BALO DA SOLO – SUPERMARIO FA LA DIFFERENZA MA LA’ DAVANTI È TROPPO ISOLATO (NEL CALCIO ITALIANO NON C’E’ NIENTE DI MEGLIO DI GIACCHERINI E MARCHISIO?)

Mario Sconcerti per "Il Corriere della Sera"

L' Italia ha un giocatore che è veramente uno straniero del mondo. Il suo nome è Balotelli e deve ancora far vedere l'altra metà di sé. Non so cosa volessero da lui Mancini e gli sceicchi del City, ma è tornato in Italia un giocatore completo e giovane, capace di portare su di sé molte delle qualità dell'attaccante moderno: forza e tecnica, senso della partita, senso anche delle piccole situazioni.

Abbiamo battuto il Messico con un'azione sgangherata, completamente occasionale, che di merito ha avuto solo la velocità. Balotelli, chiuso fra due avversari, l'ha trasformata in un gol né bello né brutto, solo un gol da centravanti puro, da vero attaccante mondiale. Il pericolo per un fuoriclasse non sta mai nell'affermarsi, è nel confermarsi in questo tipo di tornei dove sei aspettato per una fama forse anche dilatata dal piccolo gusto del marketing.

Ma Balotelli è un giocatore essenziale, sa fare tutto in modo semplice, ricorda Riva, ricorda Piola, ha una forza africana dentro un dialetto bresciano che lo fa sempre rimanere attaccato alla terra. Con un attaccante così conta poco tutto il resto, la partita non è una mossa razionale dietro l'altra, ma semplicemente l'attesa di un numero, di una naturale evoluzione della forza.

Balotelli era stato il migliore (con Pirlo e Montolivo) anche quando la partita era noiosa, a conferma della dimostrazione naturale della sua differenza. È strano che di questo giocatore così diverso si valutino soprattutto le diversità. Perché dovrebbe essere come gli altri se da lui si vuole l'opposto? Detto tra l'altro che tutti conoscono i suoi muscoli. Balotelli salva tutto e tutti, come i veri cannonieri. La partita perde discussione quando ci sono giocatori che la risolvono da soli. Date Balotelli al Messico e avremmo avuto una partita opposta.

In generale si è visto molto di quello che possiamo fare ma a tratti molto anche di quanto non vogliamo fare. Giocare con Marchisio e Giaccherini dietro Balotelli ottiene spesso di isolare Balotelli: che è stato sempre pericoloso ma non per il gioco di squadra, solo per caratteristiche personali. Non credo sia questo il modo migliore di utilizzare la sua diversità. Così significa quasi solo tirare i dadi.

Non importa sbilanciare la squadra per lui, basterebbe mettergli accanto un altro attaccante di ruolo per evitare che faccia da riferimento di tutte le difese. Tolto il suo plusvalore, ha prevalso spesso la tattica sulla qualità, giochiamo come una nazionale sudamericana, forte nel palleggio e abbastanza lenta a ripartire. Non ho sinceramente capito che partita volessimo fare, se di controllo o contropiede.

Abbiamo qualità vere, di livello mondiale, in Pirlo e Montolivo, non facciamo fatica a costruire, facciamo fatica a concludere. Giaccherini è il nostro confine. Non per il suo ruolo fondamentale di riserva di lusso, ma per il suo essere qualcosa o niente, uno spareggio tattico che lascia sempre in riserva. Trovo difficile che tutto l'equilibrio dipenda da lui. È un problema di cifra finale. La Juve non l'ha mai utilizzato così.

È vero che oggi nei grandi campionati, le squadre singole sono spesso migliori delle loro nazionali, perché possono scegliere tra tanti popoli. Ma anche in Italia c'è qualcosa di più conveniente proprio perché adesso, improvvisamente, è apparso un giocatore come Balotelli. Noi gli chiediamo più sacrifici che gol. Abbiamo davvero camminato tre anni nel dopo Lippi per arrivare a Giaccherini?

 

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