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UNO, CENTO, MILLE BOWIE - DALLA SESSUALITA’ FLUIDA ALLA “SWASTIKA”, STORIA DI UN GRAN BORGHESE VESTITO DA PROVOCATORE - “IL NAZISMO? MI INTERESSAVA SOLO IL SUO ASPETTO FIGURATIVO. ERO SOTTO GLI EFFETTI DI MONTAGNE DI COCAINA E MI NUTRIVO SOLO DI PEPERONI GIALLI”

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Tommaso Labranca per “Libero Quotidiano”

 

Il signor David Robert Jones per cinquant' anni ha svolto con passione e metodo il suo lavoro. Si alzava di solito molto tardi, perché andava a dormire altrettanto tardi. Ma solo per motivi di lavoro, in quanto il signor Jones era una rockstar e si muoveva tra palchi, sale d' incisione, set cinematografici.

 

Prima di uscire di casa il signor Jones si toglieva gli abiti borghesi, infilava, secondo le stagioni o gli anni, un vestitino da signorina o un costume da clown bianco, un abito da aristocratico europeo decaduto o una tuta da messaggero degli extraterrestri. E non dimenticava di cambiarsi il cognome in Bowie, David Bowie. Professione: rockstar trasgressiva part-time.
 

Un uomo furbo, intelligente, scaltro, conoscitore dei meccanismi della comunicazione. E, cosa più importante, borghese dentro. Presupposto fondamentale quando si vogliono scandalizzare i borghesi ben pensanti è ben pensare in prima persona.
 

Così si sa quali certezze si devono andare a colpire. La classe media è certa di aver ereditato la Terra? Allora Bowie la fa tremare dicendo che lui viene dallo spazio per rubare l' acqua al pianeta. Salvo poi dichiarare che «le creature dello spazio sono abbastanza reali e umane, e che la prospettiva di incontrare altri esseri dovrebbe renderci felici».

 

DAVID BOWIE DAVID BOWIE

La massa si finge buonista? E lui usa come nome d' arte quello di un lungo coltello sbudellatore inventato ai tempi del West da tale Jim Bowie. Salvo poi prendere parte al primo Live Aid per combattere la carestia in Etiopia. I pruriginosi tremavano solo a sentire la parola omosessuale. Lui si presentava alle interviste indossando abitini femminili disegnati da lui e precisando che in quel momento lui era vestito, non travestito.

 

Salvo poi smentire il suo essere gay precisando di essere bisessuale e poi smentendo di essere bisessuale, ma di «provare attrazione solo verso i ragazzi giapponesi» e infine smentire ancora tutto dicendo viva la foca, che Dio la benedoca!
 

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Inutile cercare di catturare Bowie: appena lo individuavi lui era già da un' altra parte, a scrivere un altro grandissimo album o una schifezza da dimenticare in fretta, a girare un film di cui non si sentiva il bisogno o un video che segnerà la storia del genere.
 

Bowie icona trasgressiva?
Sì, ma solo a livello di epidermide. Bastava fare un taglietto nella tuta spaziale di Major Tom o grattare il fulmine rosso che attraversava il volto di Aladdin Sane per scoprire sotto il buon borghese britannico.

 

David era nato nel difficile quartiere di Brixton, regno dei giamaicani, da un ex militare e una cassiera di cinema. Che però presto si trasferirono nel verde del Kent a condurre una tranquilla vita borghese in cui il brivido più forte era leggere scrittori beat e ascoltare il jazz di John Coltrane e la ribellione si esauriva nella diserzione dei saloni da barbiere, come accadeva per tutti i capelloni del mondo. Chissà come si divertiva Bowie quando sconvolgeva il mondo con le sue uscite.

 

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A metà anni 70 tutti erano schierati con Mosca? Lui tornava alla Berlino degli Anni 30, approfondendo le conoscenze su Hitler e Terzo Reich, presentandosi come «un vero ariano» e augurandosi l' avvento del regime fascista in Inghilterra. Quando alzava il braccio per salutare il pubblico nei live, tutti ci vedevano un saluto nazista.

 

Quando cantava Fashion, storpiava le parole per farle suonare come «Fascism». Poi, puntuale, la smentita. «Mi interessava solo l' aspetto figurativo del nazismo»; «Eh va be', ero sotto gli effetti di montagne di cocaina e mi nutrivo solo di latte e peperoni gialli». Certo, David. È noto che i peperoni gialli sono peggio dei funghi himalayani, soprattutto se mangiati di sera.
 

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Pochi anni e il buon borghese Bowie, in un live a Brescia del 1997, cantò Fashion non solo scandendo bene le parole, ma introducendo il pezzo con un funambolismo degno dell' avanspettacolo: «Visto che siamo a pochi chilometri da Milano e che Milano è la capitale della moda, adesso vi faccio Fashion».
 

L' ha detto davvero, credetemi, ero steso sul prato delle Rondinelle ad ascoltarlo incantato. Dalla swastika allo shopping passando per la Borsa. L' anno prima il rebel rebel si era autoquotato in Borsa, primo musicista rock a farlo e presto imitato da Elton John. L' idea fu vincente e Bowie divenne più ricco di prima. Il tutto alla luce del sole, intendiamoci.

 

Nessuna ipocrisia, trasparenza e professionalità anglosassoni. Signori, faccio l' artista, vi faccio divertire, commuovere, scandalizzare. La mia è arte, ma anche merce. Volete che vi canti per l' ennesima volta Heroes? Costa tot, preparate il contratto. Cosa ben diversa dal comportamento di certe stelline nostrane del canto e della satira che in pubblico fanno i pauperisti e in privato si affidano a faccendieri (sbagliati) o vanno spesso in gita a Chiasso.

 

LOU REED MICK JAGGER DAVID BOWIELOU REED MICK JAGGER DAVID BOWIE

E che, in cambio della loro spocchia, non sanno darci nemmeno la centesima parte di ciò che ci ha dato per cinquant' anni il signor David Robert Jones quando si alzava e andava a lavorare indossando un costume trasgressivo con cui ci portava tutti sotto il muro di Berlino, alla periferia di Varsavia o nello spazio profondo.

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