proteste teheran

IL “’68” DI TEHERAN: “CI PICCHIANO CON I BASTONI” – PER I GIOVANI IN PIAZZA LA DIFFERENZA FRA ROHANI E I FONDAMENTALISTI E’ CHE ORA LA POLIZIA LI RIEMPIE DI BOTTE CON IL SORRISO – BLACK OUT DI INTERNET? “ORMAI SAPPIAMO COME AGGIRARE LO STOP” – PROTESTANO NON SOLO GLI STUDENTI. ANCHE I MINATORI DA CINQUE MESI SENZA STIPENDIO

 

Francesca Paci per la Stampa

 

PROTESTE TEHERAN1

«Da tre giorni il governo blocca Telegram e Instagram come mai prima, non ho avuto alcuna connessione a Internet per ventiquattrore, ma questa conversazione prova che noi giovani iraniani troviamo sempre un' alternativa per comunicare». Ali (un nome di fantasia come tutti gli altri citati in questo articolo), 31 anni, lavora in un centro grafico a Shiraz, è stato arrestato durante le proteste del 2009 e, ammette, non pensava di tornare in piazza adesso.

 

«Il piano dei conservatori era di lanciare una grande protesta contro i riformisti a Mashhad, ma hanno fallito perché non si aspettavano questo effetto domino che si è rivoltato contro il regime. Non me lo aspettavo neppure io. E invece succede che persone di idee opposte fraternizzino in strada. Ogni giorno succede di più, anche se stamattina (ieri per chi legge) ci hanno picchiato fortissimo. Quelli come me, storici sostenitori dei riformisti, hanno capito che l'unica differenza tra i Rohani e i fondamentalisti è nei sorrisi: oggi li vediamo reprimere il popolo tutti insieme. Stanno dicendo che siamo infiltrati dall' estero, che siamo spie, a breve mostreranno finte confessioni in tv, può darsi che ci battano di nuovo ma ormai abbiamo capito e ormai è l' inizio della fine».

 

PROTESTE TEHERAN2

Il sesto giorno di rabbia contro il governo si chiude con decine di video che mostrano le forze di sicurezza disperdere brutalmente i manifestanti. Goli, 25 anni, seguiva le proteste da dentro la sua automobile, vicino all' università di Teheran. «La repressione è aumentata, gli agenti sono ovunque - racconta-. Oggi (ieri per chi legge) se ne contavano più degli attivisti, sono armati di bastoni e li usano, hanno colpito il vetro della mia macchina e mi hanno ordinato di andarmene, sono tornata a casa e dopo mezz' ora tremavo ancora dalla paura».

 

Gli slogan, diretti da subito, si sono fatti sfrontati come le scritte sui muri di Karmanshah, dove si legge «Down with Khamenei», lo stesso impresso dal '79 sull' edificio dell' ex ambasciata americana a Teheran, «Down with the USA». «Quando per strada senti gridare "Fondamentalista, riformista, questa è la fine della storia" capisci che la gente intorno a te non ha più pazienza» ci dice Ivan, studente di economia nella capitale.

 

PROTESTE TEHERAN

Ha contato meno persone che nei giorni scorsi, ha sentito l' odore della paura vera: «Dal 28 dicembre ogni sera il centro di Teheran si è acceso, adesso è più difficile, ci braccano, le persone tornano a casa ma la rabbia cresce. Qualcuno inizia a chiedere un referendum per cambiare il governo, altri immaginano uno sciopero del pagamento delle bollette: si torna a casa ma non domati».

 

Non tutti partecipano con lo stesso entusiasmo. La giovane impiegata Nahdal teme che finirà peggio del 2009 e preferisce non uscire. Il 31enne consulente finanziario Amir, emblema di quella classe media che diversamente dagli intellettuali engagé come il regista Asghar Farhadi è rimasta un po' alla finestra, non si fida dei "sanculotti" affamati di pane ma non diritti. Eppure, la ragazza che sventola il chador da cui si è appena liberata ha fatto scuola: almeno altre due l' hanno seguita chiedendone la liberazione dal carcere, qualcuna potrebbe seguitare oggi, primo "white wednesday" della protesta, l' evento ideato dalla giornalista in esilio Masih Alinejad, ideatrice del movimento contro l' obbligo del velo "My Stealthy Freedom".

rohani top

 

«Non è vero che queste proteste nascono dal nulla - ci spiega Alinejad-. In piazza c' è la voce dei minatori che chiedevano 5 mesi di salari arretrati e sono stati arrestati, quella dei professori in sciopero contro lo stipendio misero silenziata mesi fa, quella di Narges Mohammadi imprigionata perché difendeva le donne sfregiate dall' acido, quella delle ragazze a processo per qualche capello scoperto: in piazza c' è la gente esasperata da 40 anni di regime clericale che ha privato il paese di qualsiasi opportunità».

PROTESTE TEHERAN universita

 

Alinejad ha letto il tweet con cui il ministro degli esteri Zarif si pronuncia a favore delle protesta pacifiche. Una provocazione: «Era pacifica la protesta dell' insegnate Esmail Abdi, del conducente di autobus Reza Shahabi: sono tutti in cella. Erano proteste individuali ma essendo cadute nel vuoto hanno montato l' onda di oggi».

Ultimi Dagoreport

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...