bruno caccia schirripa

ARRESTO LAMPO! - DOPO APPENA 32 ANNI PRESO IL KILLER DEL PROCURATORE TORINESE BRUNO CACCIA - SI TRATTA DI ROCCO SCHIRRIPA, ‘NDRANGHETISTA DI LIVELLO, INCASTRATO CON UNA LETTERA-ESCA - MA RIMANE IL MISTERO SU CHI DECISE L’OMICIDIO

BRUNO CACCIA BRUNO CACCIA

1 - I TRENT' ANNI TRANQUILLI DEL PADRINO-PANETTIERE

Davide Milosa per il “Fatto quotidiano”

 

Omicidio di Bruno Caccia. In presa diretta tre decenni dopo. "Ti sei fatto 30 anni tranquillo, fattene altri 30 tranquillo". L' augurio di Placido Barresi va a Rocco Schirripa. Il primo è il cognato del boss ergastolano Mimmo Belfiore ritenuto il mandante della morte del procuratore capo di Torino ucciso il 26 giugno 1983. Il secondo, panettiere di professione, 'ndranghetista di livello con dote di "quartino" e statua del Padrino nel giardino della sua villa a Chivasso, coinvolto nell' indagine Minotauro del 2011, è invece uno dei due presunti esecutori materiali. Arrestato ieri, 32 anni dopo.

OMICIDIO DI BRUNO CACCIA   OMICIDIO DI BRUNO CACCIA

 

Il secondo esecutore, ragiona il pm antimafia di Milano Marcello Tatangelo, "si ritiene sia Domenico Belfiore". Killer e ideatore di un omicidio del quale, spiega Belfiore intercettato, "in Calabria tutti sapevano".

 

Il nuovo fascicolo sulla morte del magistrato viene aperto l'estate scorsa dopo che l'avvocato Fabio Repici, legale della famiglia di Caccia, deposita diversi esposti nei quali la prospettiva cambia e dalla 'ndrangheta si passa a Cosa nostra. Sul tavolo il riciclaggio nei casinò di St. Vincent. Nelle 108 pagine dell' ordinanza firmata dal giudice Stefania Pepe di questo non si fa cenno. A pianificare tutto è stata la 'ndrangheta "torinese".

 

Tanto più che l'identikit dell'epoca, sostiene l' accusa, coincide con quello di Schirripa. L' indagine inizia nell' agosto scorso quando Mimmo Belfiore da due mesi è ai domiciliari per motivi di salute. Si tenta quella che la Procura chiama una "scommessa investigativa".

OMICIDIO DI BRUNO CACCIA OMICIDIO DI BRUNO CACCIA

L'escamotage è inviare un anonimo a Belfiore, al cognato Barresi (assolto per l'omicidio) e a Schirripa.

 

È l'articolo della Stampa che diede la notizia dell' arresto dei mandanti. Dietro a ogni foglio gli investigatori scrivono: "Omicidio Caccia: Se parlo andate tutti alle Vallette. Esecutori: Domenico Belfiore, Rocco Barca Schirripa". Nessuna fonte confidenziale, solo un' esca. Il nome di Schirripa, mai citato nelle sentenze, viene messo in base alle dichiarazioni di Vincenzo Piva, cognato di Belfiore, che nel 1995 lo legò alla morte di Caccia.

ROCCO SCHIRRIPAROCCO SCHIRRIPA

 

Vengono attivate le intercettazioni con il Virus, un software che trasforma gli smartphone in microspie. Le registrazioni avvengono sul balcone di casa Belfiore e in largo Montebello a Torino. L'11 ottobre Barresi dice a Belfiore: "Se Rocco ha parlato con qualcuno, io non mi fido". Barresi non si fida "perché ritiene che se Schirripa avesse ricevuto la lettera si sarebbe fatto vivo". Così non è.

 

Il dubbio di Barresi nasce dal fatto che in una recente operazione anti-droga, nonostante il suo coinvolgimento, non sia stato arrestato. "Il fatto strano è che lui non lo hanno attaccato". Il 12 novembre Barresi incontra Schirripa. "È una cosa delicata - inizia Barresi - il tuo nome chi lo conosceva? Hai parlato con qualcuno?". Schirripa ammette che lo ha detto a Rocco Piscioneri, trafficante legato alla 'ndrangheta. Ma lui, Piscioneri, assicura Rocco Barca, "non ha parlato". Il tema è l' omicidio Caccia. I protagonisti, però, non entrano nei particolari.

 

ROCCO SCHIRRIPAROCCO SCHIRRIPA

"Oh Rocco - dice Barresi - è a protezione tua che noi ci stiamo preoccupando, parla con quell' altro (Piscioneri, ndr) se ci è scappata qualche mezza cosa". Barresi, poi, riassume il ragionamento di Belfiore: "Pure Mimmo (…) dice: del coinvolgimento chi lo sapeva?

Di sicuro insistono su di te". I due si rivedono il 27 novembre. Gli uomini del clan cercano "lo spione". Dice Barresi: "Se io lo individuo…". Chiosa Schirripa: "Vedi di individuarlo che poi… non ti preoccupare".

 

Scrive il giudice: "Se tutto ciò non fosse vero non avrebbe senso che Barresi , ammesso alla semi-libertà dopo 20 anni di galera, valuti la possibilità di uccidere chi è a conoscenza di un tale segreto". E ancora: "Ho parlato con Mimmo - dice Barresi - non ne parliamo più, fatti altri 30 anni tranquillo". Questa frase, ragiona il giudice , "conferma che Schirripa è uno degli esecutori". Chiude lo stesso Schirripa: "Cerco una sistemazione così dormo tranquillo". È l' ultimo atto. Pianifica la fuga? Scatta l'arresto.

ROCCO SCHIRRIPA - IL PADRINO NELLA VILLAROCCO SCHIRRIPA - IL PADRINO NELLA VILLA

 

2 - MA RIMANE IL MISTERO SULLE MENTI RAFFINATISSIME

Ettore Boffano per il “Fatto quotidiano”

 

Trentadue anni dopo, sappiamo molto di più. Ma non sappiamo ancora tutto.

Conosciamo chi "organizzò" la morte di Bruno Caccia: Domenico "Mimmo" Belfiore, già condannato come mandante di quell' omicidio, e poi "quelli di giù", i capi della 'ndrangheta in Calabria, come lui stesso dice in un' intercettazione raccolta nelle settimane scorse. Da ieri, infine, sappiamo che il panettiere Rocco Schirripa, detto "Barca", fu il killer che eseguì la "sentenza".

 

Ciò che non conosciamo (e forse sarà così per sempre) è invece l' identità di chi decise davvero l' omicidio: il più "anomalo" tra quelli della criminalità italiana che hanno avuto come vittime dei magistrati. Organizzato ed eseguito al Nord (non era mai accaduto prima e non è mai più accaduto dopo) da quella, tra le mostre mafie, che ha sempre evitato (a diversità di Cosa Nostra) l' attacco diretto alla Giustizia.

 

DOMENICO BELFIOREDOMENICO BELFIORE

Chi aveva interesse, dunque, ad assecondare e a fomentare l' odio che gli 'ndranghetisti torinesi provavano verso il loro nemico giurato, il procuratore capo Bruno Caccia? La risposta, probabilmente, va cercata nell' incredibile e perverso intreccio criminale che, all' inizio degli Anni 80, si era ramificato a Torino attorno alle clamorose inchieste che Caccia aveva aperto proprio nei mesi precedenti la sua morte.

 

Contro l' infiltrazione della mafia nel Casinò di Saint Vincent, contro la corruzione dello "scandalo delle tangenti" e di quello "dei petroli", contro la presenza della 'ndrangheta in Val di Susa e negli appalti dell' autostrada del Frejus. Infine, e forse qui è nascosta la vera "chiave" del delitto, contro i patti più occulti tra la politica legata alle 'ndrine, i vertici della mala subalpina e i nuovi capi arrivati dal Sud e il gruppo di magistrati corrotti che inquinavano gli uffici giudiziari torinesi. Le "menti raffinatissime" dell' omicidio Caccia.

ROCCO SCHIRRIPA - LA PANETTERIAROCCO SCHIRRIPA - LA PANETTERIA

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?