franco baresi

“L’ABUSO DI FARMACI NEL CALCIO? MAI PRESO COSE NOCIVE” – FRANCO BARESI RICORDA IL VIRUS DEL 1981 CHE LO TENNE FUORI 4 MESI E GLI MISE FUORI USO LE GAMBE: “FU UN’INFEZIONE AL SANGUE: PASSARE DAL CAMPO ALLA SEDIA A ROTELLE FU UN MOMENTO DELICATO” – IL MILAN ("OGGI NON SO SE RESTEREI A VITA"), IL TOTONERO, BERLUSCONI (“OGNI TANTO MI CHIEDEVA DI CANDIDARMI A MILANO”), TOTTI CHE VUOLE TORNARE A 48 ANNI (“E’ UNO SCHERZO”), IL CONSIGLIO A CAMARDA, L’INCONTRO CON IL REGISTA HERZOG CHE DISSE “VORREI CAPIRE IL CUORE DELL’UOMO COSÌ COME FRANCO BARESI CAPIVA IL GIOCO” - VIDEO

 

Paolo Tomaselli per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

(…)

 

franco baresi 10

Lo stadio «Franco Baresi» in Mongolia, del quale lei ha messo la prima pietra, l’hanno poi costruito?

«No, era una mossa elettorale di un candidato che approfittò della mia presenza».

Tra i flash, colpisce quello dopo la sconfitta ai rigori con il Brasile a Usa ’94, in cui lei racconta la sua emozione per i brasiliani che festeggiano in memoria di Senna.

«Forse hanno anche meritato di vincere e poi avevano questa stella da lassù che li ha accompagnati. Credo che nello sport si debba avere quella forza e quella cultura per riconoscere la grandezza altrui».

 

Baggio non si perdona per l’ultimo rigore fallito. Sbagliò anche lei: come la vive?

franco baresi 9

«Credo si debba tranquillizzare, perché la verità è che senza di lui non saremmo mai arrivati fin lì. Io mi sono sempre ritenuto fortunato a giocare quella finale dopo la corsa contro il tempo per recuperare dall’infortunio. E farlo in quel modo, con una delle mie prestazioni migliori, resta un ricordo positivo».

antonio caliendo e franco baresi

 

Quando Pelé le chiese un selfie cosa ha provato?

«Ero meravigliato e emozionato. Lui era un mito».

 

Davvero nella foresta amazzonica ha sentito più frastuono che in un derby?

«Sì, è stata un’esperienza che mai avrei pensato di vivere. Ho visto popoli in un mondo a sé, realtà incredibili che ti fanno pensare quanto è vasto il pianeta. Questo ti aiuta a relativizzare e a dare più valore alle piccole cose».

 

Ci sono immagini forti. Fra tutte quella di Ribery che sviene accanto a lei, mentre visitate un reparto di oncologia pediatrica ad Algeri.

«Il calcio può alleviare le sofferenze. Noi abbiamo questa forza. In Libano siamo stati tra centinaia di profughi e abbiamo visto i bambini che con un pallone scordavano tutto in un attimo. Sono esperienze che mi hanno reso più attento all’aspetto umano: bisogna saper ascoltare, non essere superficiali, chiedere agli altri se sono felici».

franco baresi funerale di sinisa mihajlovic

 

Sentire Schillaci parlare in giapponese fu particolare?

«Ci fu un boato dei ragazzini. Siamo stati i primi occidentali invitati nella zona di Fukushima. Vedere le facce tristi cambiare davanti a un pallone fu indimenticabile».

 

Lei come si pone nel dibattito tra ex calciatori sugli abusi o meno di farmaci?

«Penso di non aver mai preso cose nocive. Secondo me il destino va oltre».

 

Il virus del 1981 che la tenne fuori 4 mesi cosa fu?

libero di sognare franco baresi

«Un’infezione al sangue: una volta individuato lo stafilococco, trovarono l’antibiotico giusto. Ma la ricerca non fu breve. Da giovane pensi di guarire il giorno dopo, ma passare dal campo alla sedia a rotelle fu un momento delicato: non riuscivo quasi a camminare per i dolori e mi facevo delle domande».

 

(..)

 

È riduttivo dire che in Italia non nascono più i campioni perché c’è meno fame?

«Oggi è un altro mondo, nel quale i giovani non si focalizzano solo su una passione: per noi dopo la famiglia e la scuola c’era solo il pallone».

 

Camarda è diverso?

«I ragazzi oggi sono più svegli, ma hanno più pressioni e aspettative: devono essere bravi a non farsi schiacciare. E lui è un ragazzo molto regolare ed equilibrato».

 

(...)

 

Quando esplose il Totonero lei come si sentì?

«Ero stupito, non avrei mai pensato ci fossero questi raggiri. È stato un momento di buio: capii che dovevo stare molto attento a chi mi circondava. Ci voleva una corazza».

franco baresi e federico buffa alla presentazione del libro

 

Dalla B al tetto del mondo: mai sofferto di vertigini?

«La mia infanzia mi ha portato a essere sempre pacato, felice quando le cose vanno bene ma consapevole che la strada è sempre lunga. Nel 1984 con Liedholm e il passaggio alla difesa a zona cominciai a capire la mia ascesa: quel gioco me lo sentivo addosso, la mia mente era portata al futuro, a un calcio più offensivo e organizzato».

 

Il Milan a Madrid ha risvegliato sensazioni antiche?

«È stata una gran vittoria e noi al Bernabeu non ci eravamo riusciti. Ma passammo nelle sfide da dentro o fuori e il peso era un po’ diverso».

 

Berlusconi la sorprendeva spesso?

«Direi quasi sempre. Abbiamo avuto un rapporto molto bello: era attento all’atleta, ma anche alla persona. E ritirare la maglia numero 6 fu qualcosa di mai visto prima. La politica? Qualche volta mi chiedeva se mi sarebbe piaciuto candidarmi a Milano. Poi ha capito che il mio carattere non era adatto».

 

franco baresi usa 94 8

Ha mai litigato con Liedholm, Sacchi o Capello?

«Come avrei potuto? Non ho mai avuto problemi con nessuno, forse perché poi li ho fatti vincere... (ride). Il leader è sempre un uomo semplice: deve avere coraggio, essere ambizioso ma leale e coerente nei comportamenti, per mettere a proprio agio tutti».

 

Il rapporto con Beppe resiste al tempo e alle rivalità?

«Sì, la rivalità è sempre stata sana e lui è stato un grande stimolo, un aiuto: era già a Milano quando arrivai ed era più avanti, anche in cucina».

 

Ha il rammarico di avere allenato solo i giovani?

«No, anche se penso che avrei potuto allenare anche i grandi, ma quella di rimanere al Milan è stata una scelta di vita. Coi ragazzi ci intendevamo, ci divertivamo. Ho vissuto e capito l’emozione che ti dà vincere da allenatore. Forse è più forte di quella da calciatore. È più completa».

 

Riceve ancora lettere?

franco baresi usa 94 7

«Sì, persino dalla Cina. Ed è giusto rispondere, rimandare le foto firmate. Ancora mi sorprende: credo di aver lasciato un’immagine riconoscibile».

 

L’incontro con il regista Herzog, che ha dato di lei la definizione più bella, le ha smosso qualcosa dentro?

franco baresi 7

«Sì. Quando lo sentii parlare di me in tv da Fazio mi meravigliò molto, anche perché non era un appassionato di calcio: eppure entrò nell’aspetto umano e tecnico, nella intuizione dello spazio e del gioco, come nessun altro. Incontrandolo, ho capito meglio il potere dell’immaginazione, come quello di Fitzcarraldo che issa la nave sopra la montagna. Bisogna puntare a obiettivi che magari non pensi nemmeno che esistano».

 

Herzog spiega che «non possiamo mai tradire il pubblico». Lei ci è riuscito?

«Me lo auguro. Quando giochi non ti rendi conto dei sacrifici che fa la gente per venire alle partite. Ma ho cercato sempre di rispettare gli altri».

 

Quando lei dice «chissà cosa sarei stato con un mental coach» intende che poteva rendere ancora di più?

franco baresi 6

«Sì. Il calcio di oggi nella preparazione fisica e mentale è del tutto personalizzato. E in questo modo avrei di sicuro potuto fare di più: magari avrei giocato più a lungo».

 

Totti che vuole tornare a 48 anni a cosa la fa pensare?

«A uno scherzo».

«Non so se oggi rimarrei sempre nello stesso club»: è una frase forte detta da lei.

«Il calcio è cambiato, io non ho nemmeno mai avuto un procuratore. Restare al Milan era una cosa naturale».

 

Avrebbe potuto guadagnare di più?

«Sì, ma ci si pensa sempre dopo. Certo, oggi le cifre che girano sono molto diverse».

franco baresi 8franco baresi usa 94 3franco baresi usa 94 2franco baresi 2franco baresi 5franco baresi 1FRANCO BARESI E AZEGLIO VICINIfranco baresifranco baresifranco baresifranco baresifranco baresi usa 94 6

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”