVA IL TEMPO PER SCAPICOLLARSI IL PRIMO NOVEMBRE IN EGITTO PER L’INAUGURAZIONE GRAND EGYPTIAN MUSEUM DI GIZA? - LA SCAMPAGNATA HA COME OBIETTIVO DI AMMALIARE IL LEADER EGIZIANO AL SISI PER AVERE UN POSTO AL TAVOLO DEL “CONSIGLIO DI PACE” CHE DOVRÀ GESTIRE LA DIFFICILE RICOSTRUZIONE DELLA PALESTINA – SE CONVINCERE IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, PER LA “BELLISSIMA GIORGIA” (COPY TRUMP) NON È UN GRAN PROBLEMA, PER STREGARE IL MONDO ISLAMICO, UNA GITARELLA IN EGITTO CADE COME IL CACIO SUI MACCHERONI – E DOPO IL RIFIUTO ARABO COME “GOVERNATORE” DI GAZA DI BIGLIET-TONY BLAIR, LA NEFERTARI DER COLLE OPPIO COVEREBBE ADDIRITTURA IL SOGNO DI…

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - IL CLAMOROSO VIDEO MAGA, CHE DONALD TRUMP HA “CONSACRATO” RILANCIANDOLO SU TRUTH, IN CUI SI AFFERMA CHE L'ITALIA SI ACCINGEREBBE A ROMPERE CON L’UNIONE EUROPEA SUI DAZI PER NEGOZIARE DIRETTAMENTE CON GLI STATI UNITI E CHE IL NOSTRO PAESE SAREBBE INTERESSATO A TAGLIARE IL SUO SOSTEGNO ALL'UCRAINA, È UN FATTO GRAVISSIMO, BENCHE IGNORATO DAL "CORRIERE", PERCHÉ È ESATTAMENTE L'OPPOSTO DELLA LINEA PORTATA AVANTI UFFICIALMENTE DALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA IN QUESTI ANNI - UNA TALE MAGA-SCONCEZZA AVREBBE DOVUTO SPINGERE LA DUCETTA A UN SEMPLICE COMMENTO: TRATTASI DI FAKE-NEWS. INVECE, LA TRUMPETTA DI PALAZZO CHIGI, CHE FA? ZITTA! - PARLANO INVECE TAJANI E LOLLOBRIGIDA CHE GARANTISCONO: “ABBIAMO SEMPRE LAVORATO CON L'UNIONE EUROPEA, MA CHIARAMENTE PARLIAMO ANCHE CON GLI AMERICANI…” - VIDEO

stefano de martino caroline tronelli roberto vaccarella michelle hunziker nino tronchetti provera

DAGOREPORT - L’ESTATE FA SBOCCIARE GLI AMORI, L’AUTUNNO LI APPASSISCE – LA STORIA TRA BOSCHI E GIULIO BERRUTI È FINITA IN...VACCARELLA! L'EX MINISTRA RENZIANA DA TRE SETTIMANE SI È AVVICINATA ALL’AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, “COGNATO” DI GIOVANNINO MALAGÒ – NONOSTANTE IL RESTAURO DEL VILLONE DA 700MQ A MILANO, E L'INTERVISTA RASSICURANTE A "VERISSIMO" (“HO RITROVATO LA SERENITÀ”), A MILANO DANNO AL CAPOLINEA ANCHE LA STORIA TRA MICHELLE HUNZIKER E NINO TRONCHETTI PROVERA - FATALE FU IL SEX-TAPE? DOPO SETTIMANE DI ROBANTE PASSIONE E PRIME PAGINE PATINATE, IL DECLINANTE STEFANO DE MARTINO (IL SUO "AFFARI TUOI" E' FINITO SOTTO "LA RUOTA DELLA FORTUNA") E CAROLINE TRONELLI SI SONO LASCIATI. DA UN MESE NON SI VEDONO PIÙ INSIEME IN PUBBLICO...

giulio berruti maria elena boschi

L’INIZIO DELLA STORIA TRA L’ONOREVOLE MARIA ELENA BOSCHI E GIULIO BERRUTI, DENTISTA-ATTORE, È STATO FELICE, ALLIETATO DI SGUARDI ADORANTI SOTTO I FLASH DI “CHI”. L’INTRECCIO È CONTINUATO PER CINQUE ANNI TRA QUADRETTI FAMILIARI LIALESCHI PIENI DI BUONA VOLONTÀ MA SEMPRE PIÙ CARICHI DI TENSIONI. SAPPIAMO CHE NON C'È PIÙ GRANDE DOLORE, A PARTE I CALCOLI RENALI, DI UN AMORE FALLITO. QUINDI, ANNUNCIAMO COL DOVUTO RISPETTO, CHE È SCESO DEFINITIVAMENTE IL SIPARIO SULLA COPPIA BOSCHI E BERRUTI. BUONA FORTUNA A TUTTI...