gianni riotta

“VI MERITATE GIANNI RIOTTA” - LA BATTUTACCIA DI EZIO MAURO QUANDO GIRÒ VOCE CHE “JOHNNY L’AMERIKANO” AVREBBE PRESO IL SUO POSTO ALLA “STAMPA” – IL RITRATTO AL VELENO BY “IL GIORNALE”: "S’ILLUDE DI TRASFORMARE IL 'SOLE' NEL 'WALL STREET JOURNAL' E DOPO DUE ANNI LASCIA CON 54MILA COPIE IN MENO IN EDICOLA: IL PIÙ GRAVE CROLLO DELLE VENDITE NELLA STORIA DEL QUOTIDIANO. DA CUI “GIANNI BANCA-RIOTTA” - LA LISTA DEI PUTINIANI D’ITALIA DOVE INFILÒ NOMI A CASO E L’ICASTICO COMMENTO DI MASSIMO CACCIARI: “RIOTTA È UN COGLIONE”

Estratto dell'articolo di Luigi Mascheroni per “il Giornale”

 

GIANNI RIOTTA 47

A un certo punto, metà anni ’90, alla Stampa inizia a girare voce di un cambio di direzione: via Ezio Mauro, arriverebbe Gianni Riotta. Una mattina nata male - uno sfondone sul giornale in edicola –, alla riunione di redazione Mauro si lancia in un’intemerata contro vicedirettori e capiredattori. «Ma non vi vergognate a fare uscire pagine così?!» chiede schifato. «Vi meritate Riotta...».

 

 

Gianni Rotta ce lo siamo meritato. Volevamo un giornalismo all’americana, indipendente, obiettivo, al servizio del lettore? Abbiamo avuto il peggior giornalismo naturalizzato americano, più liberal che libero, obamiano già prima di Obama (...): Who, What, Where, When, Why... Wi-fi, Weekend, Wa-Wanagà, Web e «Wuè, come stai?».

 

Sicilianissimo di origini e Amerikano con la K, da Palermo, quartiere Zone Nuove, a Nova Jorca- i fratelli Catalano, il tabacchino Tantillo, il carnezziere Sampino -, Johnny “stelle-e-strisce” Riotta, conosce le cose ’miricane così all’italiana che quando Kerry e Bush si contendono la Casa Bianca lui anticipa in tv il successo democrat, mai arrivato, e all’ultimo dibattito fra Trump e la Clinton scrive: «Hillary vincerà, Trump è stata una grande distrazione». Si pronuncia Paliemmu, si scrive Lamerica.

 

GIANNI RIOTTA 12

Figlio d’arte, il padre Totò era una firma del Giornale di Sicilia, e fratellastro della nobile schiatta dei giornalisti siciliani di penna e di talento – Paolo Valentino, Merlo, Buttafuoco, Sebastiano Messina, Sorgi, Mughini... – Gianni Riottino già da picciotteddo, sognando Tom Wolfe, lino bianco e granita al caffè, è collaboratore della terza pagina del Giornale di Sicilia e corrispondente del manifesto dal Bar del Viale. Poi, la redazione romana.

GIANNI RIOTTA 44

Ricorderà Rina Gagliardi, che fu direttrice del quotidiano comunista: «Appare questo bel figurino, tutto impettito. Capii subito che il ragazzo puntava in alto, che avrebbe fatto strada».

 

(...)

Siciliano, spigoloso, sospettoso, garbato, con un narcisismo patologico sopra la media già alta dei giornalisti, telefonista compulsivo e inarrivabile camminatore di corridoi, Riotta è la più perfetta rappresentazione in formato tabloid del principio secondo cui nel giornalismo le promozioni sono inversamente proporzionali ai successi. Più sfasci una testata, prima te ne danno un’altra.

 

Cronista di grande estro, ottimo narratore e ancora migliore sceneggiatore, dove non arriva l’occhio arriva l’immaginazione (i reportage da Ground Zero e dintorni sono wonderful, niente da dire: «Good job, Johnny»), Riotta non è mai stato un grande direttore-conduttore. Le sue trasmissioni tv (su Rai3, strano...) non si ricordano. Il suo potere come spalla di Sorgi e Mieli era zero. E la direzione del Tg1 (nomina avvenuta col governo Prodi, quando a dare retta ai maligni faceva fare le inquadrature storte per riempire i comizi del premier) è passata alle cronache per qualche mezza fake news. E poi, via Emma Marcegaglia, l’amatissima Emma, la presidente di Conf-collant Emma Marcegaglia, il Sole24Ore. Che s’illude di trasformare nel Wall Street Journal e che dopo due anni lascia con 54mila copie in meno in edicola e una riduzione degli abbonamenti del 30%: il più grave crollo delle vendite nella storia del quotidiano. Da cui “Gianni Bancariotta”.

CACCIARI RIOTTA

 

Aneddotica del giornalismo.

Ai tempi, anni Duemila, un appuntamento elegante erano i pranzi milanesi a casa di Fiorella Minervino, una bella Signora della Brera bene, non sappiamo se migliore per la sua ospitalità o per i suoi pezzi, dove si radunava la crème della stampa d’establishment e di pettegolezzo. Mieli, Feltri, Sorgi, Gianluigi Gabetti... Riotta rifiutava sempre, ma con raro senso dell’opportunità accettò proprio nei giorni in cui si parlava della sua imminente cacciata dal pomposo Headquarters di cristallo di Renzo Piano. A un certo punto Feltri, con la sua nota perfidia, gli chiede: «Ma cos’è questa storia, Gianni... ma è mica vero che ti mandano via dal Sole?». «Ma no - risponde Riotta – ieri sono stato con Emma sul suo aereo privato, siamo andati a Pescara per un evento... Anzi, abbiamo parlato dei nuovi progetti. Era felice». Il giorno dopo Riotta fu chiamato dall’amministratore delegato del Sole. «Direttore, firma Lei la lettera di dimissioni o firmiamo noi quella di licenziamento?».

 

Dismesso da Sole, Riotta sbarca alla Luiss “Guido Carli” di Roma – l’ateneo privato di Confindustria: stessa famiglia - e nel 2018 diventa direttore della Scuola di giornalismo. Dove, col senso del pluralismo che gli è proprio, chiama come condirettore Alberto Flores d’Arcais, firma di Repubblica, e come visiting professors Ernesto Assante, caporedattore di Repubblica; Carlo Bonini e Francesco Bei, vicedirettori di Repubblica; Mario Calabresi, già direttore di Repubblica; Roberto Saviano, editorialista di Repubblica; Francesco Franchi, art director di Repubblica; Federica Angeli, cronista di Repubblica; e Maurizio Molinari, il direttore di Repubblica.

GIANNI RIOTTA 11

 

Maestrino di giornalismo (famosa la sua rassegna stampa su Radio3 quando metteva i voti ai colleghi come se fosse a scuola; famigerata invece la lista dei putiniani d’Italia dove infilò nomi a caso, guadagnandosi la risposta gnoseologica di Massimo Cacciari «Riotta è un coglione») e con scarso senso dell’umorismo (quando sul Foglio prese piede un colonnino pietrangiolesco sulle disavventure di Johnny Riotto, fece le fotocopie di tutta la rubrica e le portò a Paolo Fresco, potentissimo presidente Fiat, paventando un complotto contro di lui orchestrato da qualcuno dentro la Stampa, e l’Avvocato Agnelli si fece una risata...), Gianni Riotta ora scrive per Repubblica- può capitare... - e spinto dal suo turbo-atlantismo è diventato il pensatore di riferimento di Guido Crosetto, che lo ha messo nel Comitato per la valorizzazione della cultura della Difesa. Solo i siciliani sanno essere così amici dei propri nemici.

gianni riotta foto di bacco

 

Trinacria, due figli, una moglie che è il vero caporedattore della famiglia (Marila, scienziata tosta e sicula), 69 anni, cinque romanzi (il vero giornalismo in fondo è letteratura), internauta e interista, Gianni è il perfetto bravo ragazzo. «Johnny Ricotta», cannoli e la volta che mise in apertura di un giornale finanziario un’apologia del film Baarìa.

 

gianni riotta foto di bacco (2)gianni riotta foto di bacco (2)GIANNI RIOTTA GIANNI RIOTTARIOTTA PUTINGIANNI RIOTTAGIANNI RIOTTAriottaGIANNI RIOTTA TAPIRO VALERIO STAFFELLISCANZI, RIOTTA E PIGI BATTISTA CON ADRIANO CELENTANO - ADRIANGIANNI RIOTTA gianni riotta foto di bacco

(...)

Ultimi Dagoreport

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…