DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”, CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO
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giorgia meloni punto stampa al g20 in sudafrica 8
Tempi cupi per la Ducetta. All’accumularsi dei problemi interni (la batturta d'arresto rimediata da FdI alle regionali, la riottosità di Forza Italia e Lega sulla nuova legge elettorale, il rilancio in Parlamento del premierato, il referendum sulla riforma della giustizia, il risiko Mps-Mediobanca-Generali maciullato dall'inchiesta milanese), ora si aggiungono le complesse questioni di politica internazionale in cui “il” presidente del Consiglio italiano si trova impelagato fino alla cima dei biondi boccoli.
Essì: il grande bluff di Giorgia Meloni è stato scoperto. La Ducetta-Camaleonte, che riusciva con le sue faccette, accompagnate da supercazzole, a interpretare due parti in commedia, una volta come trumpiana e quella dopo come turbo-filoucraina, alla fine, daje e ridaje, si è dimostrata per quella che è: inaffidabile sia agli occhi degli alleati europei, sia al presidente degli Stati Uniti.
Una para-guru che in passato ha dato mostra di essere abilissima a destabilizzare ogni iniziativa di aperta critica oppure di esplicito contrasto da parte dei cosiddetti "Volenterosi", l'asse formato dai leader Starmer-Macron-Merz, alle demenze stop-and-go di Trump.
Il punto di non ritorno la "Giorgia dei Due Mondi" l'ha superato domenica scorsa quando, a margine del G20 in Sudafrica, si è arrampicata sugli specchi sulla “controproposta Ue” all'insostenibile piano di pace americano-russo in 28 punti (di sutura) per l’Ucraina. "Il tema non è lavorare su una totale controproposta", ha pastrocchiato in diretta al punto-stampa, ''ci sono molti punti condivisibili, ha senso lavorare sulla proposta che c'è".
gli sguardi di giorgia meloni a donald trump video di smar gossip su tiktok 7
Il Camaleonte di Colle Oppio ha quindi aggiunto il solito bla-bla da "terzista" tra Usa e Ue: "Ci sono nel piano americano alcuni punti che devono essere oggetto di discussione, come quelli sui territori, sul finanziamento della ricostruzione o sull'esercito ucraino". Un colpo al cerchio Ue e una alla botte Trump che alla fine è naufragato davanti alla realtà dei fatti.
A una domanda sul "Purl", il meccanismo di acquisto di armamenti americani da girare a Kiev, la premier è stata costretta a rispondere: "Sul Purl non abbiamo una deadline, lavoriamo per priorità. Adesso stiamo lavorando per un nuovo pacchetto di aiuti. Ad ora non stiamo aderendo, poi vedremo ma non ci siamo dati una deadline".
VERTICE ALLA CASA BIANCA CON DONALD TRUMP VOLODYMYR ZELENSKY E I VOLENTEROSI
Dichiarazioni queste sul Purl, pronunciate per non rimanere scoperta a destra dalla propaganda putiniana di Matteo Salvini, ma che non possono non scontentare Trump, che punta sui soldi europei per affrancare gli Stati Uniti dal supporto a Kiev. Ma nello stesso tempo hanno avuto un effetto boomerang, perché per l'ennesima volta hanno dimostrato ai leader europei l'inaffidabilità della Giorgia de' noantri.
E così, il presidente francese, Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, e il premier britannico, Keir Starmer, hanno finalmente capito il gioco della Ducetta e l’hanno esclusa dall’incontro dei “Volenterosi” (format a cui la Meloni aveva aderito in ritardo e a metà, e con scarsissimo entusiasmo e senza promettere l’invio di soldati).
L’isolamento della Melona si inserisce in un contesto di caos assoluto intorno alla questione ucraina: dal presunto piano di pace in 28 punti, mediato dall’inviato d'affari di Trump, Steve Witkoff, scritta sotto dettatura del suo omologo, il russo Kirill Dmitriev, che poi l’ha fatta trapelare ad “Axios” spacciandola come versione “definitiva”, fino all'ennesimo e prevedibile rinculo del Trumpone.
giorgia meloni friedrich merz . foto lapresse.
Da qui l’imbarazzo delle ore e dei giorni successivi: Giorgia Meloni ha sentito telefonicamente l'Idiota in chief della Casa Bianca, ma solo a rimorchio del presidente finlandese, l’azzimato Alexander Stubb, grande amico di Trump (di cui è compagno di mazze… da golf).
Telefonando da sola al suo amico “Nerone” (anzi, Cerone) degli Stati Uniti, rischiava di brutto di essere costretta a schierarsi con il sbrigativo Trump, quindi sarebbe stata una prova ulteriore, agli occhi delle cancellerie europee, del suo doppio gioco.
L’ex sfortunata compagna di Andrea Giambruno cova una pesante delusione soprattutto nei confronti dello spilungone crucco Merz: la Poverina era convinta di aver trovato intanto un alleato per affiancarsi a Partito Popolare Europeo, affrancandosi dai sovranisti del gruppo Ecr.
Ma, nello stesso tempo, far diventare realtà il sogno di isolare il detestato galletto transalpino Macron, sulla base della comune convinzione di spostare a destra l’asse politico europeo, ma l’asse Parigi-Berlino si è dimostrato inscalfibile.
Come sempre, la direzione delle scelte dell’Europa la danno Francia e Germania, mentre l’Italia, al massimo, va a traino o fa da comparsa.
KIRILL DMITRIEV - STEVE WITKOFF 1
Anche perché Roma non conta una mazza. Sui rifornimenti di armi all’Ucraina, il Belpaese è tra le ultime della classe: dal 2022: ha inviato aiuti per 2-3 miliardi di euro, (lo 0,1% del Pil) contro i 20 di Germania, i 18 di Regno Unito e i 7 di Parigi.
Con il rifiuto del governo italiano alla rimozione del voto all'unanimità in Consiglio europeo (per non parlare della mancata ratifica del MES salva-banche, unico paese della Ue), la Statista della Sgarbatella si è auto-relegata al ruolo di “Orban in gonnella”, un cavallo di troia del disgregatore Trump in Europa.
GIORGIA MELONI VOLODYMYR ZELENSKY
Essì, per l’ex attivista del Fronte della Gioventù è finito il bluff di barcamenarsi tra l’adulazione a Trump e il ruolo di capo del Governo di un Paese fondatore dell’Unione europea, che da Trump viene sbertucciata un giorno sì e l'altro pure,
Dai bacetti sul capino di Biden alla "special relantionship" fatta di occhioni svenuti e spolliciate con Trump, dagli abbracci con Zelensky in camottiera mimetica all’accondiscendenza coatta con il suo vicepremier putiniano, Matteo Salvini, la Thatcher della Garbatella ci ha messo tre anni, ma alla fine i nodi sono arrivati al pettine.
GIORGIA MELONI E DONALD TRUMP AL VERTICE DI SHARM EL-SHEIKH
POST SCRIPTUM
È stato poco saggio mandare Fabrizio Saggio, consigliere diplomatico di Giorgia Meloni, in rappresentanza dell’Italia al vertice di Ginevra dei giorni scorsi, guidato da Marco Rubio e con ospiti Andriy Yermak e il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.
In assenza di un consigliere per la sicurezza nazionale (sic!), la Ducetta avrebbe dovuto inviare Alfredo Mantovano, sottosegretario a Palazzo Chigi e Autorità delegata per la sicurezza nazionale, anziché il suo consigliere diplomatico...
KEIR STARMER - EMMANUEL MACRON - FRIEDRICH MERZ - IN TRENO PER KIEV
VIKTOR ORBAN - GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
Alexander Stubb e Donald Trump alla Casa Bianca
giorgia meloni punto stampa al g20 in sudafrica 2
volodymyr zelensky emmanuel macron - base aerea di Villacoublay



