l'incredibile storia dell'isola delle rose

IL CINEMA DEI GIUSTI – “L’INCREDIBILE STORIA DELL’ISOLA DELLE ROSE” È PIACEVOLE MA NON HA MAI UNA PROFONDITÀ STORICA E POLITICA, PUNTANDO A UNA SORTA DI DIVERTIMENTO ESTIVO VACANZIERO APOLITICO SUB-VANZINIANO – TRASFORMA LA STORIA DELL’INVENTORE ROSA E DELLA SUA ISOLA IN UNA FAVOLETTA SESSANTOTTINA VELTRONIANA. VELTRONI È QUI CONSULENTE PERCHÉ TRA UN FILM, UN LIBRO, UN DOCUMENTARIO, UN ARTICOLO SULLA MORTE DI MARADONA, HA SCRITTO ANCHE SU QUESTA VICENDA… – VIDEO

 

Marco Giusti per Dagospia

 

matilda de angelis elio germano l'incredibile storia dell'isola delle rose

Utopia! Utopia! Dobbiamo tornare al ’68 italiano, anzi emiliano, per raccontare la storia dell’ingegner Giorgio Rosa e della sua isola galleggiante fuori dalle acque territoriali italiane. Una storia, effettivamente, tanto assurda e sconclusionata da non sembrare vera. Con personaggi altrettanto assurdi e sconclusionati. Anche questi assolutamente veri.

 

giorgio rosa quello vero

Un po’ come il non dimenticato “I Love Radio Rock” di Richard Curtis con Bill Nighy, Philip Seymour Hoffman e Rhys Ifans che trasmettevano la migliore musica rock del momento dalla loro radio pirata in mezzo al mare. Qui, nel più che gradevole “L’incredibile storia de l’Isola delle Rose”, diretto dal Sydney Sibilia di “Smetto quando voglio”, che lo ha scritto assieme a Francesca Manieri, prodotto da Matteo Rovere assieme a Netflix, che lo distribuisce da un paio di giorni, la trasgressione del gruppo dell’ingegner Rosa, interpretato da un Elio Germano appena uscito dai panni di Ligabue, non si trasforma in un servizio sociale né in un’utopia comunista.

giorgio rosa

 

Anche perché Rosa, nella realtà, ex-repubblichino e poi missino, è più un anarchico di destra  e la sua idea si limita a quella di costruire una minuscola nazione completamente libera dagli interessi della politica e dalla giurisdizione italiana.

 

Un sogno che Rosa riuscirà a materializzare in qualcosa come una decina d’anni, dal 1958 al 1968, e che non ha nulla a che vedere con la rivoluzione del rock o della politica.

 

 

matilda de angelis elio germano l'incredibile storia dell'isola delle rose 2

Ma ispirandosi direttamente a “I Love Radio Rock”, il film di Sibilia trasforma la storia dell’inventore Rosa e della sua isola in una favoletta sessantottina veltroniana. Veltroni è qui consulente perché, guarda caso, tra un film, un libro, un documentario, un’intervista a woodyallen, un articolo sulla morte di Maradona, ha scritto anche su questa vicenda.

 

l'incredibile storia dell'isola delle rose

Se l’avesse fatta più aderente alla realtà, con l’inventore ex-repubblichino sarebbe stata magari più interessante, ma molto imbarazzante. Così diventa invece una favoletta lieve e allegra, soprattutto nella descrizione dei tanti personaggi buffi che ne furono protagonisti, dalla ex di Rosa, la sempre accattivante Matilda De Angelis, al figlio di papà industrialotto che rende possibile la costruzione della piattaforma artificiale di 400 metri quadrati, un inedito e bravissimo Leonardo Lidi, al tedesco esperto di discoteche in quel di Rimini, interpretato dal Tom Wlaschiha di “Game of Thrones” e “Das Boot”.

 

la vera isola delle rose

Va detto che Sibilia non sembra volersi buttare nella ricostruzione storica pesante né ricostruire la storia dal punto di vista politico.

 

Così nella prima parte del film, la Bologna dove si muove lo scombinato inventore sembra un set di uno di quei terribili film di Pupi Avati, nella seconda, dove seguiamo l'avventura del gruppo sopra la piattaforma vicino a Rimini, ma tutto è ricostruito a Malta, l’idea è che questi rivoluzionari sembrano voler solo svoltare l’estate con qualcosa di diverso.

 

la vera isola delle rose

E ci sfugge, così, tutta l‘operazione, sia quella di Rosa che quella di Sibilia. A meno che non sia quella di semplificare le cose per farne un raccontino cinematografico per tutti, alla Netflix, anche se per forza si mostrano i rapporti con il governo italiano, Fabrizio Bentivoglio fa il ministro Franco Restivo e Luca Zingaretti fa Giovanni Leone.

 

Ma Sibilia sembra lontano dal voler ricostruire qualcosa del sogno politico del tempo. Insomma, il film è piacevole, ma non ha mai, penso proprio per scelta, una profondità storica e politica che forse mi sarebbe piaciuta puntando invece a una sorta di divertimento estivo vacanziero totalmente apolitico sub-vanziniano. Però il lancio sembra aver funzionato, visto che il film da ieri risulta primo tra i più visti di Netflix.

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