patty pravo

1. “MI CONSIDERAVANO LA YOKO ITALIANA”: LA "DIVINA" PATTY PRAVO SI RACCONTA IN UNA BOMBASTICA AUTOBIOGRAFIA: "LE DROGHE? L'IMPORTANTE SE TI FAI, E' FARTI BENE" 2. "LA CASA DI MARIO SCHIFANO ERA IL SELF SERVICE DELLO SBALLO. I ROLLING STONES LI HO CONOSCIUTI LÌ, ERANO STRAFATTI" 3. E POI LE PASSEGGIATE A VENEZIA CON EZRA POUND, LA SUA LITIGATA CON I PINK FLOYD, LO SHOPPING CON MICK JAGGER, "PER COMPRARE DUE STRACCETTI" E LE CANNE CON JIMI HENDRIX - VIDEO

 

 

Gino Castaldo per la Repubblica

 

PATTY PRAVO

PATTY LA BELLA, la sfrontata, l' anarchica, per sua stessa ammissione, Patty ribelle, per natura e vocazione, controtempo e contro tutti, testarda e incosciente, e solo oggi decisa a raccontarsi in un' autobiografia, La cambio io la vita che (Einaudi), nei negozi il 7 novembre.

 

Il titolo riprende il verso della bella canzone che scrissero per lei Vasco Rossi, Gaetano Curreri e Roberto Ferri, cucita addosso per il suo magnifico rilancio al festival di Sanremo 1997, una delle tante sue rinascite, in una vita piena di chiaroscuri, di momenti esaltanti, zone buie, frequentazioni emozionanti.

 

«Mi consideravano la Yoko italiana» racconta in uno degli episodi più appassionanti e divertenti del libro, quando si fidanzò con Riccardo Fogli e la relazione coincise col momento esatto in cui Fogli abbandonò i Pooh. Si parva licet, ovviamente, e poi i Pooh, a differenza dei Beatles, dopo l' abbandono del bel Riccardo non si sono affatto sciolti, anzi. Patty sembra sincera, racconta i suoi amori, i suoi litigi, le sue aspirazioni, qualche volta sorvola, ma i momenti bui non sono facili da raccontare, è ovvio, e magari neanche troppo belli, e qualche volta allude, con malizia, come quando racconta di aver seguito un intero tour degli Who, che ci sarebbe tanto da raccontare, ma poi meglio lasciar perdere ma come, diremmo in coro, perché lasciar perdere?

patty pravo

 

Vorremmo sapere tutto di quel tour, ovviamente, ma in compenso ci racconta le passeggiate a Venezia con Ezra Pound, alcune peregrinazioni romane, e non solo romane, con Jimi Hendrix, gli anni in cui frequentava l' atelier di Schifano, la sua litigata con i Pink Floyd, che al Piper volevano far spegnere gli effetti di luce psichedelici, sostenendo di averli inventati loro. O lo shopping con Mick Jagger, «per comprare due straccetti» dice, con sommo snobismo da diva. Alcune di queste avventure erano note, altre meno, o per niente. E poi i viaggi, la ricerca, spesso solitaria, la voglia di rischiare, dunque le canzoni, la guida, il filo conduttore di una vita. È la versione di Patty, l' unica che, quantomeno, brilla di luce divina.

 

 

2. DAL PIPER A JIMI HENDRIX

PATTY PRAVO COVER

Anticipazione del libro “La cambio io la vita che…” di Patty Pravo pubblicata da la Repubblica

 

Intanto la macchina iniziò a muoversi rapidamente: immagine, pubblicità, contratti per i live e per i dischi. Dovetti farmi dare la maggiore età da mio padre - a 17 anni, altrimenti, non avrei nemmeno potuto abitare da sola. Per questo, dopo un primo periodo in cui vissi in un albergo frequentato da alcuni ragazzi del Piper che facevano un gran casino, Crocetta pensò bene di mettermi in un posto piú tranquillo, in centro a Roma, da una signora che faceva la cantante lirica. Solo che io non la sopportavo. Era bigotta, mi faceva fare vita di clausura.

 

Non potevo ricevere amici in casa, dovevo rientrare a ore prestabilite. Di giorno la sentivo gorgheggiare, fare i suoi esercizi, di continuo. La casa era opprimente, cupa, scura. Un inferno, per una come me. Dopo neanche una settimana volevo già andarmene. (…)

)

 

Quando al Piper vidi la mia band arrivare con gli strumenti per le prove, capii che sarebbero stati loro i miei salvatori, la mia porta aperta verso la libertà. A breve sarebbe tutto finito.

- Vi faccio entrare di nascosto, - spiegai dopo averli presi in disparte, - mentre lei dorme.

- E poi che facciamo?

- Lasciamo le scarpe fuori dalla porta e ci infiliamo tutti sotto le coperte del mio letto.

- Tutti nel tuo letto?

patty pravo stryx raidue

- Ogni mattina lei viene a svegliarmi. Quando noterà le scarpe aprirà la porta di scatto. E allora ci vedrà a letto tutti assieme.

- Le prenderà un colpo. - Bigotta com' è, si sentirà oltraggiata.

- Così ti caccerà, Nico.

- Appunto.

Quella notte stessa mettemmo in pratica il piano. Li feci entrare mentre la signora dormiva. Nessuno si accorse di nulla.

Mettemmo le scarpe fuori dalla camera come da copione, e ci sdraiammo tutti nel mio letto.

 

Per rendere la cosa più verosimile decisi di farli restare in mutande, in modo che a una prima occhiata sembrassero completamente nudi. Anche io rimasi solo in slip, con le coperte fino al mento. Poi attendemmo. Ci stavamo divertendo come matti, ridevamo, facevamo baccano.

- Shh! Eccola! - dissi, sentendo i suoi passi nel corridoio.

- Spegni la luce, Nic!

- Zitti, tutti sotto e fate quello che abbiamo detto.

La porta della camera si aprì.

PATTY PRAVO

 

La luce si accese. L' immagine che si palesò davanti agli occhi della cantante lirica fu quella di una ragazzina, nuda, a letto con tre ragazzi, nudi anche loro. La salutammo con la mano. Cacciò un urlo e si chiuse la porta dietro. Poveretta. Noi scoppiammo a ridere. Anche se un po' brutale, l' espediente funzionò. La cantante mi cacciò di casa dicendo a Crocetta che non voleva vedermi mai più. Io me ne andai in un residence ai Parioli, dove ero vicina di stanza di Tenco, del quale divenni una grande amica, quasi una sorella. (... )

 

CASA SCHIFANO

sanremo patty pravo

Nel '66 eravamo sempre tutti nel loft di Mario Schifano, a Roma, in Campo de' Fiori. Mario ci viveva e lo usava come atelier. Ricordo quelle enormi tele accatastate ovunque, molte delle quali ho poi rivisto in giro per il mondo, nei grandi musei d' arte contemporanea. Al tempo nessuno era più all' avanguardia di lui, e nessuno era più bravo a divertirsi e a divertire. Dalla sua casa-atelier passavano i grandissimi. I Rolling Stones li ho conosciuti lì, quando dovevano ancora esplodere ma avevano già all' attivo Satisfaction e Paint it, black. La prima volta che li vidi erano strafatti. Mario del resto era il re delle sostanze: in salotto teneva questi grandi vasi pieni di pillole di ogni genere e colore. Una sorta di self-service dello sballo. A me non interessavano, non ancora, ma non mi facevo problemi se qualche altro ospite si serviva.

 

Lo stigma sulle droghe non l' ho mai capito davvero: basta che non fai male agli altri e per me puoi farti ciò che vuoi. Si chiama libertà, ed è un valore. L' importante, se ti fai, è farti bene. Keith Richards è arrivato splendidamente a 74 anni perché si è sempre fatto di roba buona. Non come quelle droghe che trovi oggi online, alla portata di qualunque ragazzino, roba chimica che ti brucia il cervello. Non capisco perché non vietino quei siti, né per quale motivo si ostinino a non liberalizzare hashish e fu- mo, quando l' alcol, che fa ben più danni, si trova dappertutto, soprattutto quello di cattiva qualità. (...

)

 

PATTY PRAVO

Era una sera di maggio. Fresca, ventilata. Quelle sere di primavera che ti fanno amare Roma come non mai. Che ti rimettono in pace con la città e con il mondo. Ero al Piper quando all' improvviso arriva Alberto Marozzi e mi dice: - Strambelli, sali.

- Dove?

- In macchina. Mostriamo la città a un ospite straniero - risponde lui facendomi l' occhiolino. Lo seguo fuori dal Piper, apro la portiera della sua 500 e guardo dentro.

Lui se ne stava sdraiato sul sedile posteriore. Nemmeno lo riconobbi subito. Era enorme, non ci stava quasi, in quell' auto così piccola. Aveva mani grandi, dita lunghissime, e stringeva una canna.

- Hi! - mi salutò, e a quel punto ricordai di aver sentito dire che sarebbe stato in città, in quei giorni, al Titan, il locale antagonista del Piper, per suonare la sua magica chitarra. Jimi Hendrix a Roma. Anzi, Jimi Hendrix nella 500 di Marozzi. Io avevo le piume, lui aveva le piume. Io avevo un cappello, lui aveva un cappello. Ci sorridemmo. Mi passò la canna senza aggiungere altro. Allora salii in auto e incominciammo a girare tra i monumenti di Roma, col Marozzi che guidava, io seduta davanti e Jimi dietro.

patty pravo, loredana berte, aida cooper backstage

 

Quella sera la polizia stava cercando qualcuno. (...) C' erano posti di blocco ovunque, e dopo un po' finimmo per essere fermati. Immaginatevi la scena: una cantante scandalosa e un nero colossale vestito da hippie strizzati dentro una 500 avvolta da una nuvola di fumo. Per fortuna a quei tempi i poliziotti non riconoscevano l' odore delle canne, invece riconobbero me, con simpatia. (...) L' ho rivisto in molte altre occasioni. (...) Ero a Londra anche io quando morì. Solo due giorni prima avevamo passato del tempo insieme a Parigi. Era un ragazzo gentile, pieno di premure, che soffriva per il modo in cui veniva guardato da alcuni nel mondo musicale. - Ho dato fuoco a una chitarra e ho suonato con i denti, - mi disse una volta. - E ora mi chiedono di fare solo quello, di suonare sempre le solite cose, mentre io vorrei cambiare, lavorare con una grande orchestra. Ho così tante cose in testa - Fu un colpo al cuore, la notizia della sua morte. Pensare che non l' ho mai nemmeno visto suonare dal vivo Ma qualcosa da lui l' ho preso comunque. L' ho assorbito.

RICCARDO FOGLI E PATTY PRAVOpatty pravo e loredana berte in sala provepatty pravopatty pravo con nina zilli photo andrea arrigapatty pravo 11PATTY PRAVO IN TOPLESSPATTY PRAVOPATTY PRAVOpatty pravopatty pravo 7patty pravo 8patty pravo 5patty pravo 3patty pravo 21patty pravo 20patty pravo 19patty pravo 16JIMI HENDRIXpatty pravo 15ABATE MARIO SCHIFANOMario Schifano , ph Abate PATTYPRAVO AL MUCCASSASSINA PATTY PRAVO TOPLESS

 

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