NEW JOURNALISM BY MURDOCH - UNA TABLOID-GIRL, EX DIPENDENTE DEL “NEWS OF THE WORLD”, RACCONTA IN UN LIBRO LA VITA DELLA REPORTER D'ASSALTO - SI FACEVA SUONARE L'ALLARME ANTINCENDIO DI UN HOTEL PER COSTRINGERE UN PERSONAGGIO A SCENDERE NELLA HALL PER INTERVISTARLO - DOVEVANO PORTARE A CASA OGNI GIORNO UNO SCOOP, VERO O INVENTATO, PER VENIRE RICONFERMATI…

Caterina Soffici per "il Fatto Quotidiano"

Sesso. Scandali. Vita segreta delle celebrità. Oltre 4 milioni di allocchi ogni giorno si nutrono della spazzatura pubblicata dai tabloid inglesi. Metà della roba che viene data in pasto ai lettori però è fasulla. E l'altra metà è ottenuta con metodi al limite della legalità o totalmente illegali, come sta dimostrando l'inchiesta della commissione Leveson. L'indagine sui giornali dello squalo australiano Rupert Murdoch e sulle intercettazioni illegali ha alzato l'ultimo velo su una serie di comportamenti allegri che andavano avanti da anni.

In attesa della testimonianza di Rebekah Brooks davanti alla commissione Leveson, nessuno adesso può più negare che il re è nudo (assieme al principino Harry e alla futura regina Kate). Cosa dirà mercoledì la rossa pupilla di Rupert Murdoch? La prima donna a dirigere il Sun, poi a capo del gruppo che editava il News of The World è finita dietro le sbarre con l'accusa di cospirazione e corruzione. È accusata di aver valicato il limite, corrompendo la polizia per avere notizie riservate e mettere sotto intercettazione il telefono di personaggi famosi, di una ragazzina scomparsa e dei parenti delle vittime degli attentati nella metropolitana di Londra.

Rebekah ha passato il limite. Ma prima di lei quale era questo limite? Sempre che ce ne fosse uno. Le pratiche illecite erano in voga già tempo fa, in barba a qualsiasi codice etico e deontologico professionale. In barba anche agli uffici legali e alle commissioni etiche che i giornali inglesi (anche i tabloid) si vantano di avere all'interno dei loro uffici. Totalmente inutili, a quanto pare.

Prima ancora dello scandalo e della chiusura di News of The World, c'era chi aveva parlato. Clamore fece "The Insider", il libro confessione dell'aggressivissimo Piers Morgan, nominato da Murdoch direttore del Sun a soli 28 anni. Il più giovane nella storia della Gran Bretagna. Poi passato a News of the World e al Daily Mirror. Era la metà degli anni Novanta, il momento in cui tutti gli osservatori datano l'inizio dell'escalation della bolla gossippara. Morgan era un vero caimano dello showbiz.

Davanti alla commissione Leveson ha ammesso di essersi intrufolato nella segreteria telefonica di Paul McCartney per ascoltare i messaggi alla moglie in un momento di crisi della coppia. Pedinamenti, travestimenti, microfoni, ogni mezzo era considerato lecito per portare a casa una storia da prima pagina. Il libro confessione di Piers Morgan è del 2007. Ora vive a New York ed è uno dei conduttori di punta della Cnn.

Nel 2010 arriva un'altra bomba, "Tabloid Girl" di Sharon Marshall, per dieci anni cronista a caccia di vip e corna per News of the World. Una bombetta, per la verità. Perché la ragazza tratta il marcio dello showbiz come se raccontasse un romanzetto rosa. "Mi sono tanto sbattuta dietro a queste celebrities, che ho rischiato di non trovare marito, dice. La mia vita sentimentale faceva schifo, poi per fortuna è arrivato l'amore e sono uscita dal giro". Il libro è una porcheria, ma ha una sua pecoreccia utilità perché svela, seppure in maniera del tutto romanzata, il funzionamento del sistema.

E infatti anche la Marshall, come Morgan, è stata convocata a testimoniare davanti alla commissione Leveson. "Per dieci anni ho fatto tante cose molto brutte", scrive nel libro. Racconta che era pratica normale inventare interviste di sana pianta. "Venivano pubblicate così e l'unica cosa importante era che piacessero ai capi".

Spesso erano gli stessi personaggi a chiamare il giornale per arrangiare un finto scoop e dire al paparazzo dove sarebbero andati. Accanto alle notizie false o costruite a tavolino insieme con i pr dei vip, c'erano gli appostamenti e i pedinamenti. Si origliava alle porte, si avvicinavano personaggi famosi con microfoni nascosti, registratori e telecamere. Spesso i cronisti lavoravano in due, un uomo e una donna, per indagare su squallide storie di sesso presumibilmente illecito.

Sharon racconta il trucco "dell'allarme antincendio": un reporter lo faceva scattare per costringere il vip rintanato in camera a scendere nella hall e quindi fotografarlo e abbordarlo per un'intervista esclusiva. Racconta la Marshall di aver piantonato per giorni un hotel in modo da impedire ai reporter concorrenti di usare l'allarme. Racconta di vere e proprie operazioni sotto copertura condotte da giornalisti scaltri come tal Mazher Mahmood, capo del servizio investigativo del giornale, che amava camuffarsi da arabo per fare i suoi pedinamenti tanto da guadagnarsi il soprannome di "Falso Sceicco".

"Nei tabloid vali solo quanto il prossimo sottotitolo che porti a casa", dice e descrive un industria senza scrupoli avida solo di profitti che sfruttava giovani cronisti precari. Lei stessa era stata reporter "a giornata" per anni. Una sorta di caporalato che garantiva ai capi la necessaria aggressività e la spregiudicatezza di giornalisti disposti a tutto nel miraggio di una possibile assunzione a tempo pieno. Nel frattempo dovevano portare a casa ogni giorno uno scoop, vero o inventato, con qualsiasi mezzo, per venire riconfermati. Il contratto a News of the World veniva infatti rinnovato ogni 24 ore. E il giorno successivo lavorava solo chi aveva avuto una buona performance.

La Marshall sostiene di aver lasciato il giornale perché il capo le aveva chiesto un servizio che "avrebbe violato pesantemente il codice deontologico". Non è dato sapere cosa le fosse stato ordinato di fare.

Davanti alla commissione d'inchiesta governativa sul Tabloid-gate la Marshall, diventata nel frattempo lei stessa un personaggio della tv del mattino, ha minimizzato gli episodi del libro come "puro intrattenimento". Sostiene che molte erano solo cose sentite dire dai cronisti più anziani, leggende metropolitane di vecchie volpi del gossip che si facevano belli al pub di fronte ai giovani pivelli ingigantendo le proprie gesta.

Il memoriale della Marshall è una lunga serie di "questo episodio non l'ho visto con i miei occhi ma mi è stato raccontato", "questo non è un fatto appurato", "non ho riscontri oggettivi per affermare che sia vero". Pare che i giudici abbiano invece preso le sue rivelazioni piuttosto seriamente. La testimonianza di Rebekah Brooks sarà la chiave per capire fino a che livello era stata abbassata l'asticella dell'etica nei giornali dello squalo australiano.

 

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