
WILLIAM KENTRIDGE IS BACK! “IL FREGIO “TRIUMPHS AND LAMENTS”, IMPRESSO NEL 2016 SULLE SPONDE DEL TEVERE E CANCELLATO DAL METEO? SAPEVO CHE ERA UN PROGETTO EFFIMERO. L’ARTE PUÒ ESSERE MOLTO VULNERABILE” - IL REGISTA SUDAFRICANO SARÀ UNA DELLE STAR AL "FESTIVAL DEI DUE MONDI" DI SPOLETO: "SCRIVO E DISEGNO SOLO CON LA MIA STILOGRAFICA. IL CONTATTO TRA PENNA E FOGLIO SERVE AL MIO PROCESSO INVENTIVO – L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE? NON SO SE UN ALGORITMO POTRÀ SOSTITUIRE L’UMANITÀ. I PERICOLI VERRANNO DA CRIMINALI O STATI CHE POTREBBERO MANIPOLARE LE COSE"
Rodolfo Di Giammarco per la Repubblica - Estratti
Facendo 7.950 chilometri dal suo Sudafrica, William Kentridge approderà il 12 e 13 luglio a Spoleto Festival (27 giugno — 13 luglio) con un suo spettacolo sull’esilio, come artefice della mostra Unhappen Unhappen Unhappen ospitata da Fondazione Carla Fendi e Mahler & LeWitt Studios, e anche di Six heads il poster della manifestazione.
È conteso da siti teatrali, enti lirici, musei mondiali, e istituzioni pubbliche. Parliamo con lui di arte e scena.
Mr. Kentridge, nel suo disegno per Spoleto con fisionomie di donne e uomini risaltano volti neri, bianchi, un uccello rapace e una caffettiera. Che rappresentano?
«Sono lineamenti di maschere di cartone nel nostro spettacolo, e più in generale simboli del surrealismo, con tipologie di personaggi storici.
Frammenti diversi, un’identità del mondo è impossibile».
A Spoleto lei firma “The great yes, the great no”: come è costruito questo lavoro fra teatro, oratorio e opera da camera?
william kentridge self portrait as a coffee pot
«Combino impulsi. Mi servo d’un coro di cantanti donne, e di sagome e pupazzi. Nell’assemblare voci e immagini mi sono imbattuto nella storia d’un viaggio da Marsiglia alla Martinica. La lingua del palco s’è incontrata col tema della migrazione e con l’odierno colonialismo. Gli esodi sono tre: quello dei fuggiaschi nel 1941 dalla Francia di Vichy; quello, con Giuseppina Bonaparte a bordo, dei viaggi transatlantici precedenti in cui gli africani venivano trasferiti nelle Americhe per finire in schiavitù nelle piantagioni; e quello dei clandestini che s’arrischiano oggi ad attraversare i mari in cerca d’un mondo migliore, a costo di accoglienze peggiori».
In un episodio della sua mostra “Self-Portrait as a coffee-pot” le marionette evocavano la Rivoluzione russa e la repressione stalinista. Cosa pensa della guerra tra Russia e Ucraina?
«Da prima dell’Unione Sovietica c’erano filoni molto profondi di autoritarismo in Russia: sono riemersi, e oggi diventano l’eco di governi forti degli Stati Uniti che testano i limiti della propria autocrazia».
Come va letta la sua dichiarazione “Il digitale mi piace ma preferisco la stilografica”?
«C’entra la mia età. Da studente si scriveva a macchina, poi sono arrivati i computer. Ma io non ho mai “pensato” battendo dei tasti. So bene che quasi ogni scrittore crea usando la tastiera. Io non mi rifiuto di farlo, ma opto per la scrittura a mano, con la mia stilo. L’inchiostro della penna si sparge nella pagina, e quel contatto aiuta il mio processo inventivo. Mi piace l’illeggibilità della prima calligrafia».
Che relazione c’è tra testo e disegno, parola e immagine, messaggio e arte? Negli 8 schermi di 40 metri della sua videoinstallazione “More sweetly play the dance” lei mostrò che danzando si esorcizza la morte.
«Tendo a frammentare il mondo e a ricomporlo, verificando se risponde a certe domande. Qualcuno mi disse che Lulu di Alban Berg cui mi stavo dedicando poteva essere vista come una danza macabra, e io mi sono documentato scoprendo la danza ininterrotta delle figure medievali di Hans Holbein, che danzavano contro la morte».
Se i disegni rappresentano un estendersi di memoria, qual è la sua idea dell’Intelligenza Artificiale?
«Dopo decenni e secoli di sforzi umani per dare senso al mondo siamo tallonati da tecniche che hanno la velocità della luce. Non so se un algoritmo potrà sostituire l’umanità. I pericoli verranno da cattivi attori, criminali o Stati che potrebbero manipolare le cose».
Nel 2016 ha impresso il suo fregio “Triumphs and laments”, progetto di “sparizione della patina del tempo”, su 550 metri di sponde del Tevere sapendo che poi Romolo e Remo, Mastroianni e Pasolini sarebbero stati cancellati dal meteo. L’arte è così provvisoria?
«Può sopravvivere per secoli, o essere molto vulnerabile. Certe sculture possono essere fatte saltare in aria con facilità, come è successo. A Roma, città che amo, lo sporco e i batteri del travertino hanno reinghiottito presto le figure. Sapevo che era un progetto effimero».
WILLIAM KENTRIDGE
william kentridge self portrait as a coffee pot
william kentridge frieze 2022
william kentridge oh to believe in another world
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il commissario tronca consegna la medaglia di roma a kentridge (3)
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