bella e perduta

IL CINEMA DEI GIUSTI - SE VOLETE DARE UNO SGUARDO A COME SI VIVE NELLA TERRA DEI FUOCHI E CHE FINE STA FACENDO IL NOSTRO BEL PAESE ANCHE SENZA GLI ATTACCHI DELL’ISIS, È BENE CHE ANDIATE A VEDERE ''BELLA E PERDUTA''

Marco Giusti per Dagospia

 

Bella e perduta di Pietro Marcello

 

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Ah, l’Italia! Se volete dare uno sguardo a come si vive nella Terra dei Fuochi e che fine sta facendo il nostro bel paese anche senza gli attacchi dell’Isis, è bene che andiate a vedere questo Bella e perduta, il nuovo film di Pietro Marcello, acclamato autore dei premiatissimi Il passaggio della linea e La bocca del lupo, unico film italiano in concorso al Festival di Locarno e che ora preaprirà, il 18 novembre, il Festival di Torino. Non è propriamente un documentario, ma neppure un film di fiction tradizionale, anzi. E non è neppure facile da seguire.

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E’ quasi un taccuino poetico, girato in 16 mm con pellicola scaduta e un budget di 450 mila euro, che prende vita da un documentario che Marcello non è riuscito a fare legato a un viaggio in Italia ispirato a un romanzo di Guido Piovene che ha poi ha preso una strada tutta sua e tutta particolare.

 

Il primo episodio del documentario ideato da Marcello era proprio ambientato nella Terra dei Fuochi e nella Reggia di Carditello, vecchia reggia borbonica abbandonata rifugio di banditi e latitanti, dove agiva da guardiano volontario Tommaso Cestrone, un pastore chiamato dagli abitanti del luogo l’Angelo di Carditello, perché non solo si occupava della Reggia e si opponeva al degrado ambientale, ma salvava anche dalla morte i piccoli bufali legati alla produzione di mozzarelle campane.

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I bufali maschi, infatti, vengono abbandonati dai pastori a morire per la campagna, in mezzo alle discariche, visto che la loro crescita non è così rapida come quella dei vitelli e non è conveniente quindi aspettare tre anni per macellarli e mangiarli. Tommaso, dopo qualche settimana di riprese del documentario, siamo nel 2013, muore improvvisamente, proprio mentre l’allora ministro della cultura Massimo Bray si era impegnato al risanamento della Reggia.

 

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La morte di Tommaso obbliga il regista a cambiare il percorso del suo film. Subentra allora uno sceneggiatore, Massimo Braucci, e il film diventa un’altra cosa, cioè la storia di un piccolo bufalo, Sarchiapone, che parla con la voce off di Elio Germano, salvato da Tommaso e affidato da questo, dopo la sua morte improvvisa, a un buffo Pulcinella, interpretato da Sergio Vitolo, che cercherà di salvarlo e lo porterà in giro per la Terra dei Fuochi.

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Nel loro viaggio in un paese sofferente, ma ancora bellissimo, Sarchiapone e Pulcinella incontreranno contadini e strani personaggi, tutti veri, ma come Pulcinella deciderà di togliersi la maschera e di uscire dal mito, non riuscirà più a sentire la voce del bufalo e i due si separeranno. E il bufalo andrà verso la sua triste fine.

 

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Non è un film facile, ma vi aprirà gli occhi e il cuore quanto basta, perché non ne sappiamo davvero niente né dei Bufali né delle regge borboniche del casertano, né del buon pastore, né del Pulcinella mitologico presentato qui, maschera che fa da tramite tra il mondo dei morti e quello dei vivi.

 

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Marcello mette di suo una descrizione pittorica del luogo, ispirandosi molto alla pittura di Jacob Philipp Hackert, il pittore di corte di Ferdinando IV, che ottiene appunto dall’uso del 16 mm e da uno sguardo colto e preparato verso il luogo. Non è l’Italia descritta da Piovene che viene fuori, ma ciò che resta di un paese meraviglioso. Il film, che uscirà da noi in 18 sale, è già pronto a uscire in Francia e è stato comprato per la distribuzione internazionale dalla potente The Match Factory. Ovviamente, non è una commedia. In sala dal 19 novembre.

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