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DAGOREPORT – IL "DIVIDE ET IMPERA" DEL TRUMPONE: TENTA DI SPACCARE IL RIAVVICINAMENTO TRA GRAN BRETAGNA E UNIONE EUROPEA EVITANDO DI PORRE DAZI SUI PRODOTTI "MADE IN ENGLAND" – STARMER SE NE FOTTE, ABBRACCIA ZELENSKY E SI ERGE A NUOVO LEADER DELL’EUROPA (PARADOSSALE, DOPO LA BREXIT) – OGGI, PRIMA DELLA RIUNIONE DEI LEADER EUROPEI A LONDRA, BILATERALE TRA IL PREMIER BRITANNICO E GIORGIA MELONI, PER CAPIRE CHE ARIA TIRA NELL’“ANELLO TRUMPIANO DELL’EUROPA” - SPACCATURA NELLA LEGA PER IL TRUMPIAN-PUTINISMO DI SALVINI - SCETTICISMO CRESCENTE IN FRATELLI D’ITALIA (FAZZOLARI, URSO E LOLLOBRIGIDA SI SMARCANO DALLA LINEA PRO- KING DONALD) – SCHLEIN E CONTE IN BANCAROTTA - LA PARALISI DEI DEMOCRATICI AMERICANI: AVETE SENTITO LA VOCE DI OBAMA, CLINTON E BIDEN?

DAGOREPORT

volodymyr zelensky donald trump e jd vance - studio ovale

I leader europei si vedranno oggi pomeriggio a Londra per discutere del futuro dell’Ucraina: che fare, soprattutto ora che Trump e il suo vice JD Vance hanno “bullizzato” in diretta mondiale il disarmato Zelensky?

 

Come procedere per evitare di ritrovarsi soli e deboli e disuniti a sostenere Kiev mentre la nuova America trumpiana mira a spaccare l'alleanza tra la Russia e la Cina, suo nemico numero uno, lasciando Putin libero di papparsi l’Ucraina?

 

L’Europa non parla con una voce unica: l'ungherese Orban è sempre più insistente nel suo ruolo di trombettiere del Cremlino, Giorgia Meloni si preoccupa di sostenere le ragioni di Trump e Macron si sforza di aggregare l’UE su una linea comune che non provochi vergogna politica e molti danni economici. Senza contare che, in questo momento, il leader più “solido” del cucuzzaro è il premier britannico Keir Starmer, leader di un paese che dall’Unione Europea è uscito con un traumatico referendum.

volodymyr zelensky donald trump e jd vance - studio ovale

A proposito di Starmer: diversamente dall'Europa, Trump ha deciso di esentare la Gran Bretagna dall’applicazione dei dazi commerciali per due buone ragioni.

 

La prima è che, non essendo nell’Ue, Londra è fuori da quel recinto che il tycoon e Musk vogliono disarticolare, spaccandolo. A Washington preferiscono evitare il riavvicinamento tra la Gran Bretagna e Ue che andrebbe a rinforzare Bruxelles (Londra, come Parigi, è una potenza nucleare e membro permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu) e a indebolire le mosse della Casa Bianca.

 

La seconda buona ragione è che i rapporti tra le intelligence britanniche e americane sono strettissimi, a partire dalla condivisione di dossier top secret.

KEIR STARMER ABBRACCIA VOLODYMYR ZELENSKY

 

Dopo “l’imboscata” di Trump, JD Vance e Marco Rubio al povero Zelensky nello Studio Ovale, Giorgia Meloni non sapeva dove sbattere la testolina: ora ci vuole davvero un enorme pelo sullo stomaco per dare ragione a quello svalvolato di Trump e a tacere sull’aggressione vergognosa al presidente ucraino.

 

La Ducetta in versione camaleonte ha fatto il pesce in barile, auspicando un incontro tra Europa e Stati Uniti per trovare una quadra sulla dirompente geopolitica del nuovo primo inquilino della Casa Bianca: zero riferimenti a quanto di sconvolgente è accaduto nello Studio Ovale.

 

Dopo il trappolone davanti alle telecamere a Zelensky, la Giorgia dei Due Mondi e Fazzolari ci hanno anche provato a mettere giù un comunicato che non sconfessasse Trump e tendesse una mano all'Ucraina. E mentre riflettevano, pesando ogni parolina per non urtare "King Donald", Salvini li ha anticipati con la sua sparata turbo-trumpiana: "L'Italia ha il diritto e il dovere di lavorare, insieme agli Stati Uniti e a tutti quelli che con tenacia e coraggio cercano di evitare una Terza Guerra Mondiale". 

KEIR STARMER GIORGIA MELONI A ROMA

 

A quel punto, per non farsi scavalcare dal leader della Lega, a Palazzo Chigi hanno preferito restare in silenzio sulla mortificazione di Zelensky. Per poi  comunicare, con una nota scarna, una  telefonata di Meloni con Trump. 

 

Un passo falso, quello dell'Underdog. A differenza di tutti i leader europei, non ha espresso una chiara e inequivocabile vicinanza a Zelensky. Ha preferito chiamare Trump per concordare la posizione da tenere oggi al vertice di Londra sull’Ucraina. Al leader di Kiev neanche un telegramma, un messaggio whatsapp, un segnale di fumo. Nisba.

 

Sarebbe stato uno scatto d’orgoglio necessario, vista l’intransigenza con cui l'atlantista Meloni si è fatta paladina di Kiev durante la presidenza Biden. E sarebbe stato ancora più utile ora che il suo vicepremier Salvini manda cuoricini a Putin e sogna di andare a Mosca.

 

ANTONIO TAJANI - MATTEO SALVINI

La confusione regna sovrana nel governo, visto che l’altro vicepremier (per hobby) e ministro degli Esteri (per mancanza di prove), Tajani, ha rassicurato: “Tutti dobbiamo lavorare per una pace giusta che, però, non può consistere nella sconfitta di Kiev”.

 

Mentre il suo vice alla Farnesina, il meloniano Edmondo Cirielli, ha randellato Zelensky: “Credo che ci vogliano realismo e umiltà. Non credo che una persona, uno Stato che ti protegge in Europa con centinaia di migliaia di soldati, navi, aerei, che sono sulle spalle economiche degli Stati Uniti, possa essere insultato nel momento in cui chiede di rivedere le condizioni. Solo un incosciente non sarebbe preoccupato di questa situazione mondiale, perché il vero tema è che non è solo Trump che la pensa così, è che la maggioranza degli americani la pensa così”.

edmondo cirielli

 

Forse anche per capire che aria tira in Italia, il premier britannico Starmer ha convocato Giorgia Meloni per un bilaterale alle 13: vuole sondare “l’anello trumpiano” dell’Ue prima della riunione allargata, prevista alle 14.30.

 

Il discorso che farà Starmer sarà duro, magari si spingerà a certificare la fine della Nato (come fece Macron nel 2019 quando parlò di “morte cerebrale” dell’Alleanza). Il leader britannico conosce bene il suo popolo, sa quanto sia sensibile allo spauracchio Putin e alle minacce della Russia (a Londra non hanno dimenticato l’avvelenamento con il polonio in un sushi bar di Piccadilly, e poi la morte, dell’ex spia russa e dissidente Alexander Litvinenko).

 

volodymyr zelensky donald trump e jd vance - studio ovale

Probabilmente Starmer alla riunione sottolineerà che una svolta dell’Ue in direzione pro-Trump non è la via da percorrere. Anche perché se fra due anni e mezzo le elezioni di mid-term daranno la maggioranza ai democratici, si rischia l’ennesima figuraccia: si voltano di nuovo le spalle a Trump?

 

Occorrerà rifondare l’Ue, sarà il senso del discorso di Starmer, e cercare nuove vie commerciali per mettersi al riparo dai dazi di Trump (Ursula von der Leyen già ha aperto all’India).

 

E in Italia che succede? Se la Lega è spaccata (Molinari, Romeo, Zaia sono contro il trumpian-putinismo di Salvini), in Fratelli d’Italia serpeggiano sfumature di contrarietà su un’acquiescenza complice ai deliri di Trump (Fazzolari ha espresso contrarietà ai dazi, il ministro Urso sta rintuzzando Starlink nell’assalto sul controllo satellitare dell’Italia, l’ex cognato d’Italia Lollobrigida, rancoroso per essere finito fuori dal “cerchio magico”, si è lanciato in una intemerata pro-Ucraina e contro “l’imperialismo sovietico” di Putin).

keir starmer donald trump

Se Atene piange, Sparta non ride: l’opposizione è spappolata. Elly Schlein con il suo politichese incomprensibile (“l’Europa deve fare un salto quantico”) ormai si parla addosso e non riesce a incidere su nessun dossier; Giuseppe Conte, in versione paci-finto, segue la via tracciata dagli editoriali di Marco Travaglio e di Lucio Caracciolo (della serie: Zelensky ha commesso un suicidio, se l’è andata a cercare con il suo atteggiamento da martire).

 

Ma ancora più preoccupante è il silenzio dei democratici americani davanti alle esondazioni pro-Putin di Trump: avete sentito una dichiarazione della coppia Obama o della coppia Clinton? Per non parlare di Biden, che si è beccato insulti dal duplex della Casa Bianca? Sono invece i giornali della destra conservatrice, da The Telegraph a The Times fino a Le Figaro, i più battaglieri contro i nuovi paradigmi di Trump, sempre più  consapevoli che per la tecnocrazia dominante la dottrina conservatrice è obsoleta.

 

ELLY SCHLEIN GIUSEPPE CONTE

Anche Zelensky ha commesso un grave errore: prima dell'incontro a Washington, gli sherpa ucraini, che hanno portato avanti la trattativa con gli omologhi statunitensi sui minerali e terre rare, avrebbero dovuto farsi firmare l’accordo con annesse misure a difesa dell’Ucraina.

 

E invece si sono fatti infinocchiare dagli uomini di Trump che hanno preso tempo e l’hanno buttata in caciara. All’ex comico hanno assicurato che le famigerate “garanzie di sicurezza” (tradotto: truppe americane ai confini con la Russia) sarebbero state definite durante l’incontro nello Studio Ovale. E, alla fine, zac! la botola si è aperta sotto i suoi piedini…

KEIR STARMER GIORGIA MELONI A ROMAJOE BIDEN PARLA CON BARACK OBAMA AI FUNERALI DI ETHEL KENNEDY joe biden barack obama

 

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