rigoletto di verdi diretto da martone e gamba

MARTONE ALL’OPERA! – ALBERTO MATTIOLI IN LODE DEL RIGOLETTO DI VERDI DIRETTO DAL REGISTA NAPOLETANO ALLA SCALA: “FUNZIONA PERCHÉ RISPETTA ASSOLUTAMENTE L’IDEA VERDIANA, E SOLO SOSTITUISCE A SEGNI CHE CON IL TEMPO HANNO PERSO IL LORO SIGNIFICATO DEGLI ALTRI IMMEDIATAMENTE COMPRENSIBILI ALLO SPETTATORE. SI PUÒ ESSERE O MENO D’ACCORDO SULL’IMPOSTAZIONE: CHE SIA REALIZZATO BENISSIMO, NON C’È DUBBIO” – “ALLA DIREZIONE SCENICA SI SALDA CON INSOLITA COERENZA QUELLA MUSICALE, NOTEVOLISSIMA, DEL GIOVIN DIRETTORE MICHELE GAMBA…”

 

Alberto Mattioli per www.lastampa.it

 

alberto mattioli

Dopo appena ventotto anni, nemmeno troppi dati i suoi tempi, la Scala ha proposto un nuovo Rigoletto, con tutte le discussioni e contestazioni inevitabili quando si toccano i sempreVerdi. Però lo spettacolo del 1994, già vecchio quand’era nuovo, con il tempo era diventato un brontosauro lirico francamente ridicolo. Mario Martone, titolare della nuova produzione, è partito dall’ovvio: come rendere comprensibile al pubblico di oggi la dirompente novità dell’opera che tanto colpì quello di ieri.

 

rigoletto di verdi diretto da martone e gamba

In Rigoletto, la rivoluzione di Verdi è soprattutto estetica. Sì, certo, c’è il tema politico, la scabrosità di un soggetto dove il Sovrano è un dissoluto impunito, la violenta critica sociale sull’immunità dei potenti e così via. Ma quello che scandalizzò davvero il censore (ma non il pubblico, circostanza forse da meditare) è un’estetica dove l’alto si mischia al basso, il sublime al ridicolo, la tragedia alla commedia.

 

mario martone

È il grottesco come categoria fondamentale per capire Verdi, la sua ricerca di Shakespeare anche fuori da Shakespeare, come appunto in Victor Hugo («Tribolet è creazione degna di Shakespare!!», scrive l’8 maggio 1850 a Piave, con doppio punto esclamativo), la prefazione al Cromwell dello stesso Hugo con la sua teorizzazione della bellezza del brutto: «Una cosa deforme, orribile, odiosa, trasportata con verità e poesia nel regno dell’arte diverrà bella, mirabile, sublime, senza nulla perdere della sua mostruosità”. Esattamente come Rigoletto, inteso come opera, e Rigoletto, inteso come personaggio, «esternamente defforme e ridicolo, ed internamente appassionato e pieno d’amore».

rigoletto di verdi diretto da martone e gamba 2

 

Da qui, la scelta di soluzioni che, e Verdi lo sapeva benissimo, avrebbero scioccato gli spettatori: la gobba, il sacco, i sicari e le prostitute, cioè la «ributtante immoralità e oscena trivialità» del soggetto, come da verdetto dell’imperialregio generale di cavalleria e cavaliere dell’Ordine di Maria Teresa Karl von Gorzkowski che firmò (ma non scrisse) il verdetto della censura veneziana quando l’opera doveva ancora intitolarsi La maledizione. Spiace per i coeurs simples che pensano che a teatro tutto debba essere «di buon gusto» (un gusto che poi di regola coincide con trine e falpalà, quindi proprio buono non direi): Rigoletto è appunto un’opera sul cattivo gusto.

 

rigoletto di verdi diretto da martone e gamba 21

Ora, è ovvio che, mettendo in scena oggi Rigoletto, chiunque lo faccia deve porsi il problema di restituire questa estetica in un mondo dove la difformità fisica fa compassione, non scandalo, e un sacco in scena non è più uno choc, e rimanda semmai a tragiche immagini delle guerre contemporanee.

 

Martone legge l’alterità di Rigoletto rispetto al mondo che lo circonda in chiave sociale. Nella solita meravigliosa scena rotante di Margherita Palli si sovrappongono due mondi: sopra, lo scintillante attico del Duca, tutto feste ed escort e cocaina, come da recentissime cronache milanesi; sotto, il rovescio della medaglia, uno slum degradato dove vivono i poveracci. Martone ha citato come fonte d’ispirazione Parasite, pluripremiato film coreano, e va bene. L’aspetto interessante è che l’unica figura che appartiene a entrambi i mondi sia Rigoletto, parassita e canaglia sopra, «pieno d’amore» sotto.

rigoletto di verdi diretto da martone e gamba

 

Funziona? Sì, funziona, perché rispetta assolutamente l’idea verdiana, e solo sostituisce a segni che con il tempo hanno perso il loro significato degli altri immediatamente comprensibili allo spettatore.

 

Di più. Immersi come siamo nell’estenuante querelle des anciens et des modernes sugli spettacoli «contemporanei», una polemica così ridicolmente provinciale e mediocre da essere possibile soltanto in Italia, a pubblico e critica sfugge sempre la valutazione tecnica di una regia, come se il Konzept, concesso e non dato che esista, sia del tutto indipendente dalla capacità di concretizzarlo. Si può essere o meno d’accordo con Martone sull’impostazione di questo Rigoletto: che sia realizzato benissimo, non c’è dubbio. Delle scene si è detto; le luci di Pasquale Mari sono bellissime; la recitazione sempre appropriata, con mille idee che fanno la differenza fra un vero regista e un arredatore d’interni. Per esempio, Gilda che si sistema furtivamente i capelli e il povero abbigliamento mentre il Duca le dichiara il suo amore; o la ragazza-oggetto che le si avvicina durante «Caro nome», come a dirle: guarda che tu sei soltanto la prossima della lista.

michele gamba 1

 

Dove lo spettacolo non funziona più è nel finale, quando dal mondo di sotto i sottoproletari salgono nell’empireo dorato dei divani bianchi e fanno una strage. Non funziona perché il colpo di scena non è preparato in precedenza e, banalmente, non c’è il tempo per «spiegarlo», sicché il pubblico resta perplesso. E non funziona perché Verdi condivide con Shakespeare anche la visione pessimista della storia e dell’uomo. No, al mondo non c’è giustizia: le Gilde passano, i Duchi restano.

 

Alla direzione scenica si salda con insolita coerenza quella musicale, notevolissima, del giovin direttore Michele Gamba, fin da un Preludio tutto legato che ti stampa nella mente il tema della maledizione. Gli abituali effettacci sono espunti a favore degli effetti, e quelli previsti da Verdi, a iniziare dal rispetto delle sue indicazioni agogiche. Ne nasce un contrasto, teatralmente efficacissimo, fra i cantabili liricissimi e dilatati, e lo stacco fremente ma non fracassone di cabalette e concertati. Direzione meditatissima, calibrata e cesellata ma non algida; e sostenuta benissimo da Orchestra e Coro in stato di grazia (non cale un lieve incidente all’attacco di «Zitti, zitti», alla recita del 30 giugno).

rigoletto di verdi diretto da martone e gamba 12

 

Però l’aspetto forse più interessante della prova di Gamba è la sua concertazione. Prendete il caso di Nadine Sierra, soprano americano di grandi meriti vocalistici, già qui nel Rigoletto del ’16. All’epoca, fu una Gilda benissimo cantata ma esteriore, didascalica, molto da Met: stavolta ha lavorato su ogni sillaba creando uno dei personaggi più toccanti e «veri» che io abbia mai ascoltato.

 

Gamba è stato anche deciso a far eseguire l’opera com’è scritta, che non è il «Rigoletto senza acuti» di cui parlano i verdiani della domenica ma, semplicemente, il Rigoletto di Verdi. Sono sopravvissuti alla santa epurazione la puntatura alla fine della cabaletta della vendetta, che può anche starci, e la cadenza di «La donna è mobile», che invece starci non deve perché è un’oscenità musicale e drammaturgica.

 

rigoletto di verdi diretto da martone e gamba.

Con il crescere dell’età e dell’autorevolezza, Gamba riuscirà a farne piazza pulita. Intanto va sottolineato come la Scala abbia finalmente un «suo» talento, e che talento, che sarebbe bene valorizzare, invece di continuare con insensata pervicacia a importare pessimi direttori stranieri che fanno strame del repertorio italiano.

 

Capitolo cast. Della Sierra si è detto: magnifica. Molto bene anche Amartuvshin Enkhbat, il baritono mongolo che approda finalmente alla Scala dopo anni di carriera italiana. La voce è sempre bella e tanta; cresce, ogni volta di più, anche la consapevolezza dell’interprete, specie se, come in questo caso, direttore e regista lo stimolano. Enkhbat è già un notevole Rigoletto e ha tutte le carte in regola per diventare un Rigoletto storico.

 

rigoletto di verdi diretto da martone e gamba 1

A parte la sciagurata cadenza, in sé però ben eseguita, Piero Pretti canta benissimo il Duca e anche con diverse finezze di fraseggio. Marina Viotti è una solida Maddalena in scooter. Va poi sottolineata la bravura dei bassi: Gianluca Buratto come Sparafucile di grande voce e Fabrizio Beggi come eccezionale Monterone. Verdi ruppe le scatole alla Fenice perché riteneva che quella di Monterone fosse una parte importantissima; eseguita così, si capisce anche perché. Si replica fino a lunedì 11. Se trovate un posto, andateci: è così raro vedere il Rigoletto di Verdi…

michele gamba rigoletto di verdi diretto da martone e gamba.

Ultimi Dagoreport

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….

mattarella nordio meloni giorgia carlo sergio magistrati toghe giudici

DAGOREPORT - MENTRE ELLY SCHLEIN PENSA DI FARE OPPOSIZIONE VOLANDO A BUDAPEST A SCULACCIARE ORBAN PER I DIRITTI DEI GAY UNGHERESI, GIORGIA MELONI E I SUOI FRATELLI D’ITALIA SI RITROVANO DAVANTI UN SOLO "NEMICO": LA COSTITUZIONE - SE DALLA CORTE DEI CONTI ALLA CASSAZIONE C'E' IL MATTARELLO DI MATTARELLA, LA MUSICA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO - UNA VOLTA CHE IL PARLAMENTO APPROVERÀ LA “SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” DI GIUDICI E PM, S’AVANZA IL RISCHIO CHE LE PROCURE DIPENDERANNO DAL MINISTERO DI GIUSTIZIA - ULTIMA SPES È IL REFERENDUM CONFERMATIVO CHE PER AFFONDARE UNA LEGGE DI REVISIONE COSTITUZIONALE NON  STABILISCE UN QUORUM: È SUFFICIENTE CHE I VOTI FAVOREVOLI SUPERINO QUELLI SFAVOREVOLI - ECCO PERCHE' IL GOVERNO MELONI HA LA COSTITUZIONE SUL GOZZO...

malago meloni abodi fazzolari carraro

DAGOREPORT - CHE LA CULTURA POLITICA DEI FRATELLINI D’ITALIA SIA RIMASTA AL SALTO NEL “CERCHIO DI FUOCO” DEL SABATO FASCISTA, È STATO LAMPANTE NELLA VICENDA DEL CONI - QUANDO, ALLA VIGILIA DELL’ELEZIONE DEL SUO CANDIDATO LUCIANO BUONFIGLIO ALLA PRESIDENZA DEL CONI, QUEL DEMOCRISTIANO IN MODALITÀ GIANNI LETTA DI GIOVANNINO MALAGÒ SI È FATTO INTERVISTARE DA “LA STAMPA” ANNUNCIANDO DI ESSERE UN “PATRIOTA” CHE “FA IL TIFO PER IL GOVERNO MELONI”, HA INVIATO AI MUSCOLARI CAMERATI DISDEGNOSI DELLE REGOLE DELLA POLITICA (DIALOGO, TRATTATIVA, COMPROMESSO) IL SEGUENTE MESSAGGIO: ORMAI È TARDI PER FAZZOLARI DI INCAZZARSI CON ABODI; DA TEMPO VI HO DETTO CHE AVETE SBAGLIATO CAVALLO QUANDO AVEVATE A DISPOSIZIONE UNO CHE È “PATRIOTA” E “TIFA MELONI”, CHE HA ALLE SPALLE IL SANTO PATRONO DEGLI INTRIGHI E COMBINE, ALIAS GIANNI LETTA, E DOPO DODICI ANNI ALLA GUIDA DEL CONI CONOSCE LA ROMANELLA POLITICA COME LA SUA FERRARI…(SALUTAME 'A SORETA!)

giorgia meloni matteo salvini difesa riarmo europeo

DAGOREPORT - SALVATE IL SOLDATO SALVINI! DA QUI ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, SARANNO GIORNI DA INCUBO PER IL PIÙ TRUMPUTINIANO DEL BELPAESE - I DELIRI DEL “BIMBOMINKIA” (COPYRIGHT FAZZOLARI) SU UE, NATO, UCRAINA SONO UN OSTACOLO PER IL RIPOSIZIONAMENTO DELLA DUCETTA VERSO L'EURO-CENTRISMO VON DER LEYEN-MERZ, DESTINAZIONE PPE – AL VERTICE DELL’AJA, LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” HA INIZIATO INTANTO A SPUTTANARLO AGLI OCCHI DI TRUMP: SALVINI È COSÌ TRUMPIANO CHE È CONTRARIO AL RIARMO E PROFONDAMENTE OSTILE AI DAZI... - MA SE DA AJA E BRUXELLES, SI SCENDE POI A ROMA, LA MUSICA CAMBIA. CON UNA LEGA SPACCATA TRA GOVERNATORI E VANNACCI, SALVINI E' UN'ANATRA ZOPPA. MA UN ANIMALE FERITO È UN ANIMALE PERICOLOSO, CAPACE DI GETTARE ALLE ORTICHE IL SUO GOVERNATORE ZAIA E TENERE STRETTO A SE' PER ALTRI DUE ANNI IL POTERE IN LOMBARDIA - IL BIG BANG TRA I DUELLANTI È RINVIATO ALL’ESITO DELLE REGIONALI (E CALENDA SI SCALDA PER SALIRE SUL CARRO DELLA FIAMMA...)

FARE SESSO A 40 GRADI (ALL’OMBRA): COSA SUCCEDE AL NOSTRO CUORE? - IL SALVA-VITA DEL PROF. COSIMO COMITO: “IN CONDIZIONI NORMALI E CON LA GIUSTA TEMPERATURA, UN RAPPORTO SESSUALE EQUIVALE A FARE 2-3 PIANI DI SCALE A PASSO SVELTO. LO STESSO RAPPORTO IN UN AMBIENTE CALDO-AFOSO, LO SFORZO EQUIVALE A FARE 4-5 PIANI DI SCALE A PASSO SVELTO. IN TAL CASO, GLI UOMINI CHE HANNO PIÙ DI 50 ANNI COME FANNO SCIENTIFICAMENTE AD ESCLUDERE LA POSSIBILITÀ DI AVERE UN INFARTO O UN ICTUS AL POSTO DELL’ORGASMO? (ATTENZIONE ALL’”AIUTINO”)…”