michela murgia

FENOMENOLOGIA DI MICHELA MURGIA - "NOI DI SINISTRA (O EX DI SINISTRA, CHI LO SA…) CI ADDORMENTIAMO CON IL SUO CONFORMISMO. NIENTE DI CIO' CHE DICE CI PARE INTERESSANTE, INVECE DI AIUTARE L’EMANCIPAZIONE FEMMINILE, FINISCE PER RIDICOLIZZARLA. SONO MOLTE PIÙ DI DIECI LE FRASI CHE NON VORREMMO PIÙ SENTIRE DA LEI, COMPRESE QUELLE CHE HA INFILATO NEL SUO LIBRO...

Paolo Landi per ilsaltodellaquaglia.com

 

MICHELA MURGIA

Il conformismo di sinistra, di cui è eccelsa campionessa Michela Murgia, è una brutta bestia: per noi radical chic è la morte del pensiero, ci dice sempre cose che sappiamo già e ci annoia quindi da morire. Per chi non è di sinistra sembra arabo: non lo capiscono, non c’è verso. Nemmeno i concetti più lapalissiani, niente, le prediche di sinistra entrano in un orecchio di quelli di destra e escono dall’altro, senza lasciare traccia.

 

michela murgia cover

Ci si domanda perciò come mai la Murgia (e non “le Murge”: Michela sostiene che quando qualcuno la chiama con l’articolo davanti al cognome lei risponde sempre che non è un altopiano ma, per essere precisi, dovrebbe chiamarsi al plurale, e la sua rimostranza non avrebbe senso nemmeno in quel caso perché si direbbe comunque “come dice la Murge”, che la distinguerebbe, con il singolare indicativo, dalla subregione pugliese-lucana che esige il plurale per essere identificata, tanto per chiuderla qui con una polemica vuota cui lei tenta invano di dare pregnanza); ci si chiede perciò, dicevo, come mai ce la ritroviamo dovunque, in tv, sui giornali e in libreria a dispensare le sue ricette di sinistra, soporifere per ambedue gli opposti schieramenti.

MICHELA MURGIA

 

Noi di sinistra (o ex di sinistra, chi lo sa…se la sinistra ora è quella della Murgia) ci addormentiamo proprio: alla quinta riga di un suo articolo, alla seconda pagina del suo ultimo libro, per non dire quando compare nel salotto della dottoressa Gruber.

 

Niente di quello che dice ci pare interessante, tutto ci sembra di averlo già sentito, mai che una volta provi a svegliarci con qualcosa che non sia una frase fatta (l’altra sera dalla Gruber ha detto, senza fare una piega: “Non basta intestarsi la carrozza al Salvini per diventare cocchiere e smettere di essere mosca”: qui devo dire che ho avuto un soprassalto, ma è stato un attimo).

 

Tra tutti i pulpiti che le danno la parola, c’è anche la storica rubrica dell’Espresso che fu di Giorgio Bocca “L’antitaliano”. Bocca era talmente lontano dal conformismo di sinistra da farcelo sembrare, a noi che allora eravamo ragazzi radicalizzati, quasi di destra. Ma certo su quegli articoli discutevamo, come sul Togliatti demistificato in un suo celebre libro: Bocca, come Pasolini (pur nella distanza che li separava), usava quella rubrica per rivelare alla sinistra quello che spesso preferiva non vedere. Per non parlare di Pasolini: i suoi “fondi” sul borghese Corriere della Sera erano sempre choc salutari per noi compagni. 

michela murgia alla prima della scala

 

Ma voglio citare altri nomi, tra quelli che ci tenevano svegli: le cattoliche Adriana Zarri e Lidia Menapace, per esempio, che non avevano bisogno di smettere di credere in Dio per votare comunista, Dario Fo e Franca Rame, che, al contrario, ci facevano vedere come anche un ateo potesse cogliere la profonda spiritualità della lotta di classe quando cerca la giustizia tra gli uomini, e ce ne sarebbero altri, Ermanno Olmi, Goffredo Fofi e Grazia Cherchi… Come tutti quei maestri, insomma, che non hanno paura di scoprirsi scomodi nei loro stessi abiti e che finiscono per mostrare, a chi ha la pazienza di ascoltarli, aspetti rivelatori della vita evitando il risaputo, l’ovvio, oggi si direbbe “il politicamente corretto”.

 

michela murgia i fili dell odio

Don Lorenzo Milani era un altro: sono quasi sicuro che direbbe alla Murgia (se, essendo vivo, avesse mai del tempo da dedicarle, cosa che escluderei): “Se lei si arroga il diritto di dividere il mondo in maschi e femmine, allora io rivendico quello di dividerlo in diseredati e oppressi da una parte e ricchi e oppressori dall’altra”. Sono infatti molte più di dieci le frasi che non vorremmo più sentire dalla Murgia, comprese quelle che lei ha infilato nel suo libro Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo più sentire , pubblicato daEinaudi, in una edizione con dei disegnini, come se fosse il galateo di una signora-bene qualsiasi : vorremmo per esempio che si smettesse di “settorializzare” il riscatto dalle ingiustizie, riducendolo a una questione di sesso.

 

MICHELA MURGIA

Anche perché, invece di aiutare l’emancipazione femminile, si finisce per ridicolizzarla, combattendo battaglie che vorrebbero forse obiettivi più seri di quelli enunciati nei capitoli del libro della Murgia: “Come hai detto che ti chiami?”, “Brava e pure mamma!”, “Spaventi gli uomini”, “Le donne sono le peggiori nemiche delle altre donne”, “Io non sono maschilista”, “Sei una donna con le palle”, “Adesso ti spiego”, “Era solo un complimento”, “Sono solo parole”. Nel migliore dei mondi possibili, basterebbe a Michela Murgia di non sentire più queste frasi?

 

MICHELA MURGIA

Vorrebbe dire che il genere umano, se non le dicesse più, avrebbe compiuto finalmente la svolta e la parità di genere sarebbe stata raggiunta? Si sentirebbe finalmente appagata se, come dice lei, “tra dieci anni una ragazza o un ragazzo, trovandolo (questo suo libro, n.d.r.) su una bancarella, possa pensare sorridendo che per fortuna queste frasi non le dice più nessuno”? Ci sono temi di una vastità tale che ridurli a queste quisquilie fa un torto all’intelligenza: lo so che questa è un’altra di quelle frasi che la Murgia non vorrebbe più sentire ma anche io non vorrei sentire più lei che mi dice che non la vuole più sentire, quindi siamo pari – parità di genere raggiunta – e vado avanti.

 

L’emigrazione, per esempio: per due anni interi Salvini ci ha detto che chiudendo i porti si sarebbe risolto il problema. Ecco, è la stessa cosa della Murgia che non vuole più che un uomo le dica “adesso ti spiego”. Un fenomeno biblico come l’emigrazione, la sua tragicità, la sua persistenza nella storia dei secoli, diciamo pure la sua grandiosità, ridotte alla formulina dello stop a una nave, o di un porto chiuso, escogitata da un politico per tenere calmi i suoi elettori razzisti che lui stesso ha contribuito a eccitare.

MICHELA MURGIA

 

Una presa per il culo dell’intelligenza umana di proporzioni gigantesche. Idem per l’uguaglianza tra i sessi: più che chiedersi se ne verremo mai a capo, e certamente non saranno le dieci frasi della Murgia a farci fare passi avanti, servirebbe interrogarsi sul rispetto che uomini e donne devono prima di tutto a se stessi, senza stare a guardare né il sesso né le preferenze sessuali, né l’etnia né la religione, né l’età né la classe sociale, rivendicando una consapevolezza morale che sembra parecchio passata di moda nell’Occidente capitalistico che, non a caso, preferisce il corporativismo del #metoo al risorgere di una  – davvero pericolosa per l’establishment – coscienza di classe: uomini e donne uniti contro l’ingiustizia di un mondo disuguale in modo insopportabile.

MICHELA MURGIA

 

La frase “da qualche parte si dovrà pur cominciare” è proprio una di quelle che davvero non vorremmo più sentire, perché non sarà lo stop di Salvini alla nave di una Ong né lo sputo in faccia della Murgia al Sallusti che risolveranno mai l’eterno exodus biblico né l’uguaglianza tra gli uomini e le donne. Viene da chiedersi, infatti, se non sia giusto che proprio questi due fenomeni che abbiamo preso come esempi, contemplati nelle bibbie, nei corani, nei vangeli e in tutti i libri delle storie dei popoli, nei secoli, continuino a persistere, portando il meraviglioso germe della diversità, con la sua ricchezza, dove la piccineria vorrebbe soffocarlo. 

MICHELA MURGIAMICHELA MURGIAmurgiaIL FASCISTOMETRO DI MICHELA MURGIAmichela murgiaI PIEDI DI MICHELA MURGIAMICHELA MURGIAMICHELA MURGIA murgiaMICHELA MURGIA MICHELA MURGIA MICHELA MURGIAMICHELA MURGIAMICHELA MURGIAMICHELA MURGIA

 

Ultimi Dagoreport

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)