NON È PIÙ TUTTO SANT-ORO QUELLO CHE LUCCICA - “SERVIZIO PUBBLICO” CONTINUA A PERDERE ASCOLTI: TROPPA CONCORRENZA E POCO CAIMANO

Laura Rio per "il Giornale"

Anche la barriera del 7 per cento è stata abbattuta. Pare un bollettino di guerra, ma quando c'è di mezzo Michele Santoro, non si possono non registrare le perdite sul campo.

L'altra sera Servizio Pubblico è sceso al 6,91 per cento di share con un milione 537mila spettatori. Il più basso ascolto da quando il giornalista ha portato il suo talk su La7, ancor meno della scorsa settimana quando l'asticella dell'Auditel si era fermata al 7,09. Lo ribadiamo: il generale Santoro è ben lontano dalla débâcle.

Non è una caduta rovinosa, si tratta di pochi decimi percentuali, ma comunque i risultati sono lontanissimi da quelli dei tempi di Raidue (20-25 per cento di share) o anche da quelli delle passate stagioni su La7. E, soprattutto, l'erosione pare inarrestabile: già mezzo milione di spettatori si sono persi per strada rispetto allo scorso anno.

Per ora, i numeri sono ancora lusinghieri per una rete come quella di Cairo e, in generale, rispetto alle altre trasmissione di approfondimento in onda (la Gruber, appena prima di lui, giovedì ha fatto più spettatori). Però, quando uno è un generale sempre pronto a mettersi alla testa delle truppe, un guru, un riferimento per una certa sinistra, nonché l'inventore del genere, non è facile accomodarsi in trincea, anche dal punto di vista psicologico, insieme agli allievi ufficiali.

Ulteriore mazzata di questi giorni: la decisione di Grillo di accettare di farsi intervistare dal collega-amico-nemico Mentana (ieri in seconda serata). Uno smacco per Santoro che da sempre insegue il leader pentastellato: sperava di averlo nel suo studio nelle prossime puntate. Un'iniezione di vitalità e di ascolti, invece, per i programmi del direttore del TgLa7.

A mettere la sordina a Servizio pubblico concorrono diversi fattori: la stanchezza del pubblico nei riguardi dei talk politici, la concorrenza di una fiction dai risultati impressionanti come Don Matteo, la perdita di appeal della liturgia Santoro-Travaglio ormai stantia, la mancanza del bersaglio più illustre: Berlusconi.

Mica facile sparare contro Renzi, almeno per ora... L'altra sera faceva un certo effetto vedere seduto in studio Massimo Giletti, che certo non è un campione della televisione aggressiva. E davano un senso di déjà vù i reportage visti decine di volte sugli sprechi pubblici, gli ospedali mai finiti e quelli che non funzionano. E che dire della solita letterina di Travaglio (nei panni della «pitonessa» Santanchè) che stavolta non faceva neppure ridere...

Chissà se, a questo punto, il patron Cairo - che ragiona solo in termini di business - sta facendo due conti. Intanto Santoro ha già perso i compensi aggiuntivi rispetto al minimo garantito che, in base al contratto, è fissato al 10 per cento di share (per Mentana e il suo Tg è stabilito al 7 per cento). In sostanza le puntate di Servizio pubblico (realizzato interamente dalla società di produzione del giornalista) che superano quella soglia, incassano di più. In caso di discesa sotto il 10 per cento, nulla cambia rispetto al compenso fissato. Però con uno come Cairo non si sa mai, e chissà cosa potrebbe accadere in fase di rinnovo contrattuale...

 

 

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