rosa olindo

IL PROCURATORE TARFUSSER CHIEDE LA REVISIONE DEL PROCESSO SU OLINDO E ROSA CONDANNATI NEL 2011 ALL’ERGASTOLO PER LA STRAGE DI ERBA – PINO CORRIAS: "È VERO, ESISTONO GLI ERRORI GIUDIZIARI. MA MAI SE N’È VISTO UNO IN PRESENZA DELLA CONFESSIONE CIRCOSTANZIATA DEGLI IMPUTATI. MAI CON UN TESTIMONE OCULARE CHE CONFERMA L’IDENTITÀ DI CHI GLI HA TAGLIATO LA GOLA SENZA RIUSCIRE A UCCIDERLO. MAI CON UN ALIBI COSÌ SCONCLUSIONATO COME QUELLO ALLESTITO DA OLINDO E ROSA, LO SCONTRINO DEL MCDONALD’S DI COMO CHE AVREBBE DOVUTO COLLOCARLI ALTROVE ALL’ORA (SBAGLIATA) DEL DELITTO…"

Estratto dell'articolo di Pino Corrias per il “Fatto quotidiano”

 

rosa olindo

Facile perderci la testa e la pazienza in questo permanente bagno di sangue, furbizie e chiacchiere. Ma meno male che le suggestioni non fanno una prova.Neppure se ripetute all’infinito per conto degli imperturbabili Olindo Romano e Rosa Bazzi, quelli della strage di Erba, che stanno sempre là, in effigie, spalla a spalla nella gabbia degli imputati, Tribunale di Como, persino la tv giapponese a registrare l’abisso della loro storia di coppia invisibile al mondo, ma che è stata capace di assaltare con la spranga e di scannare con il coltello, tre donne e un bambino di due anni, Raffaella Castagna, il figlio Youssef, la nonna Paola Galli, la vicina di casa Valeria Cherubini. Per poi cancellarli con il fuoco. Era l’11 dicembre 2006. Palazzina di silenzi e nebbia. Dove da allora non smette di sgocciolare il sangue della strage e l’inchiostro di chi vorrebbe riscriverla.

 

A questo giro lo fa addirittura un procuratore generale, il sostituto Cuno Tarfusser, di Milano, che chiede la revisione del processo maneggiando la stessa prosa della difesa, lo stesso corredo di prove trasformate con un oplà televisivo in dubbi moltiplicati da infinite illazioni. E meno male che il sostituto Tarfusser dice al Corriere a proposito dei suoi dubbi: “A me importa il merito, non il circo mediatico”. Visto che grazie a lui ha appena riacceso le sue luci, la sua musica e le sue ruote panoramiche per il felice pubblico, un po’ meno per i familiari di quel massacro che tornano nel gorgo.

olindo romano e rosa bazzi

 

Innocenti! Innocenti! Non valgono più le confessioni videoregistrate di Olindo e Rosa piene di odiosi dettagli, perché sono “false confessioni acquiescenti”. Non vale più la goccia di sangue trovata sull’auto di Olindo perché “trasuda criticità”, qualunque cosa voglia dire. Non vale più il riconoscimento del sopravvissuto, il vicino di casa Mario Frigerio, che in aula identifica Olindo come il suo aggressore e grida: “Vergognati, assassino!” perché è frutto di “falsa memoria”, anzi di “memoria indotta”.

 

il servizio delle iene sull assoluzione di azouz e la prova della macchia di sangue 15

Lode alla difesa per la sua rocciosa costanza che dai giorni della sentenza definitiva, 3 ottobre 2011, pena massima dell’ergastolo alla coppia specchiante, ha chiesto una volta, due volte, tre volte, la revisione del processo per l’intero decennio successivo. Lo ha fatto per inattendibilità delle confessioni ritrattate in aula. Per insussistenza delle prove. Per clamorose novità probatorie. Per “40 motivi di legittimità”. Poi, addirittura, “per 234 incongruenze”, non una di meno, non una di più, che falsificano le indagini, le confessioni, i processi, tutto.

 

Un vero peccato per le 999 congruenze che nel frattempo hanno trascurato.

OLINDO E ROSA1

Le quali (invece) hanno agevolmente convinto prima i carabinieri, poi i giudici di primo, di secondo e di terzo grado. Tutti persuasi di avere risolto il labirinto (anche psichiatrico) che armò la mano di Olindo e Rosa (i poveri del piano terra) contro i vicini di casa (i ricchi del piano di sopra) spinti da un odio a lungo covato, diventato furore.

 

È vero, esistono gli errori giudiziari, ci mancherebbe. Ma mai se n’è visto uno in presenza della confessione circostanziata degli imputati. Mai con un testimone oculare che conferma l’identità di chi gli ha tagliato la gola senza riuscire a ucciderlo. Mai con un alibi così sconclusionato come quello allestito da Olindo e Rosa, lo scontrino del McDonald’s di Como che avrebbe dovuto collocarli altrove all’ora (sbagliata) del delitto.

 

azouz marzouk raffaella castagna

La difesa ha diritto di inseguire ombre, congetture, persino le più trascurabili incrinature di un processo se serve agli assistiti, anche a negare l’evidenza. Benissimo. Ma il procuratore? Possibile che anche lui faccia finta di non vedere quello che sta in primo piano in ogni delitto: il movente? E cioè l’ingranaggio che muove il veleno del cuore e le armi dell’omicidio, l’odio contro Raffaella Castagna, “la ricca bastarda” che abita sopra di loro. L’odio per “la famiglia potente e prepotente” che la difende. L’odio per “il marito negro”, Azouz Marzuk, in Tunisia, la notte della strage, che spaventa Rosa “perché ha passato la linea”, è “entrato nel mio mondo”, la ossessiona con “la sua puzza che mi sento addosso”. Possibile?

ROSA BAZZI OLINDO ROMANO

 

(...)

STRAGE DI ERBA

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)