
IL PINO SI E’ AMMOSCIATO: “HO TIRATO UN FRENO ALLA PASSIONE DOPO CHE UN MIO AMICO MORI’ DI AIDS, NELLE MIE RELAZIONI C’È POCO EROS, FACCIO FATICA ANCHE A SPOGLIARMI” – PINO STRABIOLI SI RACCONTA, DA QUANDO ERA "UN PUNK CON LA CRESTA", CHE FREQUENTAVA LE COMUNI E SI FACEVA LE CANNE ALLA POLEMICA PER IL SUO PROGRAMMA SUI LIBRI, "IL CAFFÈ DI RAI1", RIMOSSO DAI PALINSESTI DELLA PROSSIMA STAGIONE: “LAVORO IN RAI DA 32 ANNI. SUI SOCIAL HO RICEVUTO COMMENTI INQUALIFICABILI: SCRIVONO CHE MI HANNO FATTO FUORI PERCHÉ, DICONO, “SONO DI SINISTRA E OMOSESSUALE”, COME SE FOSSERO DELLE COLPE" – L'ODORE DI URINA DI GATTO A CASA DI DARIO BELLEZZA E QUANDO ALDO BUSI DISSE CHE IL SUO COGNOME GLI RICORDAVA UN TIPO DI PASTA…
Roberta Scorranese per il “Corriere della Sera” - Estratti
Pino Strabioli, si avvicina la serata di premiazione dello Strega, è pronto?
«Quest’anno non ci sarà Geppi Cucciari».
Scomoda?
«No, motivi di lavoro. E un po’ mi spiace, perché con lei c’è danza teatrale, ci capiamo».
La famosa edizione con la gaffe di Sangiuliano?
«Non c’ero. Spero solo che quest’anno il ministro Giuli ci sia».
(…)
L’ultimo è un pilastro della formazione di molti. Aldo Busi lo ha mai incontrato?
«Sì, e mi trattò malissimo. Disse che il mio cognome gli ricordava un tipo di pasta».
Si offese?
«No, amo le intelligenze feroci».
Un esempio?
«Paolo Poli. Il mio faro, la mia guida nel teatro e nella vita. Poche cose non lo annoiavano e quando perdeva la pazienza sospirava: “Solo Dante mi capisce”».
Anche Paolo Villaggio non scherzava.
«Cattivissimo. Eravamo sul palco dello spettacolo Mi piacerebbe tanto non andare al mio funerale e lui a un certo punto, fuori copione, urlò: “Madre Teresa era una persona orrenda”. E poi uscì di scena. Più tardi gli chiesi perché avesse fatto quella sparata e lui, tranquillamente: “Dovevo andare in bagno”».
(...)
Ma il suo programma, il Caffè di Rai1, non compare nei palinsesti della prossima stagione. Che cosa sta succedendo?
«Sono amareggiato, ma non amo lo scontro. Lavoro in Rai da 32 anni e mi dispiacerebbe non restare in questa “casa del servizio pubblico”».
Che cosa la amareggia?
«Il fatto che una delle pochissime trasmissioni che parlano di libri — peraltro un programma alla sesta edizione, con ottimi ascolti, costi irrisori e senza ospiti a pagamento — non venga presa in considerazione. Ma non c’è soltanto questo».
Dica.
«Sui social ho ricevuto commenti inqualificabili: scrivono che mi hanno fatto fuori perché, dicono, “sono di sinistra e omosessuale”, come se fossero delle colpe. A fronte di questo piccolo gruppo di odiatori, c’è stato un enorme sostegno in favore della trasmissione, cosa che mi riempie di gioia».
Come vive la sessualità?
«In modo tormentato. Avevo vent’anni quando un carissimo amico morì di Hiv e da allora è come se avessi tirato il freno alla passione».
Relazioni importanti?
«Due. Ma molto cerebrali, con pochissimo eros. Forse sono sempre stato attratto da personalità magnetiche perché, inconsapevolmente, vivo le grandi passioni per delega. Mio fratello psicanalista ci scriverebbe un trattato».
Ha mai amato una donna?
«No».
(…)
«Alla fine degli Anni 70 mi feci crescere i capelli, vestivo punk, con la cresta, cominciai a frequentare le comuni, a farmi le prime canne».
(...)
Il teatro.
«La mia casa. Da bambino parlavo da solo. I miei capirono presto che stavo recitando. Vidi il primo spettacolo al Teatro Mancinelli di Orvieto e pensare che oggi quel teatro lo dirigo io, be’, è una soddisfazione. Volevo fare l’attore sin da piccolo: costringevo la mia povera mamma a comprare tende usate per cucirmi giacche bizzarre».
Che rapporto ha oggi con il suo corpo?
«Difficile. Faccio fatica anche a spogliarmi, sono un uomo complicato».
Franca Valeri.
«Immensa. Un ricordo nitido di lei. Si avvicinava ai cento anni, stava male. Andai a trovarla, le chiesi “Come stai?”.Mi rispose “Sto aggrappata alla vita”. Commisi l’errore di ribattere “Franca, ma tu sei eterna”. E lei, con un’eleganza senza fine, rispose: “Forse, Pinetto bello, ma io non ci sarò”».
Come se lo immagina l’aldilà?
«Non ci sarò. Appunto».
Prega?
«Entro nelle chiese. Non so nemmeno perché, che cosa cerco. Mi faccio il segno della croce, parlo con i preti di Roma. Come se fossi sulle tracce di qualcosa che non so».
Che cosa le dicono i preti?
« “Entra, qui c’è Gesù”. Così ogni tanto quando passo davanti a una di queste chiese di quartiere mi diverto a interrogarli: “Buongiorno padre, oggi Gesù è in casa?”».
La poesia di Roma.
«Ricordo le serate a casa di Dario Bellezza. Versi sublimi e odore di urina di gatto».
Gigi Proietti.
«Se penso a lui mi vengono in mente tavole, tavolacce da palcoscenico, amava sentire lo scricchiolio del legno. Gigi era materico, era carne viva».
Sandra Milo.
«Mi ricevette a letto».
In che senso?
«Ero giovanissimo, scrivevo per un giornale e mi pagavano pure. Le telefonai, presi appuntamento per un’intervista. Mi fece entrare in un piccolo appartamento, ma lei non c’era, sentivo la sua voce. Capii: era a letto, con una vestaglia meravigliosa, i capelli sciolti e continuava a ripassarsi il rossetto. Fellini puro».
Ornella Vanoni.
«Una grande amica e una grande interprete. Fui io, nella storica puntata della serie Rai In arte a farle dire “Mi servirebbe una badante che rolli le canne”».
(...)
Un aneddoto su Paolo Poli.
«Va bene. Una sera, a una cena con signore ingioiellate e dall’aria saccente non si trattenne più: “Signora”, disse, “alla nostra età dobbiamo fare i bravi sennò non ci mozzicano più il sedere”».
Un ricordo di Gassman.
«Lo incontrai per la prima volta in Campidoglio e per me fu come incontrare Marco Aurelio. Oggi sono amico di Alessandro, suo figlio, e della moglie di lui Sabrina».
Raffaella Carrà.
«Non è stata solo una grande artista, ma anche una donna che ha contribuito non poco a liberare i costumi sessuali grazie alle sue canzoni. Un artista deve essere anche questo».
Mina.
«Con la complicità del figlio Massimiliano realizzai un bellissimo speciale a lei dedicato. Vede, io non sono soltanto quello che ha fatto Unomattina trent’anni fa. Con gli speciali, i documentari e le serie dedicate ai grandi artisti, penso di aver contribuito alla nascita di una memoria storica in azienda».
eleonora daniele pino strabioli
Che cosa chiede alla Rai?
«Non voglio contrattoni, a me basta quel poco che guadagno, ma voglio uno spazio mio dove poter esprimere quello che sono e in questa intervista affiora che qualcosa, in vita mia, l’ho fatta».
pino strabioli
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geppi cucciari pino strabioli
pino strabioli, paola barale, alba parietti e beatrice iannozzi ph martina salvato
pino strabioli gabriella fagno fausto bertinotti ph martina salvato
santino fiorillo, angelo sugamosto e pino strabioli ph martina salvato
pino strabioli foto di bacco
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