
MEDIOSBANCA! E TANTI SALUTI AL SALOTTO BUONO – LA DECISIONE DI MEDIOLANUM DI VENDERE LA SUA QUOTA DEL 3,5%, CON L'OPS DI MPS IN BALLO SU MEDIOBANCA, FA SORGERE LA DOMANDINA: A CHI FINIRA' QUEL 3,5%, SUL MERCATO O ALL'ENNESIMO AZIONISTA "TIRATO PER LA GIACCHETTA" DAL GOVERNO MELONI? - IN ATTESA DELL'INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO E DI BRUXELLES SULLA "STRANA" VENDITA DEL 15% DI MPS, "LA STAMPA" SI CHIEDE: CHISSA' COS'E' IL LIBERO MERCATO OGGI IN ITALIA...
Estratto dell’articolo di Gianluca Paolucci per “La Stampa”
massimo doris foto di bacco (4)
Se c’è da trovare un momento simbolico per l’insieme di operazioni che sta ridisegnando lo scenario della finanza italiana, quello che si è consumato ieri con la vendita dell’intera partecipazione di Mediolanum in Mediobanca si candida da subito per il podio, con ottime possibilità di salire sul gradino più alto.
Ne è prova lo stato d’animo che ieri dominava tra i manager di piazzetta Cuccia. La sensazione di un destino ormai compiuto, come mai prima d’ora era successo nella storia della banca fondata da Enrico Cuccia.
Salvo sorprese nelle quali qualcuno ancora spera (la magistratura? un cavaliere bianco?) ma che nessuno sa definire. Perché la vendita del 3,5% in mano a Banca Mediolanum e Mediolanum Vita effettuata ieri con un accelerated bookbuilding (Abb) avviato subito dopo la chiusura di Borsa va al di là della vendita in sé.
C’è ancora una quota dello 0,9% che è in mano direttamente alla famiglia, ma anche questa sembra destinata a essere venduta prima dell’avvio dell’offerta di scambio. Va registrato che da Mediobanca ieri si sottolineava che dire «Doris molla Nagel» sarebbe una lettura di parte.
Ci sono però almeno tre piani distinti dei quali tenere conto. Dal punto di vista finanziario, vendere adesso significa incassare con il titolo sui massimi storici. Dal lancio dell’offerta di Mps il titolo Mediobanca è salito del 35%, dalla crisi Covid del 2020 del 256%. Aderire all’offerta significa oggi perdere circa l’8% rispetto ai corsi di Borsa, tanto è lo sconto sulla base dei concambi annunciati. Aspettare ancora e vendere a ridosso dell’offerta significherebbe esporsi invece a un deprezzamento del titolo […]
MARINA BERLUSCONI DIVENTA CAVALIERA DEL LAVORO
Poi c’è il piano politico. Vendendo oggi, Mediolanum della famiglia Doris (e dei Berlusconi che hanno in portafoglio il 30% tramite Fininvest) si chiamano fuori da partita nella quale il governo ha giocato un ruolo forte.
Non andranno in soccorso di Alberto Nagel e non consegneranno le proprie azioni all’offerta perché non le avranno più. Si realizza così quello che proprio Marina Berlusconi aveva dichiarato in una intervista al Foglio il 17 febbraio scorso: «In questa partita siamo solo spettatori».
Infine, il piano simbolico, che per raccontare questa storia è quello più efficace. Ennio Doris entra in Mediobanca nel 1999, insieme costituiscono Banca Esperia, nel 2001 entra nel patto di sindacato, lo zoccolo duro di azionisti che ha garantito, protetto e tutelato l’autonomia di Mediobanca e dei suoi manager per decenni. Mediolanum resterà anche quando il patto si trasforma in un mero patto di consultazione e il salotto diventa un salottino.
Fino all’offerta di Monte dei Paschi del gennaio scorso, quando il patto ha iniziato a scricchiolare. La vendita delle quote di Mediolanum arriva dopo quelle, più piccole e meno significative dal punto di vista simbolico, della Vittoria assicurazioni della famiglia Acutis e precede l’uscita ormai prossima di un’altra grande famiglia impreditoriale, i Gavio.
Certo, sottolinea qualcuno, se Doris avesse creduto nel piano di Mps sarebbe rimasto e avrebbe conferito le sue azioni. Vero. Com’è vero che, utilizzando la stessa logica, se non avesse creduto nel successo dell’operazione lanciata da Siena e dai suoi soci avrebbe mantenuto quel 3,5% per dare sostegno alle barricate di Nagel.
Non si può raccontare questa storia senza dire che il successo l’offerta di Mps sarebbe molto ben visto dal governo. Nei confronti dei giorni scorsi tra il numero uno di Mediobanca e la famiglia Doris, il primo avrebbe fatto presente che per piazzetta Cuccia è molto meglio che questa quota finisca sul mercato, a soggetti di mercato, piuttosto che restare nelle mani dell’ennesimo azionista «tirato per giacchetta» dall’esecutivo.
Qui si entra in un campo piuttosto scivoloso: cosa è il mercato, in questa partita? Un banca che lancia un’offerta su un’altra banca è una operazione di mercato, i soci che comprano azioni con i loro soldi sono mercato, i fondi d’investimento internazionali che dovessero appoggiare una parte o l’altra sono mercato, indipendentemente da quale delle due parti si schiereranno.
massimo doris foto di bacco (2)
L’azionista storico che esce adesso, a ridosso dell’offerta, dopo aver fatto le sue valutazioni (finanziarie e sì, anche politiche) è anche questo mercato. Ancora, si deve tornare alle parole di Marina Berlusconi. «Qualsiasi cosa sceglierà il mercato sarà quella giusta». Una volta chiarito cosa è il mercato, ovvio.