
“MIO PADRE È MORTO PERCHÉ NON HA VOLUTO RINUNCIARE A CANTARE. DICEVA: ‘VOGLIO MORIRE COME HO VISSUTO, CANTANDO’” – IL GRANDE MARIO MEROLA, RE DELLA SCENEGGIATA NAPOLETANA, RACCONTATO DAL FIGLIO FRANCESCO: “LA SUA GRANDE DEBOLEZZA È STATA IL GIOCO. DICEVA CHE AVEVA SPERPERATO 40 MILIARDI DI LIRE, MA CON LEGGEREZZA” – “LE DONNE? CHI È CHE NON SBAGLIA. PAPÀ È TORNATO SEMPRE A CASA, NON HA MAI LASCIATO LA FAMIGLIA. LEI SI DISPIACEVA, MA LO ASPETTAVA” – “LA SCENEGGIATA È PATRIARCALE? PURE IN SHAKESPEARE OTELLO UCCIDE DESDEMONA. SONO STORIE E SITUAZIONI CHE VANNO CERTAMENTE FILTRATE CON LA SENSIBILITÀ DI OGGI, MA SENZA CENSURA…” - VIDEO
Anna Paola Merone per il “Corriere della Sera”
mario merola e il figlio francesco
Francesco è uno dei tre figli del re della sceneggiata, Mario Merola. Con la benedizione dei fratelli Roberto e Loredana, ha raccolto dal padre il testimone di una carriera vissuta fra successi internazionali — da Lacrime Napulitane a Lo Zappatore «che non si scorda la mamma» — ed eccessi. «Avevo 9 anni, forse 10, quando mi sentì cantare Chiamate Napoli 081 . Capì che avevo stoffa e divenne il mio primo, severissimo, fan».
Merola è stato un grande scopritore di talenti. Lei ne è mai stato geloso?
«Ha lanciato Gigi D’Alessio, Massimo Ranieri, Nino D’Angelo... In famiglia è stato tutto più difficile: mi voleva perfetto e mi ripeteva che non voleva un erede, ma un figlio. Poi per dieci anni abbiamo lavorato fianco a fianco e ora porto avanti la sua sceneggiata. Da figlio e da erede».
[…] Suo padre veniva da una famiglia poverissima e, prima del successo, lavorava come scaricatore al porto di Napoli. Lei e i suoi fratelli che infanzia avete avuto?
«Siamo stati coccolati da mamma e viziati da lui. Le biciclette, il motorino... non ci ha fatto mancare nulla».
[…] Franco Franchi e suo padre vennero coinvolti insieme in una inchiesta su Cosa Nostra dal giudice Falcone. Per suo padre era il secondo avviso di garanzia in pochi anni. Fu poi prosciolto da ogni accusa, ma la cosa fece molto rumore.
«Fu lo stesso giudice Falcone a procedere all’archiviazione. A papà fu contestata la vicinanza ad alcuni boss. E lui rispose a tutto. Parlò di Michele Zaza, con cui aveva giocato a carte al Regina Isabella, di Michele Greco il Papa per il quale cantò a Catania. Spiegò che andava a cantare dove veniva scritturato, poi faceva le foto a fine concerto e, dopo rilasciava regolare fattura e la serata finiva. Erano clienti. Era la verità e fu prosciolto».
La grande debolezza di suo padre è stata il gioco. Questo lo ha esposto di più?
«Diceva “se non hai mai giocato non puoi capire”. Gli piaceva giocare ovunque e a tutto e aveva una passione per il Lotto, la roulette dove aveva i suoi sei numeri fortunati, lo Chemin de fer ... Giocava a scopa e a poker, nei casinò e nei camerini del teatro».
Quanto ha perso?
«Tanto. Ma solo soldi suoi e ha pagato tutto. Mai lasciato debiti in giro».
Sareste miliardari oggi?
«Forse. Lui diceva che aveva sperperato 40 miliardi di lire, ma con leggerezza».
I suoi vizi, oltre al gioco?
«Ripeteva che teneva tre passioni: il gioco, la famiglia e il cibo».
Non dimentica le donne?
«E chi è che non sbaglia...».
Sua madre era gelosa?
«Papà è tornato sempre a casa, non ha mai lasciato la famiglia. Lei si dispiaceva, ma lo aspettava. Badava a noi, gli stirava le camicie impeccabili... Ricordo però che una volta si arrabbiò moltissimo e lui si tatuò sul petto, a sinistra, la scritta “Rosa vita mia”. E gli disse tu stai sul mio cuore».
[…] In cucina ci sapeva fare?
«Il suo piatto preferito era lo spaghetto alla Mario, con pomodoro fresco e burro. E poi andava pazzo per i frutti di mare e il pesce».
Fu proprio il cibo a tradirlo alla fine...
«Fu ricoverato in rianimazione dopo aver mangiato delle cozze crude, ma aveva già una salute malferma. Il suo cuore cessò di battere qualche giorno dopo, il 12 novembre del 2006. Aveva 72 anni ed era stato in più occasioni in condizioni critiche. Una volta rimase in coma a lungo e ci disse che gli era apparso Padre Pio. È morto perché non ha voluto rinunciare a cantare. Il professore Zangrillo glielo aveva detto chiaramente».
[…] Cosa gli prescrisse Zangrillo?
«Se volete vivere, gli disse, non dovete più cantare. E papà rispose: voglio morire come ho vissuto, cantando. E intensificò gli impegni per stare vicino al suo pubblico».
il re di napoli – storia e leggenda di mario merola
[…] Alle sue esequie in piazza Mercato parteciparono quasi cinquantamila persone.
«Volle lui questo funerale in grande, con serenità lo aveva immaginato così. La camera ardente, come aveva lasciato detto, restò aperta 48 ore perché voleva dare a tutti la possibilità di salutarlo. Sulla lapide fece scrivere “vi ho voluto bene, pensatemi”. E fu portato — accanto ai genitori di Gigi D’Alessio, nella loro cappella di famiglia — al cimitero di Poggioreale in corteo. Il feretro fu seguito a piedi per quattro chilometri».
Femmine pigliate a schiaffi in scena, il malamente accoltellato... C’è futuro per la sceneggiata?
«C’è. Io adesso esco con un singolo dove duetto con papà nella versione remix di Dolce Vita. Ci sono moltissimi giovani che si stanno avvicinando al suo repertorio. Insieme con me lavorano tanti ragazzi, come Tommaso Cafora, che ha 30 anni, e mia moglie Marianna Mercurio che ne ha 40, tredici meno di me. Lei ha lavorato con Sorrentino in Parthenope , fatto moltissima tv e cinema, ma alla sceneggiata non rinuncia».
Ma non ritiene sia una sorta di musical di impianto patriarcale?
«Pure in Shakespeare Otello uccide Desdemona. La sceneggiata è parte della nostra storia popolare e nasce in anni lontani da Libero Bovio, di cui mio padre interpretò magistralmente il repertorio. Sono storie e situazioni che vanno certamente filtrate con la sensibilità di oggi, ma senza censura. Il problema della violenza sulle donne c’è, ma va cercato e risolto altrove». […]
MARIO MEROLA GIGI DALESSIO
GIGI DALESSIO MARIO MEROLA
nino d'angelo mario merola
ROSA SERRAPIGLIA E MARIO MEROLA