CETRIOLO PER BENIGNI! - IL SUO SPETTACOLO NON FA RIDERE PIU’ NESSUNO, SI SALVA SOLO LA LETTURA DI DANTE - LE BATTUTE MOSCE, TRITE E RITRITE, SU BERLUSCONI FANNO SBADIGLIARE IL PUBBLICO CHE OGNI TANTO SORRIDE “PER GENTILEZZA” - ROBERTINO RINGRAZIA TUTTA LA PRIMA FILA MANCO FOSSE UN ARTISTA ALLE PRIME ARMI FINALMENTE INVITATO ALLA SAGRA DEL SUO PAESE - TORNA A RISPLENDERE SOLO QUANDO LEGGE L’UNDICESIMO CANTO DELL’INFERNO…

Andrea Scanzi per il "Fatto quotidiano"

La sensazione dominante, tra le molte suscitate da Roberto Benigni nella nuova sessione di TuttoDante in Piazza Santa Croce - dodici serate fiorentine, dall'XI al XXII Canto dell'Inferno, 20 luglio-6 agosto, tutte registrate e presto in dvd - è quella dello straniamento. Un comico che, ormai, convince assai di più come divulgatore (e sostenerlo non è una diminutio: piuttosto una constatazione).

Sei anni dopo i primi dieci canti, sempre nello stesso splendido contesto, Benigni è salito sul palco venerdì alle 21.40, accompagnato dalla sempiterna musica. Ne è sceso cento minuti dopo, al termine della lettura integrale dell'XI Canto: la parte migliore della serata. Quella in cui, in poco più di cinque minuti, Benigni ha ridato vita - dopo averlo raccontato, circostanziato, spiegato - a uno dei Canti più criticati di Dante. Ritenuto altro un espediente narrativo, un escamotage per descrivere - attraverso Virgilio - la planimetria dell'Inferno.

"Si dice che in questo canto Dante si sia addormentato, per me è un capolavoro". Nei primi venti minuti, come suo solito, Benigni si è sforzato - è il verbo più indicato - di elaborare battute sull'attualità. Non era satira, non era comicità. Bensì repertorio, mestiere. Stanco e quasi malinconico. Una sorta di appendice, indesiderata e posticcia, del già debolissimo intervento in tivù da Fiorello.

Il 90 percento delle battute era su Berlusconi. Persino il pubblico - la piazza era piena, non pienissima - ha dato la sensazione di sorridere più per gentilezza che convinzione. "In questa piazza è nata la Sindrome di Stendhal, lo scrittore guardava i monumenti e sveniva. Il contrario della Sindrome di Bondi, che guardava i monumenti e a cadere erano loro";

"Berlusconi è un po' come Dante. Entrambi ci hanno fatto vedere l'Inferno. Tutti e due hanno avuto fede: a Dante lo ha portato vicino alla Madonna, a Berlusconi vicino a Regina Coeli. Dante è stato perseguitato e per 20 anni è stato in esilio, Berlusconi è stato perseguitato e per 20 anni è stato in Parlamento. Dante potrebbe essere messo nella Bibbia, Berlusconi a Rebibbia"; "Grillo ha presentato come legge elettorale il doppio vaffanculo alla francese"; "Oggi mi ha chiamato Monti. L'ho riconosciuto subito, era una chiamata a carico del destinatario".

L'ombra dell'incendio, e dell'inferno, che fu. Non appena Benigni cominciava la battuta, era facile immaginare come sarebbe finita. Poco, pochissimo da salvare ("Stasera sono emozionato perché leggere Dante con la statua di Dante alle spalle è come fare la dichiarazioni dei redditi con Monti alle spalle").

La falsa partenza è stata ulteriormente indebolita dalla litania spesa a ringraziare doviziosamente i vip in prima fila: Cuccarini, Panicucci, Clerici, Morandi, Bonolis, Saluzzi, Panariello, Serra, Maltese, Francesco Piccolo e il manager Lucio Presta, che gli ha donato la spidercam e un palco che "in confronto Madonna sembra uno stand a Bagno a Ripoli".

Quando Benigni prova a essere satirico, faticando ormai a essere anche solo comico, sembra un grande artista che si impone di concedere l'evergreen al pubblico. Concedendogli scampoli del repertorio che fu, e non può più riessere.

Pare un Bob Dylan che esegue una versione canonica di Blowin' In The Wind perché tutti glielo chiedono. O un Ivano Fossati che canta La mia banda suona il rock perché lo esige la folla, e se il cantautore genovese non la ripropone da decenni un motivo ci sarà. Di Benigni piace anche l'affetto per il pubblico, ma se artisticamente è da un'altra parte - come hanno attestato La vita è bella prima e la svolta divulgativa poi - ha poco senso ostinarsi ad apparire, seppure part time, vagamente guitti.

Anche perché, non appena Benigni può finalmente sviscerare e magnificare Dante, il risultato è mirabile. Un grande affabulatore, un divulgatore popolare che mescola alto e basso, abusando dell'enfasi ("Sentite che cosa straordinaria" è ogni sera la frase più ripetuta) e qua e là ripetendosi, ma sapendo restituire alla gente tutta la grandezza di Dante. Perfino se alle prese con un canto "minore", che parla di mappe infernali e fogne dell'umanità ("l'orribile soperchio del puzzo che 'l profondo abisso gitta").

A Benigni non interessa più Berlusconi, e neanche Renzi (che queste sere le ha fortemente volute, e ha fatto bene) o Monti. La sua infatuazione artistica, e dunque i suoi apici espressivi, coincidono puntualmente con le sue disamine sulla "teologia epica" di Dante; sul suo lessico immaginifico ("biscazza e fonde"); sulla buffa teatralità dei rimbrotti di Virgilio; sull'attualità spietata di passaggi come la condanna dell'usura e l'etica del lavoro.

Se Dante ha inseguito la "momentanea sospensione dell'incredulità", Benigni è tra i pochi in grado di riverberarla. È nato incendiario e divenuto divulgatore, smarrendo i guizzi ma non la bravura. Un piacere, e una fortuna, ascoltarlo. Basterebbe solo finirla con le parentesi da comico pompiere, ben sapendo che il primo a non divertirsi è lui.

2 - QUALCHE RISATA IN PIAZZA SANTA CROCE...

- Oggi mi ha chiamato Monti. L'ho riconosciuto subito, era una chiamata a carico del destinatario.

- Stasera sono emozionato perché leggere Dante con la statua di Dante alle spalle è come fare la dichiarazioni dei redditi con Monti alle spalle.

- Se la Minetti si dimette davvero, è la prima volta che qualcuno rispetta un ordine di Alfano.

- Ora che Berlusconi si è ripresentato, quelli del Pd hanno tirato un sospiro di sollievo. Perché senza Berlusconi avrebbero corso il rischio anche di vincere.

- Grillo ha presentato come legge elettorale il doppio vaffanculo alla francese. Ma non posso parlare male di un collega, anzi con lui sarei Ministro degli Esteri.

- Berlusconi è un po' come Dante. Entrambi ci hanno fatto vedere l'Inferno. Tutti e due hanno avuto Fede. Dante è stato perseguitato e per 20 anni è stato in esilio, Berlusconi è stato perseguitato e per 20 anni è stato in Parlamento. Dante potrebbe essere messo nella Bibbia, Berlusconi potrebbe essere messo a Rebibbia. Dante ha messo le donne nei piani alti dell'Empireo, a Berlusconi piaceva una donna e l'ha messa ai piani alti del Pirellone

 

ROBERTO BENIGNI AI PIEDI DELLA STATUA DI DANTE A FIRENZEROBERTO BENIGNI BENIGNI robertoVIGNETTA DI STEFANO DISEGNI PER IL #22MISFATTO#22 - BENIGNI LEGGE DANTEgbgn46 roberto benignibenigni dantedante alighieri divina commedia LA STATUA DI DANTE A PIAZZA SANTA CROCE A FIRENZE

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