harrison ford indiana jones

OCCHIO ALLA SCIATICA, INDIANA JONES - A QUASI 79 ANNI HARRISON FORD ENTRA PER LA QUINTA VOLTA NEI PANNI DELL'ARCHEOLOGO PIÙ FAMOSO DELLA STORIA DEL CINEMA: "SE SOLO AVESSI 10 ANNI IN MENO… MA NON LI HO, QUINDI ME NE FACCIO UNA RAGIONE. ALMENO NON MI FANNO MORIRE COME ACCADUTO A IAN SOLO NELLA NUOVA TRILOGIA DI 'STAR WARS'. ANCORA OGGI NON OTTENGO ALCUNE PARTI PER I DUE RUOLI CHE HO SEMPRE FATTO IN CARRIERA. MA SAREI UN FOLLE SE..."

Andrea Carugati per "La Stampa"

 

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«L'unica cosa certa è che Indiana Jones non morirà come accaduto recentemente a Ian Solo nella nuova trilogia di Star Wars. Su questo ci potete scommettere». Parola di Harrison Ford, che è appena entrato per la quinta volta nei panni dell'archeologo più famoso della storia del cinema.

 

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La sua battuta svela almeno due cose: Ford, uomo schietto e diretto, non ha gradito la scelta dei produttori della nuova trilogia stellare, che lo hanno fatto fuori senza troppi riguardi dall'altra saga che lo ha reso famoso. E poi che il suo ruolo nel nuovo film su Indiana Jones sarà importante e non di appoggio a nuove generazioni di attori, come invece temuto dai fan.

 

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Le riprese del nuovo capitolo, la cui gestazione è stata molto complicata, iniziano la settimana prossima negli studi Pinewood fuori Londra e prevedono una tappa a Segesta, in Sicilia, nel mese di luglio.

 

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Questo set va a chiudere una storia che risale al 1981, quando Steven Spielberg e George Lucas si inventarono questo archeologo avventuriero, animato ma un po' cialtrone, abile con la frusta, ma terrorizzato dai serpenti, che ha fatto sognare e divertire generazioni di spettatori.

 

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Il progetto era stato annunciato nel 2016 e Ford aveva ammesso le difficoltà: «Non è stato un film facile da mettere insieme e ci voleva anche la storia giusta. Abbiamo avuto alcuni problemi con la sceneggiatura, con la programmazione delle riprese (complicata anche dalla pandemia, ndr) e volevamo essere all'altezza degli altri capitoli. È stato complicato, ma pensiamo di esserci riusciti».

 

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Tanto complicato che Steven Spielberg ha abbandonato la regia, lasciandola a James Mangold, reduce dai successi di Ford vs. Ferrari, Logan e Deadpool. La motivazione ufficiale del regista di Salvate il soldato Ryan, Schindler's List, E.T. e decine di altri film che hanno fatto storia, è nobile: «È giusto lasciare ai giovani talenti la frusta di Indiana, così che possano portare la loro prospettiva sullo schermo».

 

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Si immagina un po' di malinconia per la sua creatura, alla quale continua però a partecipare come co-produttore. Nessun ripensamento per Harrison Ford che con Indiana Jones ha sempre avuto un rapporto d'amore e d'odio. Ford è uno dei pochi attori al mondo ad avere interpretato due personaggi tra i più iconici della storia del cinema hollywoodiano: sarà dunque sempre e per sempre Indiana Jones e Ian Solo, personaggi grazie ai quali ha ottenuto il successo planetario, la ricchezza e la fama, ma che gli hanno impedito di avere ruoli che gli potessero valere un Oscar.

 

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«Sono entrato in questo business per fare soldi, per guadagnare e potermi mantenere. È il mio lavoro creare utili alla casa cinematografica che mi ha assunto. Ed è il mio lavoro fare di tutto perché un film abbia successo. Non mi sono mai preoccupato di essere incastrato a vita in un personaggio, anche se poi è accaduto. Ho sempre e solo cercato di essere professionale e di fare al meglio il lavoro per cui ero pagato. Non mi sono mai pentito di quelle scelte e tutto sommato penso sia andata molto bene».

 

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L'attore ha 78 anni ma non ha perso l'ardore che lo ha sempre contraddistinto: «Non credo sarò più il protagonista di una commedia romantica. A volte leggo una sceneggiatura e mi capita di pensare che sarebbe perfetta se solo avessi dieci anni in meno, ma non li ho, quindi me ne faccio una ragione. A me piace il processo di creazione di un film. Lo trovo affascinante. Mi piace immaginare, spaziare. Adoro usare la mia fantasia e spero che questo aspetto non si sopisca mai e stia con me per sempre. Sono fortunato a potere fare ancora questo lavoro. È magnifico. E poi stiamo parlando di Indiana Jones. Ha significato molto per me».

 

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Non solo gioie: «Ho capito subito che dopo Indiana Jones certe cose non le avrei potute fare; ancora oggi, a volte, non ottengo la parte per questo bagaglio che mi porto dietro, ma per quanto mi possa infastidire, sono grato di avere avuto la fortuna che ho avuto e sarei un folle a rinnegare il mio passato».

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