gigi proietti

“IO NON DISCENDO DA NESSUNO, MA SOLO DALLE SCALE DI CASA MIA” – GIGI PROIETTI, A DUE ANNI DALLA SUA SCOMPARSA – GLI ANNI A CANTARE NEI NIGHT: “USCIVO FUORI COL COLLO GONFIO, NON C'ERA MISURA DI CAMICIA CHE TENESSE, CE VOLEVA UN COPERTONE!” – L'HULLY GULLY GALEOTTO CON SAGITTA, LA COMPAGNA DI VITA, LE BATTUTE A MATTARELLA E LA STRONCATURA DI UN BIBITARO DOPO CHE FECE LA VOCE RECITANTE NEL "CANTICO DELLE CREATURE": “MAI PIÙ. LASCIALI PERDE' 'STI FIJI DE 'NA MIGNOTTA: TE ROVINANO!” - VIDEO

Emilia Costantini per il “Corriere della Sera”

 

gigi proietti

«Ciao core!», mi accoglieva sempre disponibile e sorridente quando lo chiamavo per annunciare i suoi nuovi progetti artistici. E alcuni anni fa, quando si diceva spesso che a Milano funzionava tutto alla perfezione, mentre a Roma era un vero bordello, gli chiesi cosa ne pensasse e lui, tranquillo nella sua romanità, rispose: «Beh, certo, è vero: a Milano funziona tutto bene, ma... è grande quanto l'Eur!». Poi aggiungeva con una punta di polemica: «Noi non ci rendiamo conto di quello che abbiamo intorno e mi fa male che non sia una Capitale amata. Ai francesi vaje a tocca' Parigi! A Roma i problemi ci sono sempre stati, ma da Roma nun me ne voglio anna'».

 

 

gigi proietti 7

Gigi Proietti, un mattatore a 360 gradi, capace di riempire gli stadi e conosciuto dal vasto pubblico soprattutto come attore comico, in realtà è artisticamente nato nell'avanguardia degli anni Sessanta, nel teatro sperimentale delle «cantine romane», come lui amava sottolineare, insieme ad Antonio Calenda, Piera Degli Esposti, Giancarlo Cobelli. «Con il gruppo 101 recitavamo in un ex deposito di scope e dopo lo spettacolo c'era il "dibbbbbattito" co' trecento b».

 

gigi proietti meo patacca

Quando arriva il successo, i suoi spettacoli, puntualmente accolti da un tripudio di applausi, erano una garanzia per gli spettatori: sapevano che si sarebbero divertiti dalla prima all'ultima battuta, lasciando altrove problemi e affanni. Il suo principale obiettivo era di dare alla sua platea la certezza di scegliere, con lui, una serata diversa, fuori di casa e lontano dalla solita televisione.

 

gigi proietti 8

Però, il pubblico era talmente abituato ai suoi exploit comici che, quando si cimentava in performance più impegnate, non sempre veniva accolto con il dovuto entusiasmo. Quella volta, per esempio, che accettò di fare la voce recitante nel «Cantico delle creature» nell'Abbazia di Fossanova, «una roba concettuale - mi raccontò - sulle note di un musicista molto impegnato, Goffredo Petrassi, ma che certo non è un compositore di canzonette», dopo la sua suite, uscì fuori dall'eremo per fumarsi in pace una sigaretta. Nel buio si sentì chiamare: «pss pss Proietti!» e scorse due tizi che gli si avvicinarono: un ambulante che vendeva bibite e un posteggiatore.

 

gigi proietti 4

Gigi, credendo che avessero assistito alla sua esibizione, chiese loro se fosse piaciuta. Uno dei due gli puntò il dito contro, intimandogli perentorio: «Mai più, eh? Mai più!». E l'altro aggiunse, riferendosi agli ideatori della serata, compreso il musicista: «Lasciali perde' 'sti fiji de 'na mignotta: te rovinano!». Insomma, capì che non era piaciuta.

 

Eppure, colui che sarebbe diventato uno degli attori teatrali, e non solo, più amati, non era stato arso dal sacro fuoco del palcoscenico ed era insofferente all'etichetta di venire considerato l'erede petroliniano. «Come diceva Petrolini di sé stesso, io non discendo da nessuno, ma solo dalle scale di casa mia». Tuttavia, più volte aveva reso omaggio al creatore di «Chicchignola», al suo sarcasmo caustico, spingendosi nel repertorio dei «Salamini», «Gastone», «Nerone», «Ti ha piaciato?», reinventando la propria maschera comica.

 

monica vitti gigi proietti gli ordini sono ordini

Luigi Proietti, detto Gigi, era nato al Tufello, nella periferia romana del dopoguerra, tra case popolari e oratorio, in una famiglia modesta. Il padre faceva «l'impiegatuccio» ed era solito ripetergli: «Piove o tira vento, prendi lo stipendiuccio e la tredicesima». La mamma era casalinga, ma la vena artistica forse l'aveva ereditata proprio dal nonno materno che, pur facendo il pecoraio, era un poeta.

 

Per mantenersi agli studi (una laurea in Giurisprudenza appesa al chiodo: «E meno male! Come avvocato sarei stato un disastro!») Gigi cantava nei night con un gruppetto di amici: «Cominciavo alle 10 di sera e finivo alle 4 di mattina, uscivo fuori con un collo gonfio... non c'era misura di camicia che tenesse, ce voleva un copertone!». Quando si andò a esibire nelle piscine del Foro Italico, conobbe Sagitta Alter, la compagna di vita, la donna che gli ha dato due figlie, Susanna e Carlotta. Lei, svedese, faceva la hostess, accompagnava i turisti in giro per monumenti e la sera li portava lì a prendere il fresco e a sentire musica. Tra loro scattò la scintilla, ballando l'Hully Gully.

 

catherine spaak gigi proietti febbre a cavallo

Il clic della passione scenica scatta con «Il Dio Kurt» di Alberto Moravia: un successo inaspettato grazie al quale si rese conto che, forse, poteva campare di questo mestiere.

La svolta arrivò quando Garinei e Giovannini lo scelsero per «Alleluja brava gente» al Sistina, accanto a Rascel. Una botta di fortuna, per lui: prendeva il posto di Domenico Modugno che aveva litigato con il celebre Renato Ranucci. Ma rammentava, divertito, che Giovannini passava tutte le sere nel suo camerino e gli intimava scherzando: «Stai attento! Ti abbiamo creato e ti distruggiamo!».

 

gigi proietti 1

Fu allora che comprese la possibilità di coniugare il teatro ludico con la qualità artistica: il cosiddetto teatro popolare. Un genere che Proietti ha in seguito consacrato con «A me gli occhi please»: per la prima volta realizzava un recital con parole, musica, canzonacce, nel teatro tenda di piazzale Clodio che, all'epoca, si utilizzava per il circo. E una delle prime volte che si esibiva in un ambiente così dispersivo, dove ancora non utilizzava gli schermi per ingrandire la sua immagine, appena si aprì il sipario uno spettatore, dal fondo della sconfinata platea, vedendolo piccolo piccolo sul palcoscenico, gli urlò: «A Giggi! Mandace 'na foto!».

gigi proietti febbre da cavallo. la mandrakata

 

Non solo smisurato protagonista che, quando doveva accontentare i fan incontrati per strada, era «diventato un lavoro: prima l'autografo, poi la foto, poi chiamano col cellulare un parente a casa, di solito la mamma, e te la passano al telefono», Gigi è stato anche maestro nella sua bottega teatrale, creata mentre era direttore artistico del Brancaccio, dove sono nati, tra gli altri, i talenti di Enrico Brignano, Flavio Insinna, Francesca Reggiani.

 

gigi proietti monica vitti johnny dorelli non ti conosco piu amore

Un carisma, il suo, che si declinerà nel «genio e sregolatezza» dell'Edmund Kean, interpretandolo al Globe Theatre: lo splendido spazio scenico shakespeariano, realizzato dalla tenace cocciutaggine di Gigi nel cuore di Villa Borghese nel 2003, da lui diretto fino alla sua scomparsa e ora a lui intitolato.

 

«Qui nun se ride», avvertiva gli spettatori. Eppure l'autoironia da consumato mattatore non mancava nella messinscena: metteva a nudo l'essenza tragicomica di un autentico animale da palcoscenico, rivelava tutti i difetti, le manie di grandezza, le frustrazioni, gli immancabili birignao che fanno di Kean una figura autentica. Grande fu l'emozione quando sedeva in platea il Presidente Mattarella: «La parte la conosco bene ma, siccome recito da solo per due ore, non vorrei che proprio stasera me scordo qualche battuta».

GIGI PROIETTI RENATO ZERO

 

Chissà come Gigi avrebbe commentato il crollo di una scala esterna proprio del Globe, nel settembre scorso, mentre era affollato da studenti. Aveva fortemente voluto quel teatro ed era riuscito a realizzarlo con la complicità dell'allora sindaco Veltroni.

 

Certamente avrebbe provato un dolore profondo, come quello che tutti hanno provato quando, all'alba del 2 novembre 2020, l'attore, che proprio quel giorno avrebbe compiuto 80 anni, ha definitivamente spento le luci della «sua» scena, lasciando un vuoto incolmabile. E pensare che, data l'età, nei mesi precedenti aveva preannunciato il titolo del suo prossimo spettacolo: «A me gli occhiali, please».

gigi proietti ma tu di che segno 6christian de sica proietticostanzo proiettinancy brilli gigi proietti febbre da cavallo la mandrakata PROIETTI ALDO FABRIZI SILVANA PAMPANINIPROIETTI E SAGITTA ALTERPROIETTI E DARIA NICOLODIproietti muralegigi proietti bossigigi proietti ultimo saluto 3gigi proiettivittorio gassman gigi proiettigigi proiettiGIGI PROIETTI CAVARADOSSIvittorio gassman gigi proiettiGIGI PROIETTI CAVARADOSSIproietti 1edoardo LEO PROIETTI

Ultimi Dagoreport

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….