MOLTI NEMICI, MOLTO ONORE? - IN DIECI SETTIMANE DI GOVERNO, HA APERTO TANTI FRONTI MA NON HA CHIUSO NESSUNA BATTAGLIA E GLI AVVERSARI DI RENZIE SONO AUMENTATI A DISMISURA. QUANTO RESISTERA' ANCORA MATTEUCCIO?
Maurizio Belpietro per "Libero"
In soli settanta giorni Matteo Renzi ha annunciato molte cose. Alcune le ha fatte, altre - la maggioranza - sono rimaste sulla carta. Tuttavia il punto non sono le numerose incompiute del governo,ma i molti nemici che il premier si è creato in poco più di due mesi.
Arrivato nella stanza dei bottoni come sappiamo, cioè defenestrando senza troppi complimenti Enrico Letta, l'ex rottamatore aveva in partenza una agguerrita pattuglia di acerrimi avversari dentro il suo stesso partito, i quali se avessero potuto lo avrebbero pugnalato senza alcuna esitazione.
Il problema è che in dieci settimane la pattuglia è andata aumentando e quello che all'inizio era uno sparuto gruppetto ora rischia di trasformarsi una squadra di congiurati assai pericolosa.
Come potete leggere nell'intervista che pubblichiamo oggi a Roberto Calderoli, nel Pd sarebbero più di una quarantina i senatori tentati di votare la riforma del Senato messa a punto dall'ex ministro leghista.
Ora, può darsi che il dentista padano esageri e i quaranta siano di meno, ma dopo quel che è successo in commissione e cioè la bocciatura della proposta di maggioranza e l'approvazione dell'ordine del giorno dell'opposizione, sulla fronda anti Renzi dentro il suo stesso partito c'è poco da scherzare.
à vero, alla fine il presidente del Consiglio minacciando le dimissioni è comunque riuscito a strappare un primo sì alla sua riforma (grazie anche al soccorso di Forza Italia),ma l'ostacolo incontrato al Senato è un'avvisaglia di quel che potrebbe succedere in futuro.
Del resto c'è poco da stupirsi: avendo fatto della velocità il suo tratto distintivo, Renzi non ha prestato attenzione ai molti che ha urtato. Il che potrà anche renderlo simpatico a una parte dell'elettorato, che proprio per questa caratteristica di non andar troppo per il sottile lo guarda con favore, ma allo stesso tempo ha fatto lievitare il numero di quelli che aspettano divederlo ruzzolare.
Tra questi, in prima fila, di sicuro c'è Susanna Camusso, che dal palco del congresso Cgil, ha tirato contro l'ex sindaco una bordata micidiale, accusandolo di essere antidemocratico. Tuttavia la leader del sindacato rosso la sua battaglia anti premier la conduce alla luce del sole,mentre altri lavorano invece nell'ombra, unendo le proprie forze a chi dentro il Pd sogna di rottamare il rottamatore.
I nemici principali ovviamente sono gli alti papaveri dello Stato, che dalla sera alla mattina si sono visti togliere soldi e potere. Il taglio degli stipendi - per quanto a rischio di essere revocato da una sentenza della magistratura - ha disturbato non poco i burocrati pubblici, così come lo sconvolgimento di uffici e procedure, messi in discussione senza troppi complimenti.
Ovvio, per ora l'apparato dei ministeri finge di assecondare il cambiamento, ma l'apparenza inganna: dietro i sorrisi si nasconde la voglia di regolare i conti prima possibile. Se da un lato la forza di Renzi sembra travolgere ogni resistenza, dall'altro si capisce che i fronti aperti sono troppi e c'è il rischio che in breve l'offensiva del presidente del Consiglio contro una struttura lenta e inefficiente si riveli una disfatta.
Come dimenticare infatti che oltre ai capi di gabinetto e di dipartimento,nel mirino ci sono il Consiglio di Stato, la Ragioneria generale, i Tar, Eurostat, gli uffici di Camera e Senato che devono vidimare le scelte del governo, ossia i centri veri del potere in questo Paese. Renzi ha dichiarato guerra a tutti o a quasi tutti, e contro di lui si potrebbe presto saldare un'operazione a tenaglia da cui rischia di uscire stritolato.
Perché è vero che le guerre si vincono sorprendendo il nemico con la velocità , ma a volte spingendosi troppo in là si rischia di rimanere isolati. Soprattutto se la legge elettorale maggioritaria e con le liste bloccate che dovrebbe dare forza al premier ancora non c'è e, se si va ad elezioni anticipate, si deve tornare al vecchio proporzionale che tanto piace a partitini e correnti.
Una cosa comunque è certa: dentro il Pd già si accettano scommesse sulla durata dell'esecutivo. In dieci settimane il presidente del Consiglio ha sventolato le dimissioni un paio di volte. Alla prossima qualcuno potrebbe accettarle.





