
PIPPO BAUDO, L’ULTIMO DEMOCRISTIANO – DAGLI ESORDI NELLA RAI DI FANFANI AI LITIGI CON IL PSI, IL PRESENTATORE HA INCARNATO L’INTRECCIO DI POTERE, SPETTACOLO E TV – FILIPPO CECCARELLI: “HA MANIFESTATO SORVEGLIATA APERTURA SOCIALE, RISPETTO PER IL MONDO DELLA CULTURA, MA SOPRATTUTTO CAPACITÀ DI ARROTONDARE OGNI ANGOLO, RIMUOVERE QUALSIASI INGOMBRO, RICICLARE QUALUNQUE SCORIA” – “FIERAMENTE LITIGÒ CON COSSIGA: ‘MAMMA CHIAMA, PICCIOTTO RISPONDE’ FU LA GRAZIOSA ALLUSIONE DELL’ALLORA PRESIDENTE. IN SEGUITO, DA BUONI DEMOCRISTI, SI SCAMBIARONO IL SEGNO DELLA PACE...” – VIDEO
Estratto dell’articolo di Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”
giulio andreotti e pippo baudo
Il giorno dopo viene spontaneo tenerla alta e quindi con la dovuta solennità collocare Pippo Baudo all’interno della storia politica italiana. Così lo si può agevolmente designare come sintesi culturale, maschera antropologica e matura incarnazione in purezza della Prima Repubblica, intesa come intreccio di potere, spettacolo e tv, a loro volta generatori di senso, giudizio, misura, codici, modelli, credenze, insomma tutto.
Questo per tanti anni; per altrettanti, lungo il tempo di una generazione, Pippo Baudo è rimasto qui (e lì) a dimostrare che se l’esperienza storica della Democrazia cristiana si era definitivamente esaurita, non per questo avevano smesso di esistere i democristiani.
Sopravvissuto eroico e patetico, campione di quel fascinoso orientamento sentimentale e cinico che forse solo in Alberto Sordi si era manifestato al massimo dell’immedesimazione che attira a sé la medietas, specie se opaca e alla portata di tutti.
In estrema sintesi: sorvegliata apertura sociale, rispetto per il mondo della cultura, ma soprattutto capacità di arrotondare ogni angolo, rimuovere qualsiasi ingombro, riciclare qualunque scoria.
Si può aggiungere, pensando a “Pippo” (come Mazzini, come Dossetti): furbizia e slancio, altruismo e arroganza, televendite, vocazione patronale, supposti figli segreti, pentimenti, patteggiamenti, fidanzamenti, separazioni, guarigioni, allocuzioni, ubiquità avvincente per cui lo si è visto in smoking, ma anche disteso seminudo sul lettino da massaggio e addirittura con la corona in testa, così come ha accolto metalmeccanici e ginocchiate di Appignani, i mafiosi gli hanno fatto esplodere la villa, venne coinvolto da Benigni nel crudele rito testicolare dello “sventra-papere” e si è fatto il trapianto di capelli quando il Cavaliere nemmeno se lo sognava.
francesco cossiga da pippo baudo a domenica in
Una fantasia metodica però anche sfrenata e attaccabrighe, come quando in un travagliato programma incautamente disposto in tandem con Bruno Vespa per il 150° dell’Unità d’Italia Pippo s’impuntò a favore di un balletto di ragazze in camicia nera – ma il suo partner si oppose, una delle sue più rare disdette.
[…]
Una democristianitudine esistenziale, consustanziale e quintessenziale che, senza bisogno di patenti, trovava forma nella conduzione cosiddetta “nazional-popolare”.
Là dove l’impegnativa espressione, avventatamente utilizzata dall’allora presidente craxiano Rai Manca, non solo mise Baudo in condizione di tener testa all’arrembante tele-berlusconismo delle merci e dei consumi, ma anche di esercitare quell’arte combinatoria entro cui si risolveva l’eterno conflitto tra apparenza e sostanza, forma e contenuto.
PIPPO BAUDO - GIULIO ANDREOTTI
[…] Pippo Baudo esordì nella Rai fanfaniana di Bernabei, maturò in quella demitiana di Biagione Agnes e regnò praticamente incontrastato scoprendo, fra mille e mille, anche quel Beppe Grillo che a tempo debito gettò tra le gambe di Bettino autorizzandogli la memorabile barzelletta sui cinesi che essendo tutti socialisti a chi rubavano?
Poi si scocciò e scelse di lavorare nelle reti di Berlusconi, ma si trovò male e mollò il Cavaliere, lasciandogli in pegno un intero palazzo al Circo Massimo, per tornare in Rai, categoria Mostri sacri.
Da qui, quando stava per venire giù tutto, fieramente litigò con Cossiga: “Mamma chiama, picciotto risponde” fu la graziosa allusione dell’allora presidente. In seguito, da buoni democristi, si scambiarono il segno della pace, e meglio tardi che mai fu testimonial dell’esperimento Democrazia europea con D’Antoni, Zecchino e Andreotti.
marisa laurito giulio andreotti pippo baudo
Dopo di che, seguitando a semplificare, si può dire che Pippobaudo, ormai vocalizzato in un’unica parola, costituì la frontiera ultima del centrosinistra, virtuale candidato a tutto, Camera, Senato, Strasburgo, sindaco di Spoleto e di Catania, presidente della Rai e della Sicilia.
Avveduto, ha sempre detto no. Forse gli bastava, forse no, che Alfonso Signorini si proclamasse “figlio di Pippo Baudo”, o che Renzi annunciasse: “Ho sempre voluto fare il PippoBaudo”. In realtà ne nasce uno ogni secolo, e quando muore la memoria s’inchina perplessa come dinanzi a un evento della storia che segna un prima e un poi.
maurizio costanzo intervista pippo baudo nel 2018
pippo baudo (1)