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BONCO FOREVER - VIDEO: L’UNICO DISCO IN CUI GIANNI FACEVA IL CANTANTE, CON LO PSEUDONIMO DI PAOLO PAOLO - VIDEO: LA PUNTATA DI ‘MATRIX’ CON DAGO, FRECCERO, SGARBI, FREDDI, MOSETTI - IL RICORDO DI SABELLI FIORETTI: ‘INTERVISTARE BONCOMPAGNI NON ERA UN LAVORO, ERA UNO SPASSO. "IO CONQUISTO LE DONNE A CHIACCHIERE. GLI UOMINI SONO NOIOSI, INNAMORATI E GELOSI. CON ME LE RAGAZZE RIDONO"

VIDEO - LA PUNTATA DI ‘MATRIX’ DEDICATA A BONCOMPAGNI CON ROBERTO D’AGOSTINO, CARLO FRECCERO, LAURA FREDDI, ANTONELLA MOSETTI, VITTORIO SGARBI

 

 

'Matrix' su Boncompagni: Dago, Freccero, Mosetti, Freddi (1 pt)
'Matrix' su Boncompagni: Dago, Freccero, Mosetti, Freddi (2 pt)

 

 

 

VIDEO - L’UNICO ALBUM IN CUI GIANNI BONCOMPAGNI HA FATTO IL CANTANTE, CON LO PSEUDONIMO ‘PAOLO PAOLO’

 

 

QUEL GIORNO "BONCO" MI CHIESE DI FARE DIO

Claudio Sabelli Fioretti per ‘il Fatto Quotidiano

 

L' intervista, per Io Donna, cominciava così: "Quando Gianni Boncompagni ha compiuto 60 anni, io l' ho intervistato.

Quando ha compiuto 70 anni, io l' ho intervistato.

GIANNI BONCOMPAGNI COME PAOLO PAOLOGIANNI BONCOMPAGNI COME PAOLO PAOLO

Adesso compie 80 anni ed io lo intervisto. Sono il metronomo dei suoi decenni. Il testimone del suo tempo che passa". E adesso, tristemente, ho perso il mio ruolo di metronomo e di testimone.

 

Gli avevo chiesto: ci diamo l' appuntamento per i novant' anni? "Che cosa?". Ci arrivi a novant' anni? "Non lo so".

 

Qualcosa di più preciso?

"Sì, sì, sì spero di sì. Malamente, ma sì. Ci arrivo ai novant' anni". Facciamo anche l' intervista dei cent' anni?

Me l' immagino. Noi due, sul divano, rincoglioniti senza capire niente tutte e due totalmente sordi come? Come?". Intervistare Boncompagni non era un lavoro, era uno spasso.

 

000 claudio sabelli fioretti000 claudio sabelli fioretti

Ti raccontava cose incredibili, ti confessava di essere un consumatore compulsivo, di avere comprato una casa a Porta di Roma solo perché era al centro di una serie di grandi supermercati e di centri commerciali. Non diceva mai cose banali, non si lasciava andare a luoghi comuni. Appena possibile parlava male di sé ("La mia televisione è vuoto pneumatico"). Oppure raccontava del singolare rapporto con le donne.

 

Claudio Sabelli Fiorelli Claudio Sabelli Fiorelli

"Io conquisto le donne a chiacchiere. Gli uomini sono noiosi, innamorati e gelosi. Con me le ragazze ridono". Le ragazze. Quando lo intervistai per gli ottant' anni mi disse che stava con una signora di trenta. Ma se dovessi innamorarti di una coetanea? Mi guardò con gli occhi sbarrati: "Le mie coetanee sono tutte morte".

 

Parlava spesso della morte perché non la temeva. Quando si diventa vecchi cambiano gli interessi? "Cambiano gli argomenti di conversazione". Fammi un esempio. "Chiedi all' amico ottantenne: 'Come sta tua moglie?'. E lui risponde: 'Le hanno dato dieci giorni di vita'. La settimana dopo lo rincontri. 'E tua moglie?'. 'È morta'. Queste sono le conversazioni fra ottantenni".

 

Le ragazzine gli piacevano proprio. L' apoteosi fu Non è la Rai. "Quando la mattina vedevamo entrare quelle duecento ragazzine al centro di produzione del Palatino, fra colonne romane, pini, colli, sole, ci dicevamo: 'Il paradiso deve essere così'".

gianni boncompagni  raffaella carragianni boncompagni raffaella carra

Una volta mi ha detto: "La mia televisione è indifendibile, ma ho visto di peggio". Cosa di peggio?

 

"Tette e culi. Io non ho mai fatto tette e culi. Le mie ragazzine erano perfette, non truccate, magre, prive di qualunque malizia voluta".

Delle fidanzate diceva: "Panchina lunga ma una alla volta. Una se ne va e ce n' è subito un' altra. Boom! Più carina, più giovane". Professionalmente non era un fanatico. E non era attirato dai maniaci del lavoro: "Il mio slogan è presto e male".

 

boncompagni dago arboreboncompagni dago arbore

 

Spesso si addormentava in studio. Io lavorai una volta per lui, a Bombay.

Un giorno mi telefonò e mi chiese: "Faresti il Padreterno?". Col terrore di quello che sarebbe potuto succedere risposi di sì. Non successe nulla ma io avevo paura lo stesso. Tutte le settimane gli portavo un bel copione con tutto scritto. Lui lo leggeva frettolosamente e annoiato. Bellissimo, bravo. E lo buttava nel cestino.

 

Lui, che era il conduttore insieme con Giovanni Benincasa, godeva nel mettermi in difficoltà. Dovevo improvvisare tutto, cosa di cui non sono capace e allora mi scrivevo dei bigliettini che nascondevo nelle pieghe del mantello.

 

ambra gianni boncompagniambra gianni boncompagni

Per Renzo Arbore aveva quasi una devozione. Un giorno, era l' anniversario di Alto Gradimento, li invitammo entrambi a Un giorno da pecora. E idealmente consegnammo loro le chiavi della trasmissione che avrebbero dovuto condurre. Al via Arbore cominciò a dire che non sentiva niente. E anche Gianni. Non si sente, non si sente nulla! Credevamo che si trattasse di una gag e andammo avanti ma Arbore si tolse le cuffie. Per fortuna era registrata. Alt, ciak seconda, volume al massimo.

 

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E di nuovo Arbore che urlava: "Non si sente niente, queste cuffie sono rotte". Boncompagni cercava di calmarlo, ma dava l' idea di non capire che cosa stesse succedendo. Succedeva che sia Gianni che Renzo erano molto sordi. Alla terza Renzo si strappò le cuffie e le gettò contro il muro. E scappò via.

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Gianni lo inseguì ma non riuscì a fermarlo. Ci telefonò dalla sua 500. "È molto arrabbiato, vuole andare a casa".

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