CICCIO? TI FACCIO PICCOLO COSÌ! - PAUROSA STRONCATURA DEL NUOVO LIBRO DI FRANCESCO PICCOLO, UN PARAGURISSIMO CHE LO FA BENISSIMO…

Elisabetta Ambrosi per Il Fattoquotidiano

Houston ho un problema. Come faccio a perseverare nel mio successo, evitando che quelli per cui lavoro - editori, programmi tv, registi - prima o poi scoprano la verità: e cioè che io, lo scrittore, non lo potrei fare, perché sono privo di senso del tragico?

Idea. Lo dichiaro, lo sbandiero, scrivo un auto-pamphlettone generazionale, dove dimostro che ogni evento della mia vita ha confermato, ovviamente mio malgrado, ciò che io ho sempre saputo: sono un superficiale, me ne impippo del mondo, che ci posso fare?

Anzi, meglio: col pamphlettone servo loro, quelli ricchi e di sinistra, la mia filosofia del "machesaramai". Quella per cui chi si impegna, e si sbatte, per cambiare il mondo ha torto. E finisce pure malissimo, come dimostro con abbondanza di citazioni letterarie.

Insomma, il libro che cercavano da anni per buttarsi a corpo libero nel saccheggio, come già fanno, ma senza sensi di colpa di sorta. Se loro si identificano, il gioco è fatto. E io con il mio Il desiderio di essere come tutti ci vinco, di sicuro, il premio Strega.

Tappa numero uno: trovare la figura archetipica dalla quale tutto dipende: mia madre, che quando girava il colera a Napoli mi fece un brutto scherzetto, mettendomi del guttalax nel latte e marchiandomi per sempre a fuoco con la sua superficialità. Insomma io non ho peccati: è lei che mi ha privato per sempre della percezione della tragedia. Così, finalmente liberato, mi sono goduto i giorni del terremoto dell'Irpinia, "i più belli della mia vita", e pure l'11 settembre.

Tappa numero due: rendere epica la mia infanzia, spiegando che il tentativo di essere di sinistra io, comunque, l'ho fatto. Posso dire che sono diventato comunista col gol di Sparwasser nella partita tra le due Germanie il 22 giugno del 1974 (scommetto che Fazio quando presenta il libro la fa vedere).

E poi racconto la mia adolescenza difficile, tra i miei amici che mi chiamavano "borghese di merda" perché ero ricco, mio padre - di destra - che mi insultava perché mi sforzavo di essere comunista, le ragazze che mi davano schiaffi perché io già provavo un'irresistibile attrazione verso lo yuppismo degli Ottanta. Ma mica è colpa mia se la commessa quel giorno, decise di incartare il peluche con la carta rosa: "Non ne fui contento. Ma era andata così". Checcevoifa .

Terza e fondamentale tappa. Parlare di politica, sì, ma in modo da confermare che ciò che ero andava benone. Ero attratto dal compromesso nella vita? E allora racconto di Moro e di come saltò il compromesso storico. Volevo soprattutto cazzeggiare? E allora spiego che sì, Berlinguer aveva idee meravigliose, ma io tendevo al godimento craxiano. Non avevo scelta, più lui si infognava nella sua etica della convinzione più io mio buttavo nell'opposto, e quando quel giorno a Verona lo fischiarono ho capito che più sei puro più sei sconfitto.

E dunque Enrico ti volevo bene, però il tuo funerale me lo sono visto in tv. E poi, la partita con Berlusconi. Questa me la devo giocare bene, non è che a quelli gli posso dire subito Silvio I love you, tanto più che ho lavorato al Caimano, poi chi lo sente Nanni. Idea, uso una donna, mia moglie. Dopo mia madre, ne faccio l'incarnazione della mia filosofia dell'infischio, di quel piegarsi "infinitamente più virtuoso e utile del non piegarsi".

Nel libro lei è solo "Chesaramai", e mi invento che decido di sposarla quando Bertinotti - finalmente! - fa cadere Prodi, così ho potuto cestinare l'etica dei principi. Ho avuto un dubbio quando ho conosciuto D'Avanzo, ma ora lui non c'è più e il dubbio m'è passato.

Finalmente posso dirlo: basta appelli contro il nano, indignazione, tutta quella energia spesa per parlare della sua vita privata, "soprattutto processi e condanne". E poi diciamolo: anche io ho sperato vincesse Berlusconi per condonare quel soppalchino. E quanto sarebbe meglio che Bersani, come gli ho visto fare, si girasse di più a guardare il culo alle ragazze!

Insomma, la purezza non fa per me. E neanche per voi. Perché la domanda del libro non è quella - Fazio hai capito male - "Si può essere felici se il mondo non ti piace?", ma proprio il contrario, "si può essere felici mentre gli altri sono infelici?". E se uno è diventato ricco e famoso sotto Berlusconi mica può dire di no. Insomma, questa mela, me la sono guadagnata sì o no?

 

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