camillo langone enrico robusti proclamazione di miss vomito

LA SOCIAL-CENSURA CI STA SFUGGENDO DI MANO - CAMILLO LANGONE: “MI HA CENSURATO PERFINO LINKEDIN. NON PROPRIO UN SOCIAL PER BAMBINI. AVEVO POSTATO SULLA PUDIBONDA BACHECA SPECIALIZZATA IN RICERCHE E OFFERTE DI LAVORO L’ULTIMA TELA DI ENRICO ROBUSTI, 'PROCLAMAZIONE DI MISS VOMITO'" - "ESCLUDENDO CHE SIA STATO CENSURATO PER I FIORI FUORIUSCENTI DALLE BOCCHE DELLE MISS, IMMAGINO CHE LA COLPA SIA DI QUEL CAPEZZOLINO DRITTO IN BASSO A DESTRA. CHE VISTA L’ALGORITMO! DODICI DECIMI! NON CI AVEVO FATTO CASO NEMMENO IO, PUR INTERESSATO AL GENERE”

Camillo Langone per www.ilfoglio.it

 

CAMILLO LANGONE

Mi ha censurato perfino LinkedIn. Non proprio un social per bambini e però nell’avviso c’era scritto: “Ti informiamo che il post che hai pubblicato viola le nostre policy (motivo: contenuti per adulti). Il contenuto è stato rimosso”.

 

Cosa caspita avevo postato sulla pudibonda bacheca specializzata in ricerche e offerte di lavoro? Non il mio curriculum (dove comunque esiste un romanzetto che Paolo Poli definì “purissima pornografia”) ma l’ultima tela di Enrico Robusti, “Proclamazione di Miss Vomito”, quadro fin dal titolo superespressionista, nient’affatto realista, e perciò orientato a deformazione, interpretazione, trasfigurazione, non a eccitazione.

 

Proclamazione di Miss Vomito di Enrico Robusti

Escludendo che sia stato censurato per i fiori (rose, margherite, papaveri, violette, peonie…) fuoriuscenti dalle bocche delle miss, immagino che la colpa sia di quel capezzolino dritto in basso a destra, fra un petalo e l’altro. Che vista l’algoritmo! Dodici decimi!

 

Non ci avevo fatto caso nemmeno io, pur interessato al genere. Secondo me quella di Robusti è una critica al narcisismo, una rappresentazione dell’orrore dello spettacolo, una riflessione sulla scia di Debord e Vargas Llosa, mentre secondo LinkedIn è un’oscenità da cancellare.

l'origine du monde gustave courbet

 

Non sono soltanto io a preoccuparmi. Per me è ormai quasi una fissazione, per altri è una recente inquietudine. Su Le Point, il settimanale francese, è uscito un articolo sul perseverare della censura social, sul fatto che l’algoritmo continui imperterrito a bloccare “qualsiasi forma di nudità, senza riuscire a distinguere cosa sia arte o pornografia”.

 

No, stavolta non si parla della “Origine del mondo” di Courbet, un capolavoro che probabilmente sopravvive piuttosto bene anche senza Facebook, ma dei problemi relativi a una foto postata dallo Jeu de Paume, museo parigino dedicato a cinema, arte contemporanea e appunto fotografia.

camillo langone

 

Qui mi piacerebbe, magari citando Baudelaire, Arthur Danto, Maurizio Ferraris, ricordare che la fotografia non è del tutto arte, che è più tecnica che arte, che quella fra algoritmo e obiettivo è una guerra fra macchine, una tecnomachia, ma ovviamente non è questo il punto. “La libertà d’espressione totale, illimitata, per qualsiasi opinione, senza alcuna restrizione né riserva, è un bisogno assoluto per l’intelligenza” ha scritto Simone Weil.

 

Per qualsiasi opinione e, aggiungo io, per qualsiasi linguaggio artistico a prescindere dal suo status. Se le parole della filosofa francese sono vere, ed è difficile dubitare che lo siano, la censura è da considerarsi un bisogno assoluto dell’imbecillità. Questo spiegherebbe il suo crescente successo, in ogni ambito (ho appena letto dell’Università Milano Bicocca che tifando per l’Ucraina ha provato a cancellare il corso sul russo Dostoevskij tenuto da Paolo Nori…).

 

team trump censurato da facebook

La firma di Le Point, Aurélie Jean, un’esperta proprio di algoritmi che Forbes ha indicato tra le quaranta donne francesi più influenti, addirittura, non è radicale come la sua connazionale, è preoccupata ma non abbastanza e mantiene un tono complessivamente blando.

 

Non considera il Leviatano californiano come il nemico metafisico che è, sembra perfino dare qualche credito ai “moderatori professionali” ossia a quelle persone che, non si sa dove e non si sa con quali criteri, dovrebbero integrare lo spietato giudizio informatico con un senno vagamente umano.

censura facebook 3

 

Come se costoro (nerd americani o delocalizzati?) fossero espertissimi di storia dell’arte, come se non stessimo parlando di conformisti aziendalisti per giunta molto permeabili alla delazione (alcuni miei post pittorici sono stati censurati dopo mesi dalla loro pubblicazione e siccome i computer sono velocissimi è lecito pensare che siano incappati in segnalazioni antropiche, in denunce di spie in carne e ossa).

 

courbet l'origine del mondo

E, infine, come se moderatore non fosse sinonimo di censore. Io credo insieme a Joseph Conrad (cito una sua lettera del 1907) “che il Censore non dovrebbe esistere affatto. Tu dici: si cambi il poliziotto. Ma chi deve giudicare i suoi giudizi? Dove lo si scoverà. Chi lo licenzierà? A chi deve essere affidato il potere di nominarlo? No, quella funzione è impossibile. La pretesa di esercitarla è vergognosa come ogni tirannia mascherata”.

 

Conrad si riferiva alla censura teatrale del suo tempo, si accalorava per una censura nazionale e parzialissima. Oggi che la tirannia mascherata è sovranazionale e onnipervasiva, pressoché cosmica, non vedo molti scrittori scagliarsi contro il Trust dei Braghettoni, il Cartello del Pensiero e del Pennello Unico.

 

onlyfans social senza censura

Mi viene in mente Bret Easton Ellis: “I social media erano diventati una trappola, e quello a cui in realtà miravano era silenziare l’individuo”. E poi Edoardo Nesi, attraverso un suo personaggio: “Hanno creato un tribunale globale di mentecatti e ogni giorno si mettono davanti a un computer e decidono cosa è vero e cosa no, chi è puro e chi no”. E nessun altro.

 

La critica avanzata sulle pagine di Le Point è troppo sommessa, vi serpeggia l’idea che la censura vada riformata, non abolita: “Senza questi algoritmi noi saremmo invasi di foto anatomiche”. Non è vero. Io sui social vedo soltanto coloro che seguo o coloro che cerco, se nessuno dei miei contatti posta foto anatomiche io foto anatomiche non ne vedo. Se qualcuno putacaso le postasse, tali foto, e io ne risultassi terribilmente turbato, potrei subito smettere di seguirlo e le sue foto, anatomiche o non anatomiche, non le vedrei più. Più facile (e liberale) di così…

 

camillo langone ritratto con tabarro

Aurélie Jean, che sarà una statalista, partorisce invece una proposta difficoltosa: “Si può pensare di creare una libreria di produzioni artistiche conosciute – una banca dati aperta a tutti – per evitare di rivedere censurate le opere di Courbet e di Delacroix”. Qui avverto varie complicazioni, la prima delle quali nella locuzione “produzioni artistiche conosciute”: conosciute da chi? I quadri appesi al Museo d’Orsay e al Louvre sono conosciuti e riconosciuti da tutti, pertanto il pelo di Courbet e la tetta di Delacroix godrebbero subito del giusto usbergo.

 

Ma al di sotto di tanta notorietà e ufficialità? La proposta di Le Point somiglia a una licenza di nudo da concedere ai pittori morti. Peggio: soltanto ai pittori morti famosi. E’ figlia di una concezione dell’arte schiacciata sul passato e sul museo, il luogo (lo ha scritto qui lo storico delle eresie Giorgio Caravale) dove le immagini vengono addomesticate, depotenziate.

censura facebook 2

 

Mentre il problema principale riguarda gli artisti di oggi, l’arte viva e magari combattiva che ha bisogno di respirare e a cui viene tolto l’ossigeno. Soffocando l’autentica rappresentazione del nostro tempo, di questa epoca di cui rischia di rimanere soltanto l’arte di propaganda, l’arte ideologica, l’arte di Cecilia Alemani che alla Biennale di Venezia esige l’arte che produce “risultati in termini di integrazione”, vale a dire l’arte che esclude la realtà. Io, per una mostra di Censurati che vorrei organizzare, ho una lista lunga un chilometro di pittori italiani viventi perseguitati dall’algoritmo, artisti continuamente sotto tiro, costretti all’autocensura e alle pecette per promuovere il proprio lavoro su internet (che se non è l’unico luogo dove promuovere qualcosa poco ci manca).

 

sgarbi von Gloeden censura facebook

A cominciare dal bannato numero uno, Riccardo Mannelli, il toscanaccio polemico, il satiro che proviene direttamente dagli anni Settanta e quindi da una stagione di libertà espressiva oggi perfino inconcepibile (andatevi a vedere cosa pubblicavano lui e Vincino e Pino Zac sul Male), per proseguire, in ordine alfabetico, con Saturno Buttò, Pierluca Cetera, Francesco De Grandi, Roberto Ferri, Daniele Galliano, Giovanni Iudice, Federico Lombardo, Giovanni Manzoni Piazzalunga, Jara Marzulli, Michele Moro, Silvia Paci, il succitato Enrico Robusti, Giuliano Sale, Nicola Verlato, Daniele Vezzani…

 

facebook censura il cippo di el alamein

E qualcuno mi sarà sfuggito, e sto elencando solo pittori italiani. Perché se potessi mettere in piedi una mostra di gittata internazionale aggiungerei gli americani Joan Semmel, Terry Rodgers, Eric Fischl, John Currin, Lisa Yuskavage, Jacob Collins, Will Cotton, Sergio Lopez, gli inglesi Jenny Saville, Jonathan Yeo, Michael Kirkham, i francesi Marcos Carrasquer, Hubert de Lartigue, Apolonia Sokol, le sudafricane Marlene Dumas e Lisa Brice, il catalano Xevi Solà, gli spagnoli Bernardo Torrens e Dino Valls, il tedesco Peter Klint, la slovacca Katarina Janeckova, il russo Serge Marshennikov, l’israeliano Kobi Assaf, il cinese Liu Xiaodong, il taiwanese Hilo Chen, il giapponese Nahoto Kawahara, e potrei continuare se avessi abbastanza pareti e lettori abbastanza pazienti, o abbastanza maliziosi da cogliere la ghiotta occasione per conoscere quadri riprovevoli…

 

camillo langone e vissani

In catalogo oltre al mio testo inserirei un intervento di Nicola Verlato, uno dei nostri artisti più internazionali e il filosoficamente più attrezzato, che interpellato mi risponde così: “Questo desiderio di cancellazione indiscriminato della figura nuda, assimilata immediatamente alla pornografia, nasconde in realtà la cancellazione dell’unica radice culturale che ha fatto del nudo l’epicentro della sua visione, ovvero la radice greco-romana.

 

nettuno censurato da facebook

Tutto ciò avviene da parte di culture ben radicate, anche inconsapevolmente, nelle culture iconoclaste del monoteismo lasciato allo stato brado, non ibridato con il paganesimo antico”. Insomma l’algoritmo è protestante, non cattolico. E’ puritano, non vaticano. Come dimostra il fatto che il meraviglioso aforisma con cui concludo proviene da penna ipercattolica e tridentina, quella di Nicolás Gómez Dávila: “Un corpo nudo risolve tutti i problemi dell’universo”.

facebook rimuove pure il gelato di evelyne axelll articolo su james franco di dagospia censurato da facebookFACEBOOK CENSURA

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....