elizabeth short

HOLLYWOOD BABILONIA - SETTANT’ANNI FA ELIZABETH SHORT, ASPIRANTE ATTRICE, FU TROVATA UCCISA A LOS ANGELES: DIVENTÒ LA “DALIA NERA” (CHE E’ IL TITOLO DI UNO DEI LIBRI PIÙ LETTI DI JAMES ELLROY) - MA CHI L’HA AMMAZZATA? ANCORA NON LO SAPPIAMO - QUELLO DI BETTY IL PIÙ LONGEVO E INESTRICABILE "COLD CASE" DELLA STORIA AMERICANA

Giancarlo De Cataldo per la Repubblica

ELIZABETH SHORT DALIA NERAELIZABETH SHORT DALIA NERA

 

L’hanno chiamata Dalia Nera dopo la sua tragica fine: da viva, era solo Elizabeth Short, Betty. Una brunetta del Massachusetts approdata a vent’anni a Los Angeles sull’onda del grande sogno: farò l’attrice, diventerò una stella.

 

Ne aveva meno di ventitrè, di anni, quando, la mattina del 15 gennaio 1947, una giovane mamma che portava a spasso la sua bambina scoprì il cadavere in un terreno incolto nel parco di Leimert, a sud di Los Angeles. Kenneth Anger, il demoniaco Anger, il regista e sceneggiatore pecora nera di Hollywood, avrebbe pubblicato, anni dopo, le foto della scena del crimine.

 

Le immagini apparvero nel libro “Hollywood Babilonia”, furibonda esplorazione del lato oscuro della fabbrica di stelle. Ma non c’era cittadino di Los Angeles che già poche ore dopo la scoperta non avesse dato almeno un’occhiata, una sbirciatina, a quel campionario di mostruosità. Il corpo era stato sezionato in due metà, che ora giacevano separate e scomposte, nella posa di una grottesca bambola vittima del furore di un bambino cresciuto nel modo sbagliato.

ELIZABETH SHORT DALIA NERAELIZABETH SHORT DALIA NERA

 

La bocca era dilatata da uno squarcio di coltello, a mimare il sorriso infetto di un clown crudele: si chiamava Glasgow Smile, il Sorriso di Glasgow, era lo sfregio rituale delle gang inglesi degli anni Venti.

 

 

L’autopsia avrebbe rivelato che Betty Short era stata torturata a lungo. Ancora oggi, anche se semisepolte dal vasto campionario di atrocità che la Rete ci offre, quelle immagini turbano. Non c’è da stupirsi se persino i tostissimi sbirri del Lapd (la polizia di Los Angeles) ebbero problemi a mantenere la tradizionale compostezza.

 

La stampa, scandalistica e non, si mise immediatamente all’opera. Identificata la vittima, un cronista si precipitò dalla madre e la intervistò su Betty: alla povera donna fece credere che la ragazza aveva vinto un concorso di bellezza. Quando i poliziotti le comunicarono l’atroce verità, mamma Short non voleva crederci. Fu la stampa a coniare quell’appellativo, Dalia Nera, che l’avrebbe resa, suo malgrado, immortale. Anche perché diventò il titolo di uno dei libri più letti dello scrittore per eccellenza della Los Angeles nera, James Ellroy, che trasformò Elizabeth nella protagonista del suo romanzo. E la sua ossessione per la vicenda nella nostra ossessione.

ELIZABETH SHORT DALIA NERAELIZABETH SHORT DALIA NERA

 

Ma perché Dalia Nera? Per via di un film, La Dalia Azzurra, un noir melodrammatico con Alan Ladd e Veronica Lake, che aveva sbancato il botteghino. Lì la Dalia era il nome di un locale, qui diventava quello di una giovane assassinata. Poco male, l’accostamento era a portata di mano, e per costruire una leggenda occorre partire da un titolo che funzioni. Fu la stampa, lamentavano i detective del tempo, con questa trovata della Dalia, ad accendere un’attenzione morbosa intorno al caso, intralciando il lavoro investigativo.

 

Fu la stampa a inventarsi la storiella di Betty prostituta in abiti succinti e frequentatrice di ambienti equivoci: lei, nella realtà, vestiva con una certa eleganza. Certo, Betty frequentava uomini, si faceva portare a ballare, le pagavano la cena e a volte le allungavano qualche dollaro, portieri, factotum di case di produzione, gestori di night club. Ma il finale non era scontato. E Betty non ebbe mai più di un fidanzato alla volta.

ELIZABETH SHORT DALIA NERAELIZABETH SHORT DALIA NERA

 

Ma, si sa, fra la leggenda e la realtà, vince la prima. Anche se la storia di Betty Short, quella vera, bastava da sola ad alimentare l’interesse. La sua tragica fine, le sue modalità, aggiungevano quel tocco morboso che eccitava la curiosità. Dalia Nera diventò un simbolo. Il simbolo delle migliaia di stelline dal breve sfavillio che accorrevano a Hollywood, lasciandosi il passato alle spalle, cercando tutte la stessa cosa: il successo.

 

«Hollywood è un posto dove ti pagano mille dollari per un bacio, e cinquanta centesimi per l’anima», diceva Marilyn, una che credeva di avercela fatta. E dunque parti con la tua valigia di sogni, e un discreto capitale in avvenenza fisica, e ti ritrovi a ciabattare come cameriera in una caffetteria di quart’ordine, a dividere una stanza di motel con due altre sognatrici come te, non necessariamente simpatiche, o a passare da un appuntamento dall’altro sperando che il tizio di turno sia generoso e gentile, e non uno di quei sudici mandrilli in cerca di un’avventura a buon mercato.

James  Ellroy James Ellroy

 

Sempre con la segreta speranza che un giorno una limousine ti fermi per strada, e un gentiluomo in grisaglia ti dica: Betty, lei è perfetta per questa parte. Venga nel mio ufficio, stendiamo subito il contratto. E invece, forse, proprio l’ultimo autostop, o l’ultimo appuntamento, furono fatali per la Dalia.

 

Ma chi ha ucciso Betty Short? Ancora non lo sappiamo. James Ellroy, che ne è stato il più alto interprete, ossessionato dalla ragazza che gli ricordava la fine, altrettanto tragica, della madre, sostiene che il mistero non potrà mai essere risolto perché quello era un delitto pensato e realizzato per restare insoluto.

 

Nel corso delle indagini furono individuati almeno cinquanta sospetti: amici o ex fidanzati, medici in passato accusati di incesto, maniaci sessuali conclamati, soldati, ufficiali di polizia, persino il noto folksinger Woody Guthrie. Niente. Ci furono confessioni di mitomani, presto scartate. Il caso è, ufficialmente, ancora aperto. Il più longevo e inestricabile cold case della storia americana. Di tanto in tanto, qualcuno si fa avanti e suggerisce una nuova pista.

 

Steve Hodel, un ex detective della squadra omicidi, sostiene che l’assassino era suo padre George, a suo tempo sospettato e poi scagionato. Anche Janice Kwolton, prima di suicidarsi, accusa il suo — di padre — attribuendogli una sfilza di omicidi e atti di pedofilia. E c’è chi se la prende con Orson Welles: che era un mago dilettante e si esibiva nel numero della donna-tagliata- a-pezzi. Tutte piste morte. Morte prima di nascere.

 

Perciò, addio, Betty Short. Una volta eri promessa sposa di un pilota di guerra. Ma lui cadde in missione. Tu prendesti la curva sbagliata. Potevi essere Cenerentola. Diventasti la Dalia Nera.

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