A SCUOLA DI SQUALI - NEL PAESE DEI “FURBETTI DEL QUARTIERINO” APPRODA IL REALITY AMERICANO CHE INSEGNA A DIVENTARE SQUALI DELLA FINANZA - NEGLI USA C'È DONALD TRUMP, QUELLO CHE SI FA IL RIPORTO CON I PELI DELLA SCHIENA, QUI NON SARÀ RICUCCI MA FLAVIO BRIATORE A SCOVARE IL NUOVO TALENTO DEL BUSINESS - D'ALTRONDE SA COS'È LA CRISI: “AL BILLIONAIRE ABBIAMO MESSO UN MENÙ TURISTICO A 200 €”...

Malcom Pagani per "il Fatto Quotidiano"

L'incubo è una voce fuori campo: "Mi guardano e vedono il lusso". La paura è un'insistenza anonima: "Vedono le donne, il divertimento". Il sospetto è un'andatura di spalle, da lottatore di Sumo, con l'aggravante della summa filosofica. "Vedono la mia bella vita, i miei successi, le vittorie, le foto, le polemiche sui giornali". La certezza è un primo piano. Un uomo, Flavio Briatore, che incrocia le braccia davanti a un gruppo di candidati. Lui in luce. Loro in ombra: "Ma io quando mi guardo vedo una sola cosa. La mia prossima scommessa".

In un fondale equamente diviso tra le morbose atmosfere di un vecchio spot Ferrero Rocher ("Ambrogio, avverto un certo languorino") e l'imitazione dei lubrici appartamenti esplorati da Kubrick in Eyes wide shut, ecco il trailer che consegna un maestro di vita e di sintesi: "Il Billionaire? Mai vista tanta gnocca al metro quadro" all'immortalità.

Il reality, importato dagli Stati Uniti con diramazioni inglesi e diritti venduti in qualche decina di nazioni si chiama "The Apprentice". Sedici tirocinanti, gettati nel mare della finanza più o meno creativa, con l'obiettivo di diventare squali. Tra loro, come urla l'apposita pagina web di Cielo che ospiterà su Sky il programma in autunno, Briatore, "Il capo", scoverà "Il nuovo talento italiano del business". Forse gli darà un lavoro. Uno stipendio. E nell'attesa di scegliere l'eletto, con una formula adatta a questi tempi marginali, allontanerà la zavorra. "Sei licenziato".

In America, da anni e con ascolti direttamente proporzionali al generoso coinvolgimento del "boss", nel ruolo del marito di Elisabetta Gregoraci, brillano Donald Trump e il suo indefinibile colore di capelli. In Italia avremo Flavio che porta le babbucce sotto il frac e ad alcuni apologeti di passaggio (qui Carlo Rossella) anche se solo per vie traverse e con il conclamato orrore dell'eccessiva vicinanza, ricorda Scott Fitzgerald: "Briatore mi piace. Lo osservo da lontano. Come quelli delle ville vicine osservavano il Grande Gatsby".

A Briatore i finali tragici non piacciono. Adora invece, secondo l'epica che prende il largo da Verzuolo, Cuneo, in un giorno di inizio aprile del '50, competizione, incontri pericolosi e velocità. Ha vinto molto in Formula uno, aperto locali tra la Versilia e Porto Cervo, conosciuto le procure nazionali (condanne per quasi cinque anni tra l'84 e l'86) e affinato i percorsi per evadere dalla burocrazia carceraria (fughe caraibiche) e riatterrare in coincidenza con un'amnistìa. Briatore sa valutare. Anche i secondi. È convinto che "il successo si misuri con i soldi" e non prescindendo dal primo comandamento, nutre un malcelato fastidio per le critiche dei disgraziati.

All'epoca dell'investimento con il Queens Park Rangers, irriso, si alterò ristabilendo le gerarchie: "Mi contestano? Spendo 30 milioni l'anno e incontrare uno che per 20 euro ti insulta dandoti del ladro non è nel mio dna". Però Briatore non è insensibile e a volte, quando della contraddizione non fa manifesto, sa anche essere spiritoso. Il suo contributo al dramma corrente (più in là s'intende dell'attesa partecipazione in "The apprentice"), ai Paesi che chiudono la serranda sulla realtà e all'economia mondiale sull'orlo del baratro, non è trascurabile. "La crisi c'è e si sente. Ma a dimostrazione che il Billionaire non è un'esclusiva per ricchi, abbiamo deciso di riservare un menù turistico a 200 euro".

Nel maggio del 2010, nel mezzo di un'inchiesta su presunti illeciti, contrabbando e frode fiscale, in un fuoco d'artificio di divise grigie e cappelli verdi, la Gdf sequestrò (per poi liberarlo a settembre) il Blue Force di Flavio con Gregoraci e il sangue del sangue di Flavio, Nathan Falco, due mesi di vita, espulsi dai sessantatrè metri dello yacht. Sulla storia si avventò "Diva e donna", riportando frasi commosse della consorte di Briatore: "Da quando non è più sullo yacht, Nathan piange spesso e sente la mancanza della sua cameretta bianca".

Elisabetta smentì, si incazzò come una iena, minacciò querele e infine lasciò la parola al marito, dichiarazionista compulsivo sull'intero scibile. Persuaso che la coerenza sia la virtù degli imbecilli, Flavio ama, anche in politica, assecondare il vento. Banderuola a destra, virata a sinistra, tuffo al centro. Lui, non un attore che lo interpreta, sostiene serio di essere "sempre dalla parte dei più deboli". E, se serve, rinforza iperboli e concetti. "Tra un meccanico e un avvocato, sto con il meccanico".

Agnelli non c'è più e anche Flavio non è più lo stesso. Così la durezza del passato verso gli allievi del Re mostrata con Ricucci nel 2005: "Montezemolo tutto quello che ha toccato l'ha portato al fallimento (...) e adesso sta rompendo i coglioni ai direttori di giornali" si trasforma nell'intenzione di voto espressa pochi giorni fa: "Sì, Montezemolo lo voterei". Parola di Briatore. Compromesso. Rumore di niente.

 

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