TOGLIETECI TUTTO, MA NON IL NOSTRO PORNO QUOTIDIANO!

Nino Materi per "Il Giornale"
Tutta «colpa» dell'eurodeputata socialista Tamara Liotard (nome che, per assonanza, ai cultori italiani del genere porno anni '80 fa subito venire in mente la mitica Marina Lotar).

Due giorni fa la signora Liotard, dal suo scranno di Strasburgo, l'ha sparata grossa. Con tutti i problemi seri che il governo di Bruxelles è chiamato ad affrontare lei - la quasi omonima dell'ex pornostar Lotar - ha avanzato una mozione «per eliminare gli stereotipi di genere nella Ue». Fin qui nulla di strano, considerato anche che nessuno ha capito cosa significhi esattamente «eliminare gli stereotipi di genere nella Ue».

La rivolta è invece scattata sul «punto 2» della sua proposta: «Bandire ogni forma di pornografia dai media degli Stati membri». Parole, questa volta, chiarissime che hanno scatenato la reazione di migliaia di uomini degli Stati (con rispetto parlando) membri. Fino a ieri i messaggi online di protesta erano arrivati a oltre un milione, tanto da mandare in tilt la casella di posta elettronica della Liotard e di tutti i suoi eurocolleghi socialisti.

Insomma, la sola minaccia di far sparire il materiale pornografico dal web ha costretto il Parlamento europeo a una frettolosa retromarcia, annullando addirittura la votazione della risoluzione-Liotard in programma domani. Una reazione forse esagerata, considerato che l'eventuale «sì» alla mozione «anti-luci rosse» non sarebbe comunque stata «vincolante» per nessun Paese europeo: insomma, nulla di più di una presa di posizione politica priva di vincoli legislativi.

Vediamo di carpirne qualcosa di più. Si chiama «Mozione per eliminare gli stereotipi di genere in Ue», e chiede agli Stati membri di «fare ogni sforzo per eliminare la discriminazione delle donne dalla pubblicità», chiedendo inoltre «il bando di ogni forma di pornografia dai media». Formulazione piuttosto vaga, soprattutto quando si mette nello stesso calderone il «divieto di tutte le forme di pornografia nei mezzi di informazione e la pubblicità del turismo sessuale».

Non è chiaro quindi cosa si intenda per «mezzi d'informazione», e il testo inglese della risoluzione parla di «media» ed è quindi ancora più vago.

L'intenzione dei legislatori dovrebbe essere quella di mettere all'indice solo la pubblicità degradante per le donne, ma se si interpretasse in modo estensivo la risoluzione potrebbero venire vietate tutte le piattaforme che ospitano contenuti a luci rosse, solo perché il web in sè parte dell'universo «media».

Preoccupati dalla sparizione dei filmati hard o, come dicono molti di loro, dalla messa in discussione della libertà di diffondere contenuti in rete, centinaia di migliaia di cittadini hanno scritto altrettante email di protesta ai parlamentari: oltre un milione in soli quattro giorni, un vero e proprio «attacco» iniziato giovedì scorso che ha costretto il Parlamento ad innalzare le difese tecnologiche «filtrando» le caselle di posta degli eurodeputati.

Ad innescare il passaparola tra navigatori della rete è stato anche il Partito dei pirati, la formazione svedese che ha rappresentanti anche nell'assemblea di Strasburgo e che si batte per la libertà del web e dei suoi contenuti. La vicenda ha messo in allarme il Parlamento che, ammettendo confidenzialmente di aver scelto parole «poco felici e troppo generiche per la sua risoluzione», sta seguendo la situazione in vista di possibili attacchi hacker. Compresi quelli iscritti al «Marina Lotar fan club».

 

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