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CIUF CIUF! PASSA IL TRENINO DEI POMPINI A MAGALUF! È IL 'MAMADING', FELLATIO PRATICATE A RASTRELLIERA SU UN ROBUSTO NUMERO DI PARTNER E UN PUBBLICO DI TIFOSI (VIDEO) - NON DIMENTICATE IL BALCONING, SALTARE DI TERRAZZO IN TERRAZZO RISCHIANDO LA VITA, E IL PUBCRAWLING, STRISCIARE DI PUB IN PUB, CIUCCIANDO VODKA DA QUATTRO SOLDI

VIDEO - LE GARE DI POMPINI (MAMADING) A MAGALUF

 

 

 

 

1. PAURA E DELIRIO A MAGALUF

Marco Cicala per "il Venerdì - la Repubblica"

 

punta ballenapunta ballena

Quando pure gli eccessi del secolo in corso vi appassionassero perdutamente, avreste tutto il diritto di non sapere che accidenti siano certe nuove bischerate giovanili chiamate balconing, mamading o pubcrawling. Perciò un glossarietto è d’obbligo. Dicesi balconing la – parecchio dubbia – prodezza di chi per sbruffoneria o scommessa si lanci dal balcone di un hotel alla volta di un balcone prospiciente oppure nella piscina sottostante. Verrebbe da rubricarlo tra gli sport estremi, se non fosse che al grande salto bisogna arrivare rigorosamente dopati. Da alcol o peggio.

a magaluf si fa sesso in stradaa magaluf si fa sesso in strada

 

Altro neologismo, il mamading (anglicizzazione dello spagnolo mamar: succhiare, poppare) è invece la fellatio multipla. Cioè sesso orale praticato a rastrelliera su una robusta quota di partner e davanti a un pubblico di tifosi che incoraggiano l’operazione in delirio. Anche questa attività presenta qualche elemento agonistico, perché viene cronometrata da un giudice arbitro – o comunque si voglia definire quel figuro – e perché in palio c’è un premio, che normalmente consiste in un giro di bevute gratis offerte al concorrente dal bar nel quale si tiene il certamen.

a magaluf droghe e alcol costano pocoa magaluf droghe e alcol costano poco

 

Quanto al pubcrawling (letteralmente, strisciare per pub) non è che una rivisitazione in chiave più razionalizzata e cruda del vecchio andar per osterie. La differenza è che qui si paga un forfait anticipato per trincare a volontà in un tot di pub consorziati, e l’obiettivo è darci dentro ino all’autospegnimento. Oltre a una certa concezione dell’esistere, ad accomunare queste smodatezze c’è un luogo geografico, che si chiama Magaluf e sta a una decina di minuti da Palma di Maiorca.

 

towie stars  pull out of magaluftowie stars pull out of magaluf

Quattromila abitanti fuori stagione, oltre ventimila d’estate, Magaluf non ha l’esclusiva di simili mattane – ormai quasi routinarie in diverse stazioni balneari – ma ha finito per diventarne giocoforza la località eponima. Da queste parti il balconing cominciò a raccogliere volontari cinque o sei anni fa. Da allora, seppur con gli inevitabili alti e bassi, non passa estate che non ci scappino morti o ricoveri d’urgenza per lesioni al midollo, trauma cranico, fratture assortite.

 

Data cerniera del mamading fu invece il luglio 2014, quando – per un pugno di cocktail – una diciottenne irlandese elargì fellazioni a 23 avventori di un pub nel tempo record di due minuti e trenta secondi. L’exploit fu naturalmente consegnato alla posterità dagli smartphone e sul web divenne, almeno per alcuni, una di quelle cliccate a cui è irrealistico resistere.

towie star  s pull out of magaluftowie star s pull out of magaluf

 

Vi raccontano Magaluf come una Sodoma balneare. Ma più che una mecca del vizio, la diresti un supermarket dello svacco a prezzi da discount. Stracciati, rispetto a quelli della vicina Ibiza. Una pinta di birra, un euro. Quasi tutti i peccati che il posto ha da offrire si sgranano lungo i quattrocento metri in pendio di calle Punta Ballena. È la main street dei pub, dei peep show, dei lupanari, dei laboratori tattoo, degli store alcolici coi lotti di whiskaccio, vodkaccia, tequilaccia, incellophanati a falange in grossi cubi; o i negozietti di souvenir che vendono apribottiglie e portachiavi a forma di fallo, magliette con su scritto Mi piace il cazzo; la fica; le ammucchiate...

 

sesso maiorca magalufsesso maiorca magaluf

Un filo più esoteriche, altre tshirt proclamano: Quanto succede a Magaluf deve restare a Magaluf. Oppure giurano solennemente: Uniti finché vomito non ci separi. Tra i teenager nordeuropei venire qui a deragliare per una settimanella è diventato una specie di rito di passaggio, di prova iniziatica, un’esperienza di quelle che temprano. Se non ti sei tufato almeno una volta nella vita dentro il cerchio di fuoco di Magaluf vuol dire che sei un quaquaraquà.

 

A forgiare questa religione dello sballo sono stati principalmente i britannici, che qui rappresentano il novanta per cento della clientela giovanile e controllano anche un bel po’ del business. Scherzava un commentatore: «Noi inglesi dovremmo smetterla di litigare con gli spagnoli per Gibilterra e avanzare una buona volta rivendicazioni territoriali su Magaluf». Boys and girls arrivano per lo più dalle città operaie, o ex operaie: Manchester, Leeds, Sheield, Liverpool, Bristol...

sesso maiorca magaluf sesso maiorca magaluf

 

Quando i voli diretti delle compagnie low cost li depositano all’aeroporto di Maiorca, sono già ciucchi. In media rimangono sei notti. Impacchettati in formule All Inclusive che stanno all'antico concetto di pensione completa come una 44 Magnum a una pistola a spruzzo. Ci sono hotel che vi sfamano ad libitum per la durata del soggiorno e soprattutto vi dissetano erogando birra e sangria h 24. Con 400 euro puoi farti la vacanza. In loop, te ne resti sbronzo per 144 ore, senza dover proferire una sola parola in spagnolo e spiando inebetito il mare dal balcone. Poi te ne ritorni a Manchester, Leeds, Sheield...

 

tatuaggio carnage magaluftatuaggio carnage magaluf

A Magaluf, il Tutto compreso s’è pappato una discreta fetta dell’offerta alberghiera, ma sta facendo imbufalire un sacco di gente. Baristi e negozianti smadonnano: i turisti non mettono più piede fuori dagli hotel e gli affari languono. «Questo tipo di All Inclusive puoi praticarlo sulle navi da crociera o se ai Caraibi hai un albergo senza niente intorno. Se lo fai qui è concorrenza sleale» sintetizza José Tirado, presidente dell’associazione commercianti.

 

Ritorna da un summit emergenziale a cui hanno preso parte il sindaco, le forze dell’ordine e i rappresentanti del comparto turistico. Si è parlato specialmente di sicurezza. Decidendo, tra l’altro, il divieto di girare nudi e smerciare alcolici per strada tra le 22 e le 8. Tirado sorride nervoso: «La moda di dipingere murales orinando sui muri sembra tramontata. Ma di animaladas, di bestialità, ne inventano sempre di nuove. Una settimana fa due inglesi si sono legati all’uccello le estremità di una corda. E hop! Ci facevano saltare un’amica davanti a tutti. Le pare che si possa continuare così?».

la maglia feticcio del carnage magalufla maglia feticcio del carnage magaluf

 

Vuoi per tentato balconing, vuoi più spesso per risse, schiamazzi o bicchierate che trascolorano in partouze, ogni anno centinaia di esagitati finiscono nella black list che dovrebbe radiarli sine die dagli hotel dell’isola. Ma finora il cartellino rosso non sembra aver indebolito più di tanto il livello di ferinità ambientale. Su bar e alberghi che fomentano el desmadre, le sfrenatezze, pendono multe salatine.

 

Però con le proibizioni bisogna andarci cauti. Sapete com’è, disincentivano l’utenza. Di divieti ne ho già abbastanza a casa mia, ti argomenta il teenager. Se mi alitate sul collo, ci metto un attimo a fare le valigie. In arabo Magaluf voleva dire acqua sporca, quella dei pantani salmastri. Invece il mare è bellissimo. Certo, i ragazzotti se lo godono poco. Tutt’al più durante i cosiddetti Boat party. Che all’incirca funzionano così: se sganciate cinquanta euro, vi caricano in duecento su un barcone e vi portano al largo per tre ore. Il sole manganella e i decibel non ne parliamo.

il paint party a magalufil paint party a magaluf

 

La bumba scorre dall’open bar e, se va bene, magari ci scappa pure l’orgetta. Provo a imbarcarmi su una di queste crociere. Ma procurarsi un biglietto è impensabile se non hai prenotato con buon anticipo. Non essendo stato abbastanza previdente, resto a terra a guardarmi la fila. Ordinatamente incolonnati, sembra che si stiano avviando verso un’ilare deportazione. Uno indossa un costume da fallo, un intero gruppo sale invece a bordo mascherato da banana.

 

magaluf luogo di devastazionemagaluf luogo di devastazione

A Magaluf il tasso di travestitismo goliardico è elevatissimo. Vedi comitive in tenuta da collegiale, da golfista, da tennista anni Settanta – la maglietta Fila di Borg o la Sergio Tacchini di McEnroe. Tre ore dopo mi ripresento al molo per assistere al ritorno del Party boat. Sono le stesse persone di prima, però molte stenti a riconoscerle. Forse hanno sottovalutato le insidie del mix alcol-sole-navigazione, ma è come se la faccia gli fosse stata rimaneggiata da un pittore cubista. Appena a terra, due tizi si abbattono annientati sull’arenile.

 

Un terzo viene condotto via a braccia da due compari che sbarellano peggio di lui. Di giorno a Magaluf succede questo e poco altro. Chi è reduce da notti estreme dorme fino a tardi, poi si mangia una polpetta o un uovo fritto e si ributta nella bolgia. Punta Ballena non si riaccende mai prima dell’una. I neon hanno gli stessi colori dei cocktail e la moltitudine ci striscia in mezzo senz’altro obiettivo apparente che non sia il mero struscio alcolico. Per strada l’apartheid sessuale è abbastanza marcato: salvo occasionali commistioni, maschi e femmine si muovono in branchi distinti.

party pill a magalufparty pill a magaluf

 

Ma egualmente ebbri. Nella notte lanciano in coro alti barriti da stadio. Ciò detto, non siamo nel peggiore bar di Caracas. Benché la crapula di eccitanti possa sempre degenerare in bagarre, l’atmosfera è piuttosto bonacciona. Alla fine, le uniche noie ti vengono dai buttafuori. Detestano i giornalisti. Se ti beccano a prendere appunti o, figuriamoci, a carpire immagini, vieni subito individuato. Ti fotografano col telefonino e diramano l’identikit ai colleghi in zona.

 

vittime delle feste di magalufvittime delle feste di magaluf

Un energumeno allunga la manona sull’obiettivo del fotografo Guido Fuà e gli sbarra la strada a muso duro: Vattene. Non ci piacciono i reporter. Dicono bugie, ringhia in inglese. Inutile fargli notare che a sputtanare le notti di Magaluf – casomai ce ne fosse il bi sogno – non sono stati i cronisti, ma al limite gli scatti rubati con smartphone tipo il suo. «El desmadre è cominciato negli anni Ottanta e da quel dì non si è più fermato. È vero, ogni tanto qualcuno svalvola, ma si tratta di incidenti. Dammi retta, è stata l’amplificazione dei social network a incasinare la faccenda » minimizza Vicente.

 

È l’uomo tuttofare del Mambo’s Terrace, un bar all’aperto ora zeppo di ragazzine svedesi con corone floreali tra i capelli. Ninfe botticelliane: «Festeggiano l’arrivo dell’estate. Tenere, no?» dice Vicente. Anche lui ci ha immediatamente inquadrato come giornalisti, ma per neutralizzarci ha adottato un’altra tattica: ci ha offerto da bere. «Fate tutte le foto che volete. Basta che non ci siano dentro le ragazze».

bar di magalufbar di magaluf

 

Si riferisce alle quattro lapdancer che si contorcono in cima ad altrettante torrette. Il Mambo’s è un concentrato della fauna magalufiana. Ti fai largo tra mangrovie di tatuaggi; facce da balconer fatti e finiti; hipster con cranio rasato, occhiali da nerd e barbe salafite; entraineuses che distribuiscono shottini bomba serviti in comode fiale e sbarbine inglesi agghindate quasi tutte allo stesso modo: capelli platinati allo stremo, short jeans molto scoscesi tra gli inguini, infradito su piedino smaltato, occhi sottolineati da grossi tratti di matita scura. Genere Amy Winehouse buonanima, per capirci.

inglesi in vacanza a magalufinglesi in vacanza a magaluf

 

Nella baraonda, osservo una coppia seminuda in groppa a quell’aggeggio, e mi dico che c’è ancora tanta gente che si diverte un mondo a farsi strapazzare la carcassa dal rodeo meccanico. Sto per annotarlo quando un tizio con barbetta fulva e l’aria assai bevuta mi si siede davanti per issarmi con smoria di sida. Non è un buttafuori, giusto un attaccabrighe. «Che scrivi?» ruggisce. «Niente». «Come, niente». «Una poesia». Alla parola poesia, annuisce intensamente. Poi si alza e se ne va.

per le vie di magalufper le vie di magaluf

 

A Magaluf c’è sempre qualcosa da imparare. Mentre te ne servi, scopri che sopra ogni orinatoio del Mambo’s hanno affisso un’utile tabella sinottica con la traduzione del vocabolo 'fica' in dieci lingue. lingue. Il popolo di Twitter ha molto apprezzato, eleggendo il Mambo’s miglior bar dove pisciare di tutto il litorale. L’impressione è che la fosca reputazione libertina di Magaluf si riduca in buona parte a queste scurrilità carnascialesche.

 

prossima estate da vergogna a magalufprossima estate da vergogna a magaluf

Vuoi scopare? chiede ai passanti un nanerottolo inglese che potrebbe essere mio figlio. Inclinando la testa, allude a tre o quattro signorine est-europee che ciondolano fuori da un pub con espressioni tra l’annoiato e l’affranto. «Niente a che vedere con il racket delle nigeriane. Più che prostitute sono ladre. E schiave. Con ogni sorta di magia le addestrano a depredare i clienti ubriachi» mi viene spiegato. L’aria sa di piastra da hamburger e di gente che ha appena rigettato. Sono gli odori dominanti delle notti magalufiane.

 

L’aroma di canne mi pare pressoché assente. E sembrano destinati a rimanere episodici casi tipo quello del britannico che l'estate scorsa aggredì a morsi alcuni bagnanti, in preda alla foga carnivora della cosiddetta Droga cannibale, ossia la nuova sostanza che manderebbe in pappa i freni inibitori risvegliando l’antropofago giacente in sonno dentro ognuno di noi.

 

drinking games a magalufdrinking games a magaluf

Forse è un’altra di quelle bufale mediatiche che dovrebbero annerire la nomea di Magaluf, ma in realtà ne potenziano il richiamo. È notte alta. Lungo i marciapiedi di Punta Ballena siedono giovanotti sul limitare del coma etilico. Keep calm and see the doctor, datti una calmata e fatti visitare, esorta il cartello di uno fra gli innumerevoli ambulatori privati ad uso esclusivo degli inglesi che costellano la città. È un business succulento pure questo. Ti dicono che qui, per via dei muscolosi interessi in gioco, il modello vacanziero Sex, Booze and Drugs, Sesso-Alcol-Droga, non andrà mai in crisi.

 

il corso di magalufil corso di magaluf

Eppure, bighellonando, qualche segnale di declino lo avverti. A trasmetterlo sono i nuovi baretti chic, gli hotel pluristellati o i club sciscì tipo il Nikki Beach che hanno cominciato a spuntare sul lungomare. Posti dai quali il turista-cannibale gira alla larga. Troppo esosi e perbene. Il maxi-gruppo Meliá ha investito 25 milioni di euro per riqualificare le strutture alberghiere della zona nel senso di una gentrificazione normalizzatrice.

 

per le strade di magalufper le strade di magaluf

«Vede, qui ospitiamo adesso 1.800 persone a tariffa All Inclusive. Ma sono tutte coppie o famiglie. E guardi che pace» esulta il presidente degli albergatori Sebastián Darder nella hall dell’Hotel Mirlos Tordos, di cui è direttore. Non sarà domani, ma per la working class della deboscia potrebbero prepararsi giorni amari. Perché sì, i ragazzacci porteranno pure quattrini, però agli occhi della Grande Correttezza imperante sono brutti, sporchi e cattivi. E in giro cresce la voglia di spazzarli sotto il tappeto. Scommettiamo che andrà a finire così la guerra dei balconing?

 

 

2. L'ISOLA DI KOS: TRA SBARCHI E MOVIDA SPAZZATURA

Matteo Nucci per "il Venerdì"

 

migranti a kos per settimane in attesa dei documentimigranti a kos per settimane in attesa dei documenti

L’allarme lo hanno lanciato i turisti inglesi in vacanza. Il loro stupore di fronte a scene alle quali mai avevano immaginato di assistere fuori dallo schermo di un televisore ha richiamato a Kos cronisti e fotografi e la storia ha fatto il giro del mondo. Perché una cosa è raccontare la tragedia dei profughi in fuga dalle guerre e disposti a tutto pur di raggiungere le coste di Grecia e Italia. E una cosa invece è vederla. E soprattutto vederla quando si è in vacanza.

 

selfie a magalufselfie a magaluf

E semmai raccontarla nel contrasto – inspiegabile agli occhi dell’occidentale anestetizzato dal filtro degli schermi televisivi – fra il colorato vacanziero e l’oscuro profugo vestito di stracci. Più che i racconti degli inglesi che affollano come ogni anno l’isola del Dodecaneso protesa verso le coste turche (Bodrum e Akyarlar sono a un passo), valgono infatti le immagini.

 

kos e caos migrantikos e caos migranti

Un esercito di siriani e afgani sila sventolando passaporti di fronte ai posti di polizia, mentre dietro corrono biciclette; due turisti percorrono il lungomare dove bambini stendono i vestiti al sole; un baracchino di gelati e panini sulla spiaggia e una vecchia coperta dal velo che guarda altrove bevendo il suo caffè. Sono innumerevoli le fotografie che da sole raccontano un paradosso. Per vederle basta farsi un giro su internet. La storia tuttavia non è affatto nuova. Il reticolato di sbarramento che dal 2013 chiude i dodici chilometri del conine terrestre fra Grecia e Turchia ha spinto i migranti a scegliere altre strade. Strade acquee, come diceva Omero.

turisti inglesi a magalufturisti inglesi a magaluf

 

Ossia, il fiume Evros (che scorre fra i due Paesi dividendoli) e il mare. La tragedia delle guerre quest’anno ha completato il quadro e migliaia sono i profughi in arrivo costante. Ma perché la storia diventasse popolare a Londra ci voleva altro. Non solo i fatti, né l’averli toccati con mano, né le fotografie di un contrasto stridente. Era necessario il colpo che scuote le coscienze. Ossia le voci dei turisti raccolte dal Daily Mail. Che sono di questo genere: «Siamo venuti qui per anni. Ci piace mangiare, bere e rilassarci. Adesso tutto è cambiato. È sporco, sottosopra. E assurdo. Non possiamo certo sederci in un ristorante mentre questa gente ci guarda mangiare».

orda migranti arriva a kosorda migranti arriva a kos

 

«Non torneremo il prossimo anno se resterà un campo profughi ». «Non ci piace vedere tutto questo. Ti fa capire cosa sta succedendo e quello che arriverà in Europa nei prossimi mesi». Lo sconcerto si è propagato in rete. I giornali hanno dato eco alla storia. Gli hotel dismessi occupati dai profughi davanti alle spiagge assolate sono diventati meta di fotogiornalismo.

 

migranti giunti a kos con il gommonemigranti giunti a kos con il gommone

I più severi hanno ricordato il tipo di turismo inglese che prevale a Kos, come in altre isole greche. Scempi di bande ubriache in dal mattino, scene da hooligan talvolta e talaltra scene porno note agli appassionati della categoria Spring Break. Nel frattempo la Grecia, come l’Italia, sommersa dalla marea in fuga chiedeva aiuto all’Europa. E l’Europa, come stiamo constatando in questi giorni, non rispondeva.

 

 

3. GALLIPOLI IN PENA CONTRO IL TRASH

Chiara Spagnolo per "il Venerdì - la Repubblica"

 

belen e il marito stefano de martino in salentobelen e il marito stefano de martino in salento

Arrivano a centinaia, da ogni regione d’Italia e anche dall’estero. Infradito e zaino in spalla, diciotto anni o poco più. Gli autobus li scaricano nel piazzale del cimitero, sostano in case vacanza ricavate persino in terrazzi e scantinati – in cui affollarsi anche in 10 in 80 metri quadrati – il tempo di infilare il costume e via, sulle spiagge di Gallipoli. La sabbia è bianca, il mare trasparente, la macchia mediterranea profumata, ma fanno poca presa sulle orde di adolescenti che, senza spingersi in Spagna o in Grecia, trovano in Puglia la Mecca delle vacanze.

 

Salento mare Salento mare

Quel che conta è il divertimento, i concerti ogni sera, gli happy hour pomeridiani ad alta gradazione alcolica, i boat party su imbarcazioni che pompano musica a palla in mezzo al mare ino all’alba. E se negli anni ’70 il divertimento proibito erano i tui dai mercantili ormeggiati in porto, oggi lo sballo è lo stato di perenne stordimento sotto il sole del Salento. Che il mezzo sia la droga o l’alcol è indifferente, ciò che conta è il risultato: esaltazione, alterazione dei sensi, allentamento dei freni inibitori. Lo dimostra il video di due giovani che l’anno scorso facevano sesso orale sulla spiaggia della Purità sotto il borgo antico, o il cartello all’ingresso dei bagni del lido Samsara, che vieta di fare sesso nelle toilette.

magalufmagaluf

 

E poi le foto di chi ubriaco dorme in spiaggia, in tende montate nelle aiuole, qualcuno persino appoggiato alle auto parcheggiate. E le telefonate che ogni notte arrivano al 118 per soccorrere persone in potenziale coma etilico. Al Pronto soccorso, in cui si alternano due medici a turno, i 30 casi quotidiani dell’inverno in estate diventano oltre 100, «la maggior parte dei quali legati all’alcol» spiega Salvatore La Ventura, responsabile regionale del sindacato autonomo dei medici Snami.

collassatocollassato

 

«Alcol a cui, negli ultimi anni, si sono aggiunte le intossicazioni da mix di droghe sintetiche». A poco valgono i richiami alla moderazione sui volantini distribuiti nei locali e le ordinanze che disciplinano l’intrattenimento serale e la vendita di alcolici. Perché è vero che i cocktail sono vietati ai minori, ma basta uscire da pub e lidi per trovare chioschi abusivi e venditori ambulanti con le bottiglie nella borsa frigo. O rifornirsi nei supermercati, dove il pomeriggio si formano lunghe code di ragazzini con i carrelli colmi di superalcolici.

per le strade di magalufper le strade di magaluf

 

«Non possiamo vietare la vendita anche ai negozi» commentava già nel 2014 il sindaco Francesco Errico, che quest’anno pagherà con i soldi della tassa di soggiorno gli alloggi per i rinforzi delle forze dell’ordine. In tutto non più di 150 uomini, a fronte di una città che passa da 20 mila a 250 mila abitanti e in cui nello scorso agosto c’era un giro di soldi contanti dai bancomat da un milione di euro al giorno.

la diciottenne che fece sesso orale con oltre venti uominila diciottenne che fece sesso orale con oltre venti uomini

 

«Ci sforziamo di offrire sicurezza ma anche cultura» aggiunge il sindaco, «rifiutando l’etichetta di capitale del turismo trash». Anche per questo il castello ospita la mostra di Michelangelo Pistoletto. Peccato che i diciottenni diretti a Baia Verde dal castello non ci passino neppure.

 

 

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