peppino di capri

“IL TOUR CON I BEATLES? NON CI HANNO RIVOLTO PAROLA, IL MASSIMO È STATA UNA FOTO, PURE UN PO' SCOCCIATI” – AMORI, RICORDI E CANZONI DI PEPPINO DI CAPRI: “ A QUATTRO ANNI SUONAVO PER LE TRUPPE AMERICANE, A SETTE LA MIA MAESTRA DI PIANO HA SCOPERTO CHE LA NOTTE FACEVO IL GIRO DEI NIGHT, MI MANDÒ VIA” – “NEL ’59 IO E MINA CANTAVAMO IN DUE LOCALI CENTO METRI L'UNO DALL'ALTRO. VERSO LE TRE DI NOTTE, PASSAVO A PRENDERLA CON LA MIA LAMBRETTA ROSA SALMONE E ANDAVAMO A SVEGLIARE QUALCHE PESCATORE PER UN PIATTO DI SPAGHETTI” – GLI ESORDI IN TV, I 35 MILIONI DI DISCHI VENDUTI E I SEGRETI DIETRO LE CANZONI…

Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera”

 

peppino di capri foto di bacco

Ischia, estate 1959. «Io e Mina, che si chiamava ancora Baby Gate, ogni sera cantavamo in due locali rivali, a cento metri l'uno dall'altro, io al Rangio Fellone, lei al Moresco. E quando finivamo, verso le tre di notte, passavo a prenderla con la mia Lambretta rosa salmone - l'avevo comprata grigia, poi me l'ero fatta ridipingere da un amico carrozziere - e insieme andavamo a svegliare qualche pescatore per farci preparare un piatto di spaghetti: chi ci apriva, chi ci mandava a quel paese. 

 

peppino di capri 4

Eravamo diciottenni e spensierati, lei simpaticissima e, se mi posso permettere, una bonazza che si faceva notare», racconta meglio di una cartolina illustrata Peppino Di Capri (nato Giuseppe Faiella «finché il mio primo discografico mi chiese: "Come ti chiamano a casa?". "Peppino". "E di dove sei?". "Di Capri". "Ecco, da oggi sei Peppino Di Capri"»), 519 canzoni, 35 milioni di dischi venduti, 15 Sanremo, 2 vittorie e 83 gagliardi anni da compiere il 27 luglio e da innaffiare inevitabilmente con un «cameriere, Champagne».

 

Nel 1943, a quattro anni, Peppiniello suonava per le truppe americane.

«Nonno era musicista nella banda del paese, papà Bernardo aveva un negozio di strumenti, eravamo poveri, non possedevo giocattoli, solo qualcuno usato che i vicini mi regalavano per Natale - che delusione quando misi nell'acqua della vasca un cacciabombardiere di legno e affondò subito - il mio unico divertimento era un pianoforte scordato, imparai da solo a strimpellare i motivetti ascoltati alla radio e ogni fine settimana mia sorella Margherita, tre anni più di me, mi accompagnava all'hotel Morgano Tiberio, dove alloggiava il generale Mark Clark».

 

PEPPINO DI CAPRI 1

Le davano la paghetta?

«Sul piano c'era un piatto d'argento per le offerte, ci mettevano le Am-lire, banconote quadrate. Tornato a casa, svuotavo le tasche e andavo a letto. E la mattina, per farmi stare sveglio a scuola, mamma mi preparava tanto zabaione».

 

La maestra di pianoforte la cacciò.

«Elizabeth Rudolf, tedesca, severissima. Aveva scoperto che a sette anni la notte facevo il giro dei night, mi mandò via imprecando».

 

PEPPINO DI CAPRI

Nel 1956 partecipò a una gara canora in tv con Enzo Tortora.

«"Primo applauso", una specie di talent dell'epoca, in onda sull'unico canale della Rai. Imitavo Johnny Ray, un cantante degli anni Cinquanta che piangeva e si strappava i capelli».

 

Già, i suoi capelli, una cofana ondulata, inconfondibile come gli occhialoni.

«Indomabili. Avevo tre anni e la vicina, la signora Trieste, si era fissata, voleva per forza farmi i boccoli con un ferro caldo, io mi arrabbiavo perché poi gli amichetti mi prendevano in giro.

Negli anni Settanta invece, siccome andavano di moda, me li facevo arricciare io».

 

A quel concorso vinse un televisore.

«Uno in due, io e il batterista Ettore Falconieri detto Bebè. Non potevano tagliarlo a metà, perciò decidemmo di venderlo per 52 mila lire».

 

PEPPINO DI CAPRI CALIFANO

Autunno 1958, Peppino e i suoi Capri Boys salgono a Milano in cerca di gloria.

«Con la Fiat 1100 beige del sassofonista. Senza autostrade, un viaggio interminabile, arrivammo dopo giorni, conciati tipo Totò e Peppino. Sostenemmo una decina di provini per la Carish, cantando Malatia , Nun è peccato , poi ci dissero: "Vi faremo sapere", un classico. Ero convinto che non ci avrebbero chiamati più».

 

Invece?

«Tornati a Roma, ogni mattina passavo al negozio di dischi, con il colletto del montgomery alzato per non farmi riconoscere, chiedendo se per caso vendevano l'ellepì di Peppino Di Capri. "No, chi è?". Finché un giorno il commesso esclamò: "Anche lei? Oggi vogliono tutti il 33 giri di questo Di Capri, è una mania!"».

PEPPINO DI CAPRI 2

 

Che serataccia, con Aristotele Onassis.

«Suonavo al Number Two di Capri. Questo tizio inquietante, vestito di scuro, si piazzò per tutta la sera alla coda del pianoforte e mi fissava dietro gli occhialoni neri, non ne potevo più. Andai da mio zio Ciro che faceva il barman. " Zi' Cirù, toglietemi da davanti questa ciucciuvettola , questa civetta". Mi mollò una scoppola sul collo. "Suona e zitto, ha già ordinato sei bottiglie di champagne". Scoprii dopo che al tavolo c'erano pure Maria Callas, Ranieri e Grace di Monaco».

 

Nel '61 l'Italia ballò con «Let' s twist again».

PEPPINO DI CAPRI

«Tuttora il mio 45 giri più venduto, 1 milione e 200 mila copie, a parte quelle false. Era una cover di Chubby Checker, a mandarmi lo spartito fu Gerry dei Brutos, da Parigi. "Qui va fortissimo". Una settimana dopo ogni stamperia di Milano stava incidendo il mio disco. Mi invitarono a cantarla a " Studio Uno" sulla Rai . Le ballerine indossavano per la prima volta le calze a rete, alle 17 del pomeriggio non era ancora arrivato il via libera della censura, fu il panico».

peppino di capri 5

 

Un anno dopo cantava: «A St. Tropez, la luna si desta con te».

«Che poi non ci avevo mai messo piede. Ci andai tempo dopo con Gino Paoli, era inverno, tutto chiuso, una tristezza. Il sindaco mi consegnò le chiavi della città, grazie a me avevano triplicato i turisti. La ragazza che ballava il twist in copertina era una sconosciuta Raffaella Carrà».

 

Nel 1965 aprì i concerti italiani dei Beatles.

«Non ci hanno mai rivolto la parola per tutto il tour, il massimo della concessione è stata una foto insieme, pure un po' scocciati. Dormivamo nello stesso hotel, loro avevano requisito un piano intero e noi, dalla nostra stanza, li guardavamo fare il bagno in piscina».

 

Per tre anni nel 1967 smise di cantare e si ritirò a Capri.

«Ero convinto che la mia carriera fosse finita. Divenni radioamatore, nome in codice Labrador. Non come il cane, come il marmo nero e argento che avevo in salotto. Poi un giorno, ascoltando Georges Moustaki, mi dissi: che ci faccio io qui? E tornai a Roma, treno di seconda classe.

Bussai alle porte dei night, andava forte Fred Bongusto, con cui avevo stretto un patto: non scendiamo mai sotto un certo cachet. Mi proposi. Risposero: "Costi troppo, lui chiede il trenta per cento meno di te". Furbone. Così mi abbassai il compenso e rientrai nel giro».

peppino di capri e giuliana gagliardi 2

 

Alla grande. Nel 1973 vinse Sanremo con «Un grande amore e niente più» («Io e te, le nostre corse fin laggiù»), testo di Califano.

gigi proietti peppino di capri

«" Aho, io vado a dormi' alle cinque de matina, nun me scocciate, ve lascio er fojo sotto la porta " ci intimò. Claudio Mattone, suo amico, gli rispose con un biglietto: "Fa schifo, riscrivila". Alla fine trovò le parole giuste. "Ragazzi, è perfetta, non si cambia una virgola" annunciai».

 

Stesso anno, «Champagne».

gerry bruno peppino di capri

«A Canzonissima, arrivai quinto su nove in finale, vinse la Cinquetti, un disastro. Avevo passato la notte a compilare le cartoline di voto, senza nemmeno mangiare, spendendo una fortuna, però non c'era gara, il buon Mino Reitano ne riceveva a tonnellate. Mia zia si giocò al lotto i voti sulle palette della giuria e mandò la figlia in ricevitoria. Quella invece se ne andò a ballare, i numeri uscirono tutti e cinque, la zia non vinse niente e le diede un sacco di mazzate».

 

Quante volte l'avrà cantata, ha mica tenuto il conto?

«Almeno cinquemila, solo nei concerti, l'anno prossimo compie 50 anni. Se non la eseguo c'è la rivolta. Tutti la usano ai matrimoni, per il taglio della torta, ma lo hanno ascoltato bene il testo? "Per brindare a un incontro, con te, che già eri di un altro...". Non mi pare tanto adatto».

 

peppino di capri gerry bruno

Eduardo De Filippo le consigliò di cambiare mestiere. 

«Albergo di Napoli, tramonto, entro, lui è in poltrona che legge il giornale, gli occhialini sulla punta del naso. " Guagliò, arapete 'nu ristorante! ". Apriti un ristorante. Non gli piace come canto, ne dedussi. "Ricordati che la gente dovrà sempre mangiare", aggiunse. Dopo sei anni lo incrocio di nuovo, stesso hotel, stessa poltrona, stessa posa. " Guagliò, t' aje araputo 'o ristorante? ". Il dubbio che non gradisse mi è rimasto». 

 

Nel caso, sapeva cucinare? 

«No. Con la mia prima moglie Roberta preparavamo delle torte, che mettevamo a raffreddare sul davanzale, ritrovandole piene di formiche». 

 

Quella di «Roberta, perdonami, ritorna ancora vicino a me»? 

«In realtà quando la scrissi andavamo d'amore e d'accordo, non doveva perdonarmi niente, nel testo però suonava bene». 

 

Totò le sottopose una sua composizione.

gerry bruno peppino di capri 2

 «Mi porse lo spartito, cominciai a suonare, il pezzo non era granché, non sapevo come dirglielo. "Principe, non è Malafemmena " azzardai. "O perbacco!" rispose lui, che si muoveva proprio come nei film. Roberta intanto rideva come una matta».

 

 L'aveva conosciuta a Ischia. 

«Era bella, indossatrice, notai la gonna rossa, ballava con William Holden. Le feci un complimento. La mattina dopo la trovai davanti al night, con in braccio un cucciolo di leopardo, pensai fosse matta. La rividi l'inverno dopo, mi lasciò un bigliettino sulla tastiera, con il suo numero di telefono». 

 

Erano servite quelle ore passate sulle scale in piazzetta a imparare le tecniche di conquista dai playboy capresi? 

«Macché, come playboy ero un disastro, risultati sotto zero. Una volta con un amico rimorchiammo due sorelle svedesi, bellissime. Le portammo a fare il giro di Capri, ci provammo in ogni modo, niente».

 

 Il papà di Giuliana, la sua seconda moglie, scomparsa tre anni fa, non la considerava proprio un bellone. 

«Le disse: " Chist s' pò senti' ma nun se pò vede' ". Morì, non ha mai saputo che me la sono sposata». 

peppino di capri all'eurovision del 1991

 

Memorabili le sue giacche di lamé. 

«Me le faceva un sarto fiorentino con stoffe importate dalla Cina. Ne avevo una decorata con rami d'oro, uccellini e farfalle, su fondo nero, ci tenevo tanto, l'avevo poggiata sulla sedia, mi sono distratto per firmare un autografo - ero a Maranello - e quando mi sono girato non c'era più, quanto mi è dispiaciuto».

Ultimi Dagoreport

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...