tatuaggi nazisti di un bagnino a bressanone 1

SVASTICHELLE A BORDO VASCA – A BRESSANONE UN BAGNINO 64ENNE MOSTRA I SUOI TATUAGGI DI ISPIRAZIONE NAZISTA E VIENE ALLONTANATO - LUI PROVA A IRONIZZARE: "ORA MI TATUO CHE GUEVARA. HO SALVATO DUE PACHISTANI: SE FOSSI STATO UN RAZZISTA LI AVREI LASCIATI ANNEGARE” – “VOLEVANO SOSPENDERMI UN GIORNO. HO RISPOSTO: ME NE VADO IO. NON CAPISCO QUESTO ACCANIMENTO, SE AVESSI FATTO SCRITTE SU HITLER CAPIREI...”

Estratto dell’articolo di Silvia M. C. Senette per “il Corriere della Sera”

 

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«Non metta il mio nome, la prego: mi dispiacerebbe se lo venissero a sapere mia madre o i miei figli. Per me, personalmente, non mi interessa niente. Scriva le iniziali, V.B., oppure “il nazista”. Scherzo... tanto ormai».

 

Non ha perso il sorriso il bagnino veneto da due giorni al centro dell’interesse mediatico per essere stato allontanato dall’Acquarena di Bressanone a causa di alcuni tatuaggi ritenuti oltraggiosi e di ispirazione nazista. Ma il dipendente 64enne della Security Srl di Rovereto, che gestisce assistenti ai bagnanti per lidi e piscine di tutto il Triveneto, garantisce: «Andarmene è stata una scelta mia».  […]

 

Cosa rappresentano?

«Uno non è neanche un simbolo nazista ma risale alla guerra di Crimea, l’altro è una luna rovesciata che non significa niente. Ma siccome i signori “di Brixen” non lo sanno...».

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Si è fatto un’idea di chi possa aver sollevato il problema?

«Il direttore di un club, un architetto. Non so cosa gli abbia fatto, ma il direttore dell’Acquarena è andato da un signore che lavora lì da 25 anni mostrandogli sul telefono le foto dei miei tatuaggi. Questo è venuto da me ho capito subito. Volevano sospendermi un giorno. Ho risposto: me ne vado io. Sono le 20 e alle 23.30 ho il treno per Caorle, non c’è nessun problema».

 

Senza discutere?

«Volevo evitare discorsi politici perché non sono iscritto a nessun partito politico, non ho precedenti penali, non sono mai andato a una manifestazione né di destra né di sinistra. Ma sono cavoli miei quello che voglio fare della mia vita. Non ho mai espresso nessun pensiero contro nessuno.

 

Anzi, ultimamente in piscina ho salvato due pakistani: se fossi stato un razzista li avrei lasciati annegare. Non guardo il colore della pelle: questi tatuaggi rappresentano idee mie che non devo giustificare a nessuno. Questa storia mi sta facendo impazzire».

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In che momento della sua vita sono arrivati questi tatuaggi?

«Vengo da una famiglia democratica. Mio nonno era gran comunista, in tempo di guerra andava in giro con la camicia rossa e gli davano olio di ricino a manetta. L’altro nonno, invece, era un fascista, un battitore, ma con lui non ho avuto tanto a che fare. Però intorno ai 16-17 anni, erano gli anni ‘70, o eri rosso o eri nero, dovevi fare parte di un gruppo. E io mi sono innamorato dell’idea di essere un po’ di destra. Tutto qui, non ho mai partecipato a nessun convegno politico e non mi sono mai iscritto a un partito. Sono sempre stato calmo per i fatti miei».

 

[…] La stupisce adesso tutta questa attenzione?

«Sì, perché ho amici comunisti, di estrema sinistra, che hanno simboli del Che e non mi dà fastidio. Non capisco questo accanimento. Se avessi fatto svastiche o scritte su Hitler capirei... Mi sono sempre comportato bene e nessuno mi ha chiesto di questi simboli».

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Ora le è venuta voglia di cancellarli?

«No, anzi: ne faccio un altro. Ma di sinistra: mi tatuo il Che Guevara». […]

 

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