VISTO DA VICINO - PIPPO BAUDO: “CERTO CHE LE VICENDE GIUDIZIARIE AVEVANO MOLTO MINATO LA SUA TEMPRA. LA SUA, MA SOPRATTUTTO QUELLA DELLA MOGLIE LIVIA, CHE ALLA FINE DEI PROCESSI SI AMMALÒ”

Alessandra Comazzi per "La Stampa"

Pippo Baudo è appena uscito dalla casa di Giulio Andreotti in corso Vittorio a Roma, accanto al ponte sul Tevere. La camera ardente è stata allestita lì, «e a me pare una decisione molto saggia - dice il conduttore -. È opportuno aver deciso per i funerali privati e non di Stato. Da tempo il senatore non era più attivo in politica, e comunque, in questo delicato momento storico per il Paese, è sempre opportuno prevenire eventuali reazioni».

Lo conosceva bene?
«Lui veniva spesso alle mie trasmissioni. Succedeva che la mitica signorina Enea, la sua segretaria, mi telefonasse per dirmi che il presidente mi aspettava nel suo studio, davanti a Montecitorio, alle 6 del mattino. Lui si alzava prestissimo, era tormentato dai mal di testa. Prendeva dell'Optalidon che comprava in Svizzera, pare fosse molto più potente di quello che si trovava qui.

Dormiva pochissimo, cominciava a lavorare all'alba. Dunque alle 6 ci vedevamo, parlavamo di tante cose, lui era un uomo coltissimo, informatissimo, era curioso, mi faceva domande, gli piacevano i dettagli. A un certo punto invariabilmente mi chiedeva a che ora doveva presentarsi l'indomani negli studi tv. Io dicevo: alle 18. Però, presidente, non vuole sapere di che cosa parleremo? No, mi rispondeva, mi piace improvvisare».

Com'era in privato?
«Aveva senso dell'umorismo. Ma quello anche in pubblico. In privato non era un politicante».

Cosa uscirà dal suo archivio?
«L'uomo, è chiaro, sarà attaccato da tanti e difeso da pochi, come capita alle persone importanti. E lui lo è stato davvero. In un modo che forse ancora non comprendiamo perfettamente. Ne ha viste di tutti i colori. Ha scritto libri. Ma un libro di sé non l'ha scritto.

Il non sapere come fosse veramente Andreotti, che cosa sapesse, conoscesse, aumentava l'inquietudine intorno al personaggio. Lui, così meticoloso, ha raccolto tutto. Certo che le vicende giudiziarie avevano molto minato la sua tempra. La sua, ma soprattutto quella della moglie Livia, che alla fine dei processi si ammalò».

Belzebù o Angelo, Giulio Andreotti?
«Si potrà dire soltanto tra un po' di tempo, i personaggi storici della sua portata hanno bisogno di anni per sedimentare, ed essere decodificati. Un politico non condivide la morale comune. La morale politica è particolare. Certe azioni che sembrano nefaste, si scoprono utili per un paese, ma soltanto a risultati ottenuti».

O viceversa?
«O viceversa, certo. E pensare che lui forse non pensava di fare quel mestiere. Lo reclutò De Gasperi mentre realizzava la sua tesi sulla Marina vaticana. Poi diventò questo gigante conosciuto in tutto il mondo. C'è un aneddoto che può far sorridere, ma lui me lo consentirà».

Che cosa capitò?
«Sean Connery doveva venire ospite in un mio programma. E la moglie gli chiese: ma è importante questo Baudo? E Connery: è importante come Andreotti».

 

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