orgia suburra censurata

MA E’ “SUBURRA” O “GOMORRA” ALLA CORATELLA? - POSSIBILE CHE LA RAPPRESENTAZIONE DELL’ITALIA SIA SOLO CON COCAINA E MALAVITA (POSSIBILMENTE IN DIALETTO)? - “SUBURRA”, PRIMA PRODUZIONE NOSTRANA SU NETFLIX, E’ RIMASTA NEGLI STEREOTIPI CON CUI VENDIAMO ALL’ESTERO LA NOSTRA DISGRAZIATA IMMAGINE

suburra la serie 9

Francesco Borgonovo per “la Verità”

 

Siamo un Paese ammalato di Gomorrea, un morbo insidioso che colpisce scrittori, registi e produttori cinematografici. Chi lo contrae diviene preda di un bisogno feroce: deve per forza realizzare un film, una serie televisiva, un documentario, un programma o - se proprio si mette male - un libro sulla criminalità organizzata, possibilmente con personaggi che si esprimano in vernacolo. Abbiamo avuto, appunto, Gomorra, prima libro poi film poi serie di enorme successo a livello mondiale.

 

suburra la serie 8

Probabile che avremo anche i figli di Gomorra: Roberto Saviano ha sfornato due romanzi (il secondo, Bacio feroce, esce oggi) su una banda di giovani criminali napoletani, praticamente la serie tv è già scritta. Poco prima c'è stato Romanzo criminale, all' inizio libro poi film poi serie tv. Gli attori parlavano in romanesco e non in napoletano, l'ambientazione storica era diversa, ma le sparatorie, le trame malavitose e i maneggi politici c' erano tutti. E adesso ecco che arriva Suburra. Solita trafila: prima libro poi film poi serie.

 

A voler essere severi, potremmo considerarla un abile miscuglio dei vari predecessori: un po' Gomorra, un po' Romanzo criminale. Non a caso, la regia è affidata a un signor professionista, cioè Michele Placido. Uno che alla malavita di celluloide ha consacrato la carriera. Divenuto famoso con la fiction La piovra (indimenticata pietra miliare del genere), è poi passato dietro la macchina da presa per girare Romanzo criminale (il film) e poi Vallanzasca - Gli angeli del male, altro lungometraggio criminoso con cadenza milanese.

 

Suburra by Placido

Sempre per fare i perfidi, potremmo aggiungere che Suburra è un po' più scarica rispetto alle altre opere. Eguagliare Gomorra non era facile, dobbiamo ammetterlo. Non a caso a idearla è stato quel geniaccio di Stefano Sollima, che le ha regalato il suo ritmo, i suoi modi bruschi e sporchi e una patina di fascino hollywoodiano così sottile da non risultare ridicola.

 

A Suburra queste qualità mancano. La storia è un po' più debole, qualche personaggio è un po' stereotipato (nonostante la bravura di Alessandro Borghi, Aureliano Adami sembra uscito direttamente da Trainspotting). Insomma, sembra una Gomorra di serie B. Ed è un vero peccato. Soprattutto perché è la prima grande produzione italiana realizzata da Netflix, un colosso che ha dato vita a successi mondiali come Narcos, tanto per citare un titolo.

 

Suburra by Placido

Insomma, la sensazione è che gli artisti di casa nostra si siano guadagnati il palco più illuminato, ma abbiano offerto una prestazione un po' sottotono. Viene da chiedersi, allora: c'era davvero bisogno di una Gomorrina? Non potevamo proprio escogitare nient' altro? Il sospetto è che, purtroppo, il mercato internazionale ci chieda esattamente questo: malavita, rioni popolari, corruzione. Magari con un pizzico di intrigo vaticano di contorno. Negli ultimi anni, abbiamo mandato in giro solo questo.

 

Agli Oscar ha trionfato La grande bellezza di Paolo Sorrentino: terrazze romane decadenti, un'Italietta lamentosa e arruffona, che cela il culo pezzato sotto giacche firmate.

Lo stesso Sorrentino ha firmato The Young Pope, una produzione in grande stile, con un attore fantastico come Jude Law a interpretare un personaggio riuscitissimo.

 

Eppure siamo rimasti sempre lì: magagne della Chiesa, intrallazzi politici, un Paese macilento. Questo vogliono, gli americani e gli altri: pizza, mandolino, mafia, preti viziosi, rivoltelle. E noi siamo ben felici di darglielo: venghino, signori, che serviamo malavita e corruttele. Altrimenti, in alternativa, un bel piatto di spaghetti al piagnisteo sui migranti (vedi Fuocoammare, premiato a Berlino ma snobbato agli Oscar) o sulle minoranze (i rom di A Ciambra, che concorrerà ai prossimi Academy, casomai non bastassero gli zingari sinti di Suburra).

Suburra by Placido

 

Ora, va bene compiacere il mercato. Va bene pure battere i sentieri conosciuti, se lo si fa con classe. Ma perché ci accontentiamo della nicchia angusta del pregiudizio? Perché non riusciamo ad andare oltre i «misteri di Stato», le mafie e i poveri cristi da Sciuscià 2.0?

 

Gli spagnoli, per dire, lo fanno da tempo. Da qualche anno sfornano film non troppo costosi ma avvincenti e per nulla provinciali. Thriller, drammi, storie di delitti ma anche di banche truffatrici o addirittura drammi carcerari che nemmeno a Los Angeles. I nordici, invece, si sono specializzati nel crime, e ci riempiono di prodotti spesso sopravvalutati. Ma noi perché dobbiamo limitarci al mafiodramma? I talenti li abbiamo.

 

Suburra by Placido

Lorenzo Bianchini, nel 2013, ha girato un film intitolato Oltre il guado. Un horror che prende il meglio di Pupi Avati e dei maestri stranieri del genere. Lo hanno apprezzato nei festival di tutto il pianeta, anche se era girato in un bosco del Friuli Venezia Giulia con due lire. Da Paola Barbato a Luca D'Andrea passando per Eraldo Baldini, abbiamo a disposizione fior di scrittori e sceneggiatori, solo per restare nell' ambito orrorifico. Persino Niccolò Ammaniti ha scritto bei tomi sugli zombie.

 

suburra la serie

Ribadisce una vocina: da noi vogliono la mafia, il vaticano e gli immigrati. E va bene, diamogli pure quelli. Ma con un guizzo, un piglio diverso, meno lamenti e meno rampogne (leggetevi, per dire, Sicilian Comedi di Ottavio Cappellani, lì c' è materiale). C' è vita anche oltre Gomorra, sapete? Solo che, per farla emergere, occorre superare l' autoreferenzialità tipica del nostro milieu culturale, avere il coraggio di abbandonare qualche luogo comune e qualche vezzo pasoliniano di quinta mano. Oltre all' ombelico, abbiamo anche del cervello, qui in Italia.

SUBURRA

Ultimi Dagoreport

de luca schlein guerini decaro

DAGOREPORT: SINISTR-ELLY COLTELLI! LA SCHLEIN PENSA DI IMBRIGLIARE LA MINORANZA RIFORMISTA CON UN CONGRESSO DOPO LE REGIONALI DI AUTUNNO, MA NON FA I CONTI CON LA REALTÀ DEL CORPACCIONE DEM. PIÙ DELLA METÀ DEGLI ISCRITTI AL PD, INFATTI, HA UN ORIENTAMENTO RIFORMISTA, DIVERSO DA QUELLO DELLA ATTUALE SEGRETARIA E MOLTI ESPONENTI DI PESO DEL PARTITO SONO SCHIERATI SU POSIZIONI A LEI AVVERSE, A INIZIARE DA VINCENZO DE LUCA, CHE TUONA: “NON CONSENTIREMO CHE LA CAMPANIA TORNI NELLA PALUDE NELLA QUALE ERA DIECI ANNI FA”. IL CONGRESSO PER ELLY PUÒ DIVENTARE UNA ROULETTE RUSSA IN CUI RISCHIA DI SPACCARE IL PARTITO...

giorgia meloni - matteo salvini - meme by edoardo baraldi

DAGOREPORT - IL DIVORZIO TRA SALVINI E MELONI È SOLO QUESTIONE DI TEMPO: DOPO LE REGIONALI IN AUTUNNO, UNA VOLTA VARATA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, LA ZELIG DELLA GARBATELLA POTREBBE SFANCULARE LA LEGA DAL GOVERNO E COALIZZARSI SOLO CON FORZA ITALIA AL VOTO ANTICIPATO NELLA PRIMAVERA DEL 2026 – LIBERA DALLA ZAVORRA DEL CARROCCIO, MELONI SAREBBE FINALMENTE LIBERA DI AVVICINARSI AL PARTITO POPOLARE EUROPEO – DOPO TIRANA, RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA CON I VOLENTEROSI AL TELEFONO CON TRUMP, LA DUCETTA HA CAPITO DI AVER SBAGLIATO E HA CAMBIATO COPIONE - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PERSO PERO' IL VIZIO, PER RITORNARE SULLA RIBALTA INTERNAZIONALE, DI ''STRUMENTALIZZARE'' PERFINO PAPA LEONE XIV CHE FIN DAL PRIMO GIORNO SI E' DETTO PRONTO AD OSPITARE IL NEGOZIATO TRA RUSSIA E UCRAINA (MA FINCHÉ NON PORTERÀ A CASA LA SUA "VITTORIA", PUTIN NON PUÒ FARE ALTRO CHE SABOTARE OGNI TENTATIVO DI PACE...)

giorgia meloni times musk sunak edi rama

COME AL SOLITO, I GIORNALISTI ITALIANI SI FERMANO AI TITOLI: L’ARTICOLONE DEL “TIMES” SUI LEADER INTERNAZIONALI “TUTTI PAZZI PER LA MELONI” NON È PROPRIO UNA CAREZZA SUL FACCINO DELLA SORA GIORGIA, COME CI VOGLIONO FAR CREDERE “CORRIERE”, “LIBERO” E GLI ALTRI MEGAFONI DELLA FIAMMA MAGICA. ANZI, È PIENO DI FRECCIATONE ALLA THATCHER DE’ NOANTRI, TIPO “L’UMILTÀ BEN PREPARATA” DI FRONTE AL PREMIER ALBANESE EDI RAMA. O LA CHIOSA SULL’INCONTRO CON JD VANCE: “IL FLIRT DELLA 48ENNE ERA SOLO NATURALMENTE SIMPATICO O SI È RESA CONTO CHE RIDENDO DELLE BATTUTE DEGLI UOMINI DI POTERE OTTERRÀ L'ACCORDO COMMERCIALE CHE DESIDERA?” – RICORDA I “THREESOME” E IL PACCO DI GIAMBRUNO, SMONTA LE ORIGINI PROLETARIE DELLA DUCETTA E CHIUDE CITANDO BERLUSCONI: “È UNA PERSONA CON CUI NON SI PUÒ ANDARE D'ACCORDO”. VI SEMBRANO COMPLIMENTI?

giampaolo rossi giorgia meloni silvia calandrelli felice ventura matteo salvini gianfranco zinzilli giancarlo giorgetti

C'È UN NUOVO CAPITOLO NELL'ETERNO SCAZZO MELONI-SALVINI E RIGUARDA LA RAI - NEL CDA DI DOMANI FELICE VENTURA, DIRETTORE DELLE RISORSE UMANE, SARÀ NOMINATO PRESIDENTE DI RAI PUBBLICITÀ - SULLA POLTRONA DELLA CASSAFORTE DEL SERVIZIO PUBBLICO SI È CONSUMATO L'ENNESIMO SCAZZO: L'AD, GIAMPAOLO ROSSI, VOLEVA ISSARE SILVIA CALANDRELLI (NONOSTANTE LA VICINANZA AL PD), OSTEGGIATA PERÒ DALLA LEGA CHE VOLEVA GIANFRANCO ZANZILLI - IL MINISTRO GIORGETTI HA CONVOCATO ROSSI AL MEF (AZIONISTA DELLA RAI) PER IMPORRE IL NOME, MA QUELLO, DI FRONTE AL DIKTAT, HA OPPOSTO UN "ME NE FREGO". E ALLA FINE È STATO TIRATO FUORI DAL CILINDRO IL NOME DI VENTURA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - LE MANOVRE DA "DOTTOR STRANAMORE" DI ELLY SCHLEIN: SFANGARLA AI REFERENDUM, VINCERE IN AUTUNNO IN TUTTE E 6 LE REGIONI CHE ANDRANNO AL VOTO, QUINDI ANDARE AL CONGRESSO ANTICIPATO DEL PD A GENNAIO 2026 PER POI FARSI INCORONARE LEADER DEL CENTROSINISTRA ALLE POLITICHE DEL 2027 (CONTE PERMETTENDO) – A FAVORE DI ELLY GIOCA IL FATTO CHE LA MINORANZA DEM E' FRANTUMATA CON BONACCINI E LO RUSSO TRATTATI DA TRADITORI DELLA CAUSA DEI RIFORMISTI E PICIERNO E GORI GIUDICATI TROPPO EX RENZIANI – NEL CENTRODESTRA GIRA GIÀ LA BATTUTA: “LUNGA VITA AD ELLY SCHLEIN”, CHE RESTA PER "LA STATISTA DELLA GARBATELLA" LA SUA MIGLIORE POLIZZA PER FARSI ALTRI 5 ANNI A PALAZZO CHIGI...

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...