volodymyr zelensky donald trump jd j.d. vance

DAGOREPORT - ZELENSKY È CADUTO IN UN TRANELLO, STUDIATO A TAVOLINO: TRUMP E JD VANCE VOLEVANO MORTIFICARLO E RIDURLO ALL’IMPOTENZA CON LA SCENEGGIATA NELLO STUDIO OVALE, DAVANTI AI GIORNALISTI E ALLE TELECAMERE - D’ALTRO CANTO LA VERA DIPLOMAZIA NON SI FA CERTO “ON AIR”, DAVANTI ALLE TELECAMERE E A MICROFONI APERTI - TRUMP E JD VANCE HANNO CONSEGNATO UN ‘PIZZINO’ IN STILE CAPOCLAN: TACI, PERCHÉ SENZA DI NOI SEI FINITO. DUNQUE, OBBEDISCI. E DIRE CHE GLI SHERPA UCRAINI E STATUNITENSI AVEVANO TROVATO PERSINO UN ACCORDO DI MASSIMA SULLE VARIE QUESTIONI APERTE, COME L’ACCORDO-CAPESTRO PER KIEV SULL’ESTRAZIONE DELLE TERRE RARE (UN TRATTATO CHE DI FATTO AVREBBE PERMESSO AGLI USA DI SPOLPARE IL SOTTOSUOLO UCRAINO PER GLI ANNI A VENIRE)… - VIDEO

 

DAGOREPORT

TRUMP ACCOGLIE ZELENSKY ALLA CASA BIANCA E LO PRENDE IN GIRO PER IL LOOK

Zelensky è caduto in un tranello. Trump e JD Vance volevano mortificare il presidente ucraino, ammansirlo, ridurlo all’impotenza con la sceneggiata nello Studio Ovale, davanti ai giornalisti e alle telecamere. Era tutto studiato a tavolino, d’altro canto la vera diplomazia non si fa “on air”, davanti alle telecamere e a microfoni aperti. E che ci fosse una certa ostilità latente si è percepita sin dall’arrivo di Zelensky alla Casa bianca: Trump lo ha sbeffeggiato, sempre davanti alle telecamere, per il look (“Oggi si è vestito di tutto punto…”). Una facile ironia per quella che ormai è la “divisa ufficiale” del presidente ucraino: una polo con il simbolo del suo paese.  

 

Durante il faccia a faccia nello Studio ovale è stato chiaro che a Trump fregasse ben poco dell’Ucraina e del suo destino: stava parlando al suo elettorato americano. Una prova da duro per dimostrare ai cittadini che lui, a differenza di Biden, non si fa “manipolare” da un ex comico. Che non accettare di spillare i soldi dei contribuenti a un “dittatore” (povero Zelensky!) accusato di aver iniziato la guerra e di volerla portare avanti a tutti i costi.

 

volodymyr zelensky donald trump e jd vance - studio ovale

Trump e JD Vance volevano umiliare il presidente ucraino, offrire la sua testa a Putin, in un vergognoso assalto “tutti contro uno”: intendevano mettere in chiaro, dinanzi agli occhi del mondo, da che parte sta la Casa bianca. Non solo: il tycoon e il suo braccio destro hanno provato a scaricare su Zelensky ogni colpa, persino addossandogli la responsabilità morale dei morti ucraini. Una vomitevole manipolazione della realtà dopo la quale il presidente ucraino avrebbe dovuto chinare il capo e dire ‘sissignore’.

 

volodymyr zelensky donald trump e jd vance - studio ovale

Trump e JD Vance hanno preparato il trappolone davanti alle tv e hanno consegnato un ‘pizzino’ in stile capoclan: taci, perché senza di noi sei finito. Dunque, obbedisci. E dire che gli sherpa ucraini e statunitensi avevano trovato persino un accordo di massima sulle varie questioni aperte, come l’accordo-capestro per Kiev sull’estrazione delle terre rare (un trattato che di fatto avrebbe permesso agli Usa di spolpare il sottosuolo ucraino per gli anni a venire).

 

L'EROE KAMIKAZE

Estratto dell’articolo di Anna Zafesova per “la Stampa”

 

volodymyr zelensky donald trump e jd vance - studio ovale

Probabilmente, Volodymyr Zelensky non era andato alla Casa Bianca per cercare di entrare nella storia, per l'ennesima volta, come un eroe. […] Né voleva diventare […] un kamikaze, che chiede «munizioni invece di un passaggio» di fronte a una prospettiva di morte certa. Anzi, aveva giocato una partita lunga e accorta, si era preparato, aveva ingoiato una serie di umiliazioni – come l'accusa di essere «un dittatore» da parte del presidente repubblicano – e resistito alla tentazione di gettare in faccia all'emissario da Washington la prima bozza dell'accordo sullo sfruttamento delle ricchezze minerarie dell'Ucraina, che praticamente voleva regalare agli americani tutte le ricchezze future del suo Paese per anni a venire.

volodymyr zelensky donald trump e jd vance - studio ovale

 

Nei tre anni della grande guerra con la Russia, il presidente ucraino […] aveva affinato le sue doti politiche […] Era stato lui a capire che l'unico modo di attirare l'interesse del nuovo padrone della Casa Bianca era il "business", offrendogli un "deal" da milioni di dollari (che Donald Trump aveva prontamente moltiplicato in miliardi). Era stato lui a spingere, nonostante l'evidente ostilità del suo interlocutore, per poter incontrare Trump, per esporre le sue ragioni, per provare a […] convincerlo […]

 

Era stato lui, con molto realismo, a rendersi conto di non potersi permettere il lusso di perdere per orgoglio il sostegno di un alleato come gli Usa, non prima almeno di avere tentato tutto il possibile, per far sedere l'Ucraina al tavolo delle trattative e non farla diventare il piatto che su quel tavolo veniva servito.

volodymyr zelensky e donald trump allo studio ovale

 

Invece, Zelensky è entrato di nuovo nella storia […] Essere cacciato a male parole dalla Casa Bianca è un episodio che nemmeno lo sceneggiatore più folle avrebbe osato scrivere. Quanto l'aggressività di Trump e JD Vance fosse una reazione spontanea alle osservazioni di Zelensky, frutto della loro scarsa esperienza diplomatica di personaggi mediatici, o quanto fosse stato uno spettacolo premeditato, resterà probabilmente un mistero.

 

Il presidente e soprattutto il presidente degli Stati Uniti hanno insultato un alleato davanti alle telecamere, esigendo «rispetto», tacitandolo, ricordandogli che «non ha carte da giocare» e promettendogli che a contraddire loro avrebbe avuto «problemi seri»: una conversazione che sembrava uscita da un film più che dalla cronaca della più alta politica globale.

 

donald trump e volodymyr zelensky alla casa bianca

È vero che Trump ha con Zelensky una vendetta in sospeso già dai tempi dell'Ukrainagate, di quella telefonata – altrettanto intimidatoria – che era costata al presidente americano un tentativo di impeachment già nel 2019. Forse, nessun gesto di sottommissione e adulazione del leader ucraino sarebbe stato abbastanza: a giudicare da come i padroni di casa abbiano fatto proprio il linguaggio della propaganda russa perfino nelle critiche al look di Zelensky (sbeffeggiato da anni dai putiniani), si direbbe che nemmeno il carisma del presidente-eroe avrebbe potuto compiere un miracolo.

 

SCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY NELLO STUDIO OVALE - Reazione della ambasciatrice Ucraina a Washington

Paradossalmente, proprio questo linguaggio, e questa aperta ostilità, rendono ora Trump molto poco adatto a negoziare alcunché con Vladimir Putin: non si è mostrato certamente «neutrale», come dichiara, e se l'aggressività verso Zelensky era finalizzata a piegarlo a più miti consigli, otterrà sicuramente l'effetto contrario in Ucraina. A meno che in realtà non ci fosse nessun "deal" con il Cremlino in vista: i negoziati a Istanbul di giovedì, tra i russi e gli americani, sono finiti a quanto sembra con un accordo per riattivare il lavoro delle rispettive ambasciate, ma pare che non si sia parlato di Ucraina.

 

Putin non sembra minimamente intenzionato a fermare la guerra, e il suo ministro degli Esteri Sergey Lavrov solo due giorni prima aveva ribadito che tutte le pretese russe verso Kyiv, compresa la cessione di territori ucraini ancora non occupati dai russi, rimangono in vigore. È possibile quindi che la Casa Bianca, rendendosi conto che una pace non era all'orizzonte […] avesse deciso di scaricare la colpa su Zelensky: alla fine, un modo efficace di regalare la sua testa a Putin, senza ammettere che aver scommesso troppo sul leader del Cremlino fosse stato un errore commesso da Trump, nella sua infinita convinzione di essere un grande negoziatore.

volodymyr zelensky donald trump e jd vance - studio ovale

 

Resta la domanda su cosa farà ora Zelensky, dopo aver smentito così efficacemente chi lo accusava di essere una «marionetta americana». […] Inevitabilmente, è già ripresa la tessitura della diplomazia con i leader europei, ciascuno dei quali in questo momento si immagina di poter finire insultato nello stesso modo, nella stessa sedia dello Studio Ovale […]

donald trump accoglie volodymyr zelensky alla casa bianca

Ultimi Dagoreport

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…