zerocalcare veronesi

MI SI NOTA DI PIÙ SE VADO AL SALONE DEL LIBRO O SE NON VADO E LO SCRIVO SU TUTTI I SOCIAL? ANCHE ZEROCALCARE BOICOTTA IN PROTESTA CONTRO ‘ALTAFORTE’, EDITORE VICINO A CASAPOUND - LA MURGIA CI SARA’ “PER NON LASCIARE AI FASCISTI LO SPAZIO FISICO E SIMBOLICO” – VERONESI: “IO ANDRO’, SPETTA ALLA GIUSTIZIA ESPRIMERSI SULLA DESTRA ESTREMA” - L’EDITORE DI ALTAFORTE: “RAIMO VA CONSIDERATO IL MANDANTE MORALE DI CIÒ CHE POTREBBE ACCADERE. C’E’ CHI CI HA MINACCIATO DI TIRARCI LE MOLOTOV...”

Luigi Mascheroni per il Giornale

 

zerocalcare

Mi si nota di più se non vado o se vado ma me ne sto in disparte? O se non vado e lo scrivo su tutti i social? Oppure se vado ma per spiegare perché fanno bene anche quelli che non vengono? O se sto a casa e sostengo chi c'è? O invece vado ma per manifestare i motivi per cui è giusto non andare? L'importante è dire «Basta!».

 

 

Sì, giusto. Ma a cosa?

 

ZEROCALCARE NO TAV NOTAV

Il Salone del Libro di Torino si sta spaccando. Peccato. Una volta che non viene diviso dal Salone di Milano è capace di dividersi da solo. Il fatto è che non se ne capisce bene il motivo. C'è chi lo fa perché ha scoperto ora, tre giorni prima dell'apertura, che c'è anche un editore «vicino» a CasaPound e quindi ritiene inaccettabile concedere spazio e voce a chi vorrebbe negare spazi e voci. Ed è un conto. Poi c'è chi, in maniera più confusa, allarga la contestazione anche al vicepremier Salvini e a un partito (la Lega) «vicino» a un editore «neo fascista». Ed è un'altra cosa. E infine c'è chi (sull'onda emotiva sollevata da Christian Raimo, che si è dimesso da consulente ma resta al Salone «da autore, lettore e cittadino»...) estende la lista di proscrizione a giornalisti e intellettuali «vicini» a idee sovraniste o di destra a cui si sentono «vicini» anche editori dell'ultra destra... Tre gradi di separazione non fanno una protesta, ma una follia ideologica.

 

zerocalcare

Comunque resta il fatto che la presenza dell'editore Altaforte al Lingotto ha frantumato in mille posizioni diverse il fronte della cultura antifascista. Cinquanta sfumature di rosso. Il primo a scegliere la defezione contro la presenza dei fascisti al Salone è stato il collettivo Wu Ming (sempre pronto quando c'è un appello da lanciare per sfruttare meglio il cancan mediatico), poi lo storico Carlo Ginzburg (due giorni fa). Ieri, dopo il weekend, la diga editoriale eretta sul Po è crollata del tutto.

 

MICHELA MURGIA

Zerocalcare ha annullato tutti i suoi impegni al Salone perché «mi è impossibile pensare di rimanere tre giorni seduto a pochi metri dai sodali di chi ha accoltellato i miei fratelli, incrociarli ogni volta che vado a pisciare facendo finta che sia tutto normale». La presidente dell'Anpi Carla Nespolo ha cancellato la presentazione di un libro della partigiana Tina Anselmi. La neonata casa editrice People fondata da Giuseppe Civati - sinistra extra Pd - terrà il banchetto al Salone, ma vuoto, con la scritta «Stand against fascism». In inglese. La casa editrice minimum fax conferma la presenza al Lingotto, «pur comprendendo le ragioni di chi invita a boicottare il Salone».

MICHELA MURGIA

 

Mentre Michela Murgia ci sarà, «ma per non lasciare ai fascisti lo spazio fisico e simbolico del più importante appuntamento editoriale italiano». Non cancella il suo incontro ma lo userà per leggere testimonianze antifasciste. Il suo post su Facebook è stato controfirmato da un gruppo di amiche murgiane (Helena Janeczek, Chiara Valerio, Evelina Santangelo...) ma anche da Nicola Lagioia e Christian Raimo, che fra loro non si possono più neanche vedere. La filosofa Donatella Di Cesare twitta solidarietà a Raimo #NOAIFASCISTI. Bruno Arpaia ha scritto che andrà, ma «magari protesterò davanti agli stand dei fascisti, chiederò di metterli fuorilegge secondo Costituzione». Emanuele Fiano (presidenza del gruppo Pd alla Camera) ha fatto sapere che lui al Salone, con una casa editrice fascista, non andrebbe mai, ma in realtà non l'hanno invitato. Poi ci sono scrittori di seconda fila che incitano a non battere in ritirata, «sarebbe meglio andare tutti al #SalonedelLibro a picchettare lo stand di Altaforte e cantar loro #BellaCiao ad oltranza».

christian raimo

 

Strano, però, che nessun editore rinunci a vendere libri. O che gli autori non chiedano di ritirare i propri. È l'ideologia che traccia il solco, ma è il denaro che lo difende.

 

Al Salone sono in programma 560 presentazioni. L'unica di cui i giornali e la Rete stanno parlando è la non presentazione (Salvini neppure ci sarà) di un editore «vicino» a CasaPound di cui, fino a oggi, nessuno sapeva niente. Complimenti a tutti gli #antifascisti. Intanto l'Associazione italiana editori (presieduta da Ricardo Franco Levi, uno che prima voleva affossare Torino portando il Salone a Milano, poi ha affossato Milano ed è tornato impunemente a Torino) ieri si è dimenticata di prendere una posizione. Però con un comunicato ha fatto sapere che «Torna a crescere la lettura in Italia». «Anche se continuiamo a occupare le posizioni di coda nel ranking europeo: dietro ci sono solo Slovenia, Cipro, Grecia e Bulgaria». E nella classifica della libertà di pensiero, come siamo messi?

wu ming

 

Poi rimane la reazione di Francesco Polacchi, l'editore nella bufera. «Raimo va considerato il mandante morale di ciò che potrebbe accadere a Torino. Qualcuno ha scritto che verrà a Torino per tirarci le molotov... Temo un contesto burrascoso». Anche noi.

 

2. TORINO, PERCHE’ E’ GIUSTO ANDARE

 

SANDRO VERONESI per il Corriere della Sera

 

 

sandro veronesi

La XII Disposizione della Costituzione italiana, detta «transitoria» ma ormai anche «finale», recita: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista». («Sotto qualsiasi forma» è il passaggio chiave). La Legge Scelba, del 1952, sanziona col carcere da 18 mesi a quattro anni la ricostituzione del suddetto partito fascista nonché l' apologia del fascismo, la denigrazione dei valori della Resistenza e i metodi razzisti.

 

Io partirei da qui. Finché saranno in vigore quella Disposizione e quegli articoli di legge sarà compito della magistratura e della Corte Costituzionale individuarne la violazione e decidere di conseguenza.

 

Poi si può manifestare, protestare e organizzare dimostrazioni di piazza per sostenere e rinforzare questi valori fondanti del nostro ordinamento, soprattutto in tempi, come l' attuale, nei quali essi sembrano sotto minaccia: ma chiedere agli autori di disertare il Salone del Libro di Torino perché tra gli editori presenti ce n' è uno che appartiene alla galassia del neofascismo italiano è un errore.

 

carlo ginzburg

Certo, le decisioni individuali sono insindacabili e non è nemmeno il caso di discuterle: esse però, per quanto sacrosante, devono rimanere fuori dal conto. E il punto importante è che un conto deve esserci, e deve essere presentato dagli organi competenti, e riguarda quali doveri e quali diritti si hanno, come cittadini italiani obbedienti al dettato costituzionale, e dunque democratici e antifascisti, dinanzi a tutte le manifestazioni politiche, culturali e comportamentali che ostentino una sospetta contiguità con il fascismo, i suoi fini, i suoi metodi e i suoi miti.

 

Io andrò al Salone a presentare un libro scritto da Elena Stancanelli e nato proprio dalla necessità di contrastare alcune di quelle manifestazioni sospette - fatti reali, non discorsi, che nella fattispecie producono centinaia di morti a poche miglia dalle nostre coste. Presentare quel libro per me equivale a chiedere ancora una volta l' intervento di un arbitro che interrompa l' ottuso soliloquio di un figurante in divisa e stabilisca cosa si può dire e cosa non si può dire, e soprattutto cosa si può fare e cosa non si può fare, nel nostro Paese fondato sui valori della Resistenza. Tutte quelle rune, quei saluti romani, quei richiami al ventennio o direttamente a Mussolini, tutte quelle differenze di trattamento delle persone a seconda della loro provenienza, della loro religione e del colore della loro pelle, sono compatibili con la XII Disposizione della Costituzione e con la legge Scelba?

sandro veronesi

 

Se gli organi competenti (che non sono gli elettori) ci diranno di sì, vorrà dire che sopporteremo quel ciarpame e lo combatteremo con gli strumenti della cultura e della democrazia; ma se per caso venisse fuori che no, che non sono compatibili, allora avremmo il diritto di vedere bonificata la nostra società da queste infestazioni. Come? Lo dicono la Costituzione e il codice penale: lo scioglimento, l' arresto, la detenzione. Sarebbe anche l' ora di finirla di giocare a nascondino, vigliaccamente, con queste faccende: sei fascista? Abbi il coraggio di dirlo e di consegnarti al tuo martirio; sei uno Stato democratico?

 

Smetti di chiudere un occhio, o entrambi, dinanzi a questa questione, che è fondante. Arbitri, ci siete? Diteci come dobbiamo comportarci con questa gente.

polacchi altaforte

Non lasciate questo vuoto attorno al neofascismo che monta. Colmatelo con le decisioni che tutti, poi, saremo tenuti a rispettare. Altrimenti, accade che per pura frustrazione le persone per bene comincino a segare il ramo sul quale sono sedute. Accade che autori importanti e rappresentativi evitino di partecipare a una manifestazione culturale, senza con ciò recare il minimo danno a chi minaccia la libertà loro e di tutti. Accade che attorno a questa loro decisione si sprigioni una polemica arida e umiliante, che anziché affrontare la vera questione (il fascismo, se ci sia o no il pericolo di una sua recrudescenza) rinverdisca per l' ennesima volta la stucchevole tradizione della lotta intestina nella sinistra.

 

io sono matteo salvini altaforte

Occorre dunque andare, se invitati (ma anche se non invitati, arrivo a dire) al Salone del Libro di Torino, a fare quello che era stato programmato, senza esitazioni. Ma occorre anche, una volta lì, che quante più voci possibile chiedano ciò che è giusto chiedere per tutelare l' onore nostro di italiani, dei nostri padri e dei nostri figli: intervenite, per favore, voi che ne avete l' autorità, il diritto e il dovere; diteci una buona volta se CasaPound, Forza Nuova, la casa editrice Altaforte, le Fiamme Nere e anche Avanguardia nazionale, già che ci siamo, sciolta nel 1976 ma ancora inneggiata nelle celebrazioni delle destre, hanno diritto di esistere, organizzare eventi, partecipare alle elezioni, chiedere il 2 per mille delle dichiarazioni dei redditi, occupare spazi in radio, televisioni e stand nei saloni del libro - o se invece, come sembra a molti, tra cui me, siano semplicemente un reato.

wu ming wu ming wu ming

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