AVEVO UN SOGNO! - STONE: ‘LO STOP AL FILM SU LUTHER KING? I PRODUTTORI SI SONO SPAVENTATI, NON ERA UN’AGIOGRAFIA: AVREI PARLATO DELLA SUA POSIZIONE CONTRO L’INTERVENTO IN VIETNAM E DELLE SUE INFEDELTÀ CONIUGALI MA HOOLYWOOD TEME LA VERITA’

Matteo Persivale per ‘Il Corriere della Sera'

«A Hollywood bisogna stare molto attenti a non esagerare con la verità. Perché la verità è tanto potente che può spaventare». Oliver Stone sta parlando, nello specifico, del suo film su Martin Luther King che non vedremo mai («Ho consegnato la sceneggiatura ai produttori e i soldi per girarlo sono spariti immediatamente, è stato un dispiacere») ma potrebbe parlare del suo documentario a puntate che esce in Italia lunedì prossimo in dvd (il cofanetto di quattro dischi Usa - La storia mai raccontata trasmesso in tv a dicembre su Laeffe: tutte immagini di repertorio con il regista a fare da voce narrante e da guida).

Stone - con i suoi autori - attraversa il «secolo americano» dai prodromi della Seconda guerra mondiale fino al post 11 settembre e ai giorni nostri di quel presidente Obama del quale Stone è un ex sostenitore profondamente deluso.

I documentari storici sono un progetto al quale Stone tiene molto perché «è il genere di Storia che avrei voluto studiare da ragazzo, non la versione edulcorata che mi insegnarono a scuola e che ho impiegato decenni, leggendo e informandomi per conto mio, a superare». Spiega che paradossalmente la Storia che studiò lui, scolaretto negli anni '50, viene ora riproposta al cinema e nei telefilm, riveduta e corretta da Hollywood. «Dai primi anni '90 in poi, il cinema americano e la tv hanno un punto in comune, la glorificazione degli Stati Uniti e la presentazione del punto di vista americano come l'unico giusto e l'unico possibile.

Non dico che si tratti sempre e comunque di malafede, ma così Hollywood diventa la ciliegina su una torta di propaganda. Penso a serie tv come "Homeland", come "24", tra le altre: Cia e forze armate ci salveranno dai cattivi che ci vogliono uccidere. Il problema è che ormai l'America, nata per stare alla larga dalle guerre e dalle beghe europee, sviluppando un impero dalla fine dell'800 in poi è cambiata profondamente». Come?

Attraverso una militarizzazione che Stone, reduce del Vietnam, vede senza romanticismo: «Ormai l'America ha bisogno costante di un nemico di proporzioni hitleriane per tenere la popolazione mobilitata in favore degli interventi militari, e per fare sì che ogni perdita di libertà (Stone considera Edward Snowden che ha rivelato i segreti della Nsa, l'agenzia per la sicurezza nazionale, «un eroe», ndr ) sia considerata un prezzo giusto da pagare per la propria sicurezza».

È cominciato tutto con la prima guerra del Golfo, nel 1991, secondo Stone: «Ci si è resi conto che la guerra in diretta tv funzionava, che sembrava molto "cool". Le riprese di caccia, portaerei e armi portavano audience. Il cinema anni '90 ha fatto esattamente questo, da Salvate il soldato Ryan a Black Hawk Down : tante storie di eroismo, tante armi fotografate con un aperto feticismo. È come se l'America avesse perso la bussola in un mondo cambiato e che fatica a capire, e avesse ritrovato la bussola attraverso la guerra».
Per Stone, che ha sempre raccontato la guerra come una tragedia, questo è «un processo irrazionale: il cinema che, invece di cercare di capire la realtà, batte semplicemente i tamburi di guerra».

Da uno che in un trentennio ha vinto tre Oscar e guadagnato, per i suoi produttori, centinaia di milioni di dollari, ci si aspetterebbe un rapporto più sereno con la macchina hollywoodiana. «Ma a me non interessa l'agiografia, e il mio film sugli ultimi tre anni di vita di Martin Luther King (il protagonista avrebbe dovuto essere Jamie Foxx, ndr ) poteva dimostrarlo, ma i produttori quando hanno visto la sceneggiatura si sono spaventati e hanno tolto i finanziamenti. Forse volevano il King agiografico, senza soffermarsi sulla sua posizione pacifista contro l'intervento in Vietnam.

In quegli ultimi tre anni si fece nemici più potenti di quelli che si era fatto in precedenza. Oggi King - basta leggere le sue dichiarazioni - sarebbe considerato un socialista e un pacifista radicale. E poi, certo, sono documentate le sue infedeltà coniugali. Ne avrei parlato, nel film. Bisogna stare molto attenti a non esagerare con la verità».

La tensione tra due diverse visioni dell'America esiste dal tempo dei Padri Fondatori, «ma George Washington insisteva nel rifiutare coinvolgimenti in guerre estere e John Quincy Adams diceva che l'America non va in giro per il mondo a cercare mostri da distruggere». Manicheo dietro la macchina da presa come davanti ai libri di Storia, Stone divide tra buoni e cattivi i presidenti dell'ultimo secolo: male Wilson («Mentì per trascinarci nella Prima guerra mondiale») e Truman («Creò uno Stato di sicurezza nazionale per combattere la Guerra Fredda e tradì l'eredità rooseveltiana»), bene Roosevelt e Kennedy e il vice di Roosevelt, Henry Wallace, bocciato poi dai notabili del partito per far spazio al più conservatore Truman.

Non è un fan di George W. Bush, ovviamente, ma non sceglie lui se gli si chiede quale presidente ha rappresentato il punto di non ritorno verso la militarizzazione imperiale che tanto lo disgusta. «Il punto di non ritorno? Probabilmente la decisione di Wilson di farsi eleggere con una piattaforma pacifista e poi portarci a combattere nelle trincee della Prima guerra mondiale».

 

Oliver Stone falli con il suo primo romanzo SALMA HAYECK E OLIVER STONELa foto vergognosa e stata pubblicata il giorno del ricordo di Martin Luther King homeland serial tel aviv beirut il cast di homeland OBAMA E I BUSH CON MOGLI ALL'INAUGURAZIONE DELLA GEORGE W BUSH LIBRARY

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