si newhouse anna wintour

E’ MORTO L’UOMO VOGUE. CHI ERA SI NEWHOUSE, PADRONE DI CONDÉ NAST (AD, GQ, NEW YORKER), IL PIU’ INFLUENTE EDITORE AMERICANO. SUO PADRE AVEVA COMPERATO “VOGUE” PER FAR CONTENTA LA MOGLIE. IL SUBLIME MOTTO DI UN GIORNALE: “CREDO NELLO SPRECO”. IL FRATELLO (UN PISCHELLO, 88 ANNI) CONTROLLA ANCHE DISCOVERY CHANNEL

Michele Masneri per www.ilfoglio.it

 

SI NEWHOUSE ANNA WINTOUR

Si chiamava Samuel I. Newhouse, detto “Si”, e per di più junior, nella complicata onomastica delle classi alte americane. Era il proprietario di Condé Nast, casa editrice di Vogue, l’ultimo tycoon rimasto di quel nostalgico mondo di manufatti novecenteschi chiamati riviste. E’ morto domenica scorsa, a 89 anni. Era figlio di un Samuel I. evidentemente senior, ebreo russo newyorchese che aveva fatto un po’ di soldi con la professione di avvocato, e li aveva investiti tutti in un traballante quotidiano locale, The Staten Island Advance.

 

Da lì aveva messo su una serie di quotidiani famosi per la bruttezza e per fare profitti (The Long Island Daily Press, The Star-Ledger e molti altri). Nel 1959, come in un racconto di Philip Roth, per far contenta la moglie aspirazionale, le aveva comprato non un abbonamento alla sua rivista preferita ma l’intera casa editrice di Vogue, la Condé Nast appunto.

SI NEWHOUSE ANNA WINTOUR

 

 

 

Dal matrimonio nascono un appassionato di mensili e uno di quotidiani. Alla morte del senior, infatti, i due fratelli SI Junior e Donald si dividono l’impero: al primo le riviste, a Donald i quotidiani e le tv (sono proprietari, tra l’altro, di Discovery Channel). Era naturalmente una scelta residuale, si è sempre saputo che “il modo più facile per diventare milionari è essere miliardari e poi comprare una squadra di calcio, o una rivista”, secondo una vecchia massima, e Si era un bamboccione, aveva abbandonato l’università e bivaccava sui divani tra i magazine di famiglia.

 

Ma poi inocula il virus della carta patinata, con l’appoggio di Alexander Liberman, direttore editoriale della Condé Nast, emigrato russo, una specie di Vittorio Valletta che guida e ispira il giovane Newhouse nella sua educazione editoriale. L’apprendista diventa “l’ultimo dei grandi visionari dell’editoria”, ha scritto Graydon Carter, direttore uscente del Vanity Fair americano, anche lui abbastanza una leggenda. “Amava le riviste, proprio come oggetti. Ogni settimana aveva tutti gli esemplari in uscita ordinati sulla sua scrivania, e contava le pagine di pubblicità una a una”.

SI NEWHOUSE ANNA WINTOUR

 

 

Sostituiva anche i direttori uno a uno, prendendoli giovanissimi. Nel 1962 introna Diana Vreeland a Vogue (poi dopo anni sostituita da Anna Wintour). Inocula Tina Brown a Vanity Fair, un vecchio mensile che era nato come Dress and Vanity Fair, aveva smesso le pubblicazioni nel ’36 e che viene tirato fuori dalla naftalina con una formula allora eversiva, il gossip-grandi firme insieme all’inchiesta seria e al faccione della celebrità in copertina fotografato dai migliori fotografi (Annie Leibowitz, Herb Ritts, Mario Testino). Aggiunge o fonda o ripristina riviste fondamentali: Allure, Gourmet, Condé Nast Traveler, Architectural Digest (AD), Details. E GQ, che prima si chiamava Gentleman’s Quarterly. E il New Yorker, con le sue vignette intelligenti e gli sfiancanti articoli che tutti giurano di leggere, comprato nel 1985.

 

 

 

tina brown si newhouse

Compra anche case editrici (Random House, la più grande degli Stati Uniti, nel 1978). Newhouse non ha probabilmente mai fatto grandi soldi ma non si saprà mai, perché Condé Nast non è quotata e non è tenuta a rilasciare i bilanci. “Credo nello spreco. Lo spreco è una grande fonte di ispirazione”, aveva detto del resto il suo mentore Liberman. E gli stipendi e le note spese dei tempi d’oro sono deliziose favole. Viaggi in Concorde, party con elefanti, e uno dei pochi film dedicati a un direttore di giornale, “Il diavolo veste Prada”.

si newhouse

 

 

Adesso, dopo la dipartita padronale, non si sa cosa succederà, non si prevedono scossoni perché già da due anni Newhouse era presidente solo emerito. L’ultima sua decisione, lo spostamento degli uffici newyorchesi da Midtown Manhattan al nuovo palazzone acuminato di One World Trade. A reggere l’impero è una triade composta dagli eredi Steven e Jonathan Newhouse e dal ceo di Condé Nast Robert A. Sauerberg (junior anche lui). Mentre il fratello Donald continua a comandare sui quotidiani e le tv. Secondo il New York Times, l’azienda dovrebbe registrare un calo di fatturato di 100 milioni di dollari quest’anno, e ha venduto partecipazioni importanti.

 

si newhouse anna wintour oscar de la renta

 Newhouse junior era comunque poco invadente, piangono i suoi direttori ora a reti unificate (ma si dice di tutti i grandi editori, nessuno che dica mai “veniva tutti i giorni in redazione, che palle”); grande collezionista di libri e di quadri con la moglie storica dell’architettura Vicky. Collezionista un poco sbadato, un giorno a casa di David Geffen, plenipotenziario cinematografaro hollywoodiano, ammirò un suo Pollock appeso alla parete. “E dove l’hai comprato?”, chiese al tycoon, che rispose: “Ma me l’hai venduto tu!”.

si newhouse

 

 Uno dei due l’aveva appeso nel modo sbagliato, non si seppe mai chi. Modesto, nonostante le ricchezze, non amava apparire e dunque non veniva riconosciuto; un giorno prese un taxi col direttore di Vanity Fair, entrambi si scoprirono senza contanti; “vado su un attimo a prenderli”, ricorda Graydon Carter. “Sì, ma il piccoletto rimane qui”, disse il tassista previdente; dove il piccoletto era naturalmente l’uomo-Vogue.

si newhouse annie leibowitzjonathan e si newhouse

Ultimi Dagoreport

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…