LA ROMA DEI GIUSTI - "HER" DI SPIKE JONZE NON È SOLO UN ORIGINALISSIMO FILM DI UNA FANTASCIENZA "POSSIBILE", È ANCHE UN BEL SAGGIO SULLA NOSTRA VITA SOCIALE E AFFETTIVA FRA GLI ECCESSI DI APP E SOCIAL NETWORKS

Marco Giusti per Dagospia

Terzo giorno del festival. Oggi piove, ma per fortuna i film sono parecchio buoni e il programma ci sembra più riuscito dell'anno scorso. "Her" di Spike Jonze con Joaquin Phoenix, Amy Adams, Rooney Nara e la voce di Scarlett Johansson, gia' salutato in America come una grande novita', non e' solo un originalissimo film di una fantascienza "possibile" come era ovvio aspettarsi dal regista, e' anche un bel saggio sulla nostra vita sociale e affettiva fra gli eccessi di app e social networks.

Lo scrittore Theodore, un serissimo Joaquim Phoenix, da poco mollato dalla moglie, non riesce a superare la fine del rapporto, e cerca di riempire il suo vuoto sentimentale prima con inutili chat poi con incontri al buio di scarsa efficacia. Ma si leghera' in un assurdo rapporto con la sua assistente virtuale di ultima generazione, Samantha, che gli legge le mail, le cestina e entra sempre piu' dentro alla sua vita.

Non e' facile mettere in scena una storia simile come non e' facile parlare del rapporto che abbiamo coi tablet, i cellulari, I giochi virtuali, "Her" fortunatamente non sviluppa la storiella alla John Hughes della donna di cartone che prende vita, ma studia il nostro comportamento quotidiano col mezzo che frequentiamo e le nostre sempre piu' tortuose solitudini.

Gran pubblico e grandi applausi anche per il film piu' scatenato e divertente visto finora al festival. E' l'ultima opera del maestro dell'horror spagnolo Alex de la Iglesia, che da "El dia de la bestia" a "Ballata triste de trompeta" e' stato tra i pochi autori di genere invitati ai festival europei, anche prima delle riscoperte tarantiniane.

De la Iglesia unisce quasi sempre il divertimento cinefilo, le citazioni, a situazioni estreme e a metafore sulla situazione spagnola. Anche in questo riuscitissimo "Las brujas de Zugarramurdi", cioe' "Le streghe di Zugarramurdi", presentato a Roma fuori concorso, questa incursione nel mondo delle streghe e' comunque segnata, fin dai titoli di testa, dove accanto alle rappresentazioni delle vere streghe del passato e' associata anche Angela Merkel, dai segni della crisi economica spagnola.

Proprio perche' siamo in tempo di ristrettezze, un gruppo di sfigati, massacrati dalle mogli e dal poco lavoro, decidono di fare un colpo al banco dei pegni per arraffare un bottino di 25.000 fedi nuziali d'oro. Per farlo si travestono da artisti di strada, c'e' Sponge Bob, Minnie, l'uomo invisibile, il soldatino verde e perfino un Cristo argentato che tiene il mitra dentro la croce. E' proprio Cristo, cioe' Hugo Silva, il capo della banda, talmente scombinato che si e' portato dietro il figlioletto Sergio perche' e' il suo giorno da divorziato ("Non lo vedo mai!").

Ma ognuno dei partecipanti della sanguinosa rapina, per non parlare dei poliziotti che si buttano all'inseguimento, ha dei problemi con le proprie compagne, come se la crisi avesse fatto scoppiare anche i rapporti fra i sessi. Ridotti a tre, Cristo, il figlioletto e il soldatino verde Tony, cioe' Mario Casas, prendono possesso di un taxi, guidato dal buffo Manuel, Jaime Ordonez, padre di tre figli e mal sposato, e si dirigono verso la Francia, inseguiti dalla moglie di Cristo e da due buffi ispettori, Secun de la Rosa e Pepon Nieto.

Ma il gruppetto di fuggiaschi non avra' vita facile nell'attraversare il paesino di Zugarramurdi, pieno di terribili streghe, capitanate da Graciana, una grande Carmen Maura, dalla vecchia nonna Maritxu, Terele Pavez, e dalla piu' giovane e attraente Eva, la bonissima Caroline Berg. Non sono affatto buone queste streghe, non si accontentano di dominare i maschi, progettano proprio di intronarli e mangiarseli.

De la Iglesia non si ferma a mettere in scena l'horror, e' anche preoccupato di costruire dialoghi fra maschi e femmine che prendono di mira lo scontro quotidiano fra i sessi, cosi' situazioni terrificanti sono sviluppate assieme a puri momenti di commedia.

Grande film. Come non si possono fare in Italia, anche se non si capisce bene perche', dove un regista puo' permettersi di giocare con la religione, la politica, la satira sociale dentro un grande horror di livello internazionale. C'e' spazio pure per un incredibile omaggio a Jose' Manuel Moreno e al suo pupazzo Rockfeller. Momento altissimo.

Riguardo invece al Fellini's Day di ieri, che comprendeva il restauro dell'episodio capolavoro di "Boccaccio 70", ha molti aspetti interessanti il documentario "Federico degli spiriti" di Antonello Sarno dedicato ai funerali di Fellini. Con riprese mai viste, come Alvaro Vitali che piange, e l'incredibile racconto di Paolo Villaggio che si promuove funeralaro, cioe' patito di funerali, a differenza di Vittorio Gasman, che lo accompagno' allora ai funerali imperdibili di Fellini.

Sarno lancia la nuova moda del funeral-documentario sul vip di cinema che puo' avere grandi sviluppi. Certo molte sono le immagini inedite dell'evento, anche se Sarno non collega, come mi accadde di fare ai tempi di Blob buonanima, il funerale di Fellini col cielo disegnato da Geleng con l'entrata in campo di Berlusconi, pochi giorni dopo, sempre dalle parti di Cinecitta' e sempre col cielo azzurro disegnato da Geleng. Qualcosa di tragico, di mortuario e di inevitabile legava i due eventi che ci avrebbero segnato per i futuri vent'anni.

 

 

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