giovanni toti pier ferdinando casini matteo renzi

ADDIO CENTRO-SINISTRA E CENTRO-DESTRA, ARRIVA IL CENTRO-TAVOLA! - DOPO IL DISASTRO QUIRINALE, RICICCIA IL “GRANDE CENTRO”. I VOLTI CI SONO, MA MANCANO I VOTI! - RENZI, CARFAGNA, CASINI, TOTI: CHI POTREBBE FARNE PARTE? IL LAVORO È COMINCIATO: MATTEUCCIO E IL GOVERNATORE LIGURE SI SONO GIÀ DATI APPUNTAMENTO ALLA CERIMONIA DI INSEDIAMENTO DI MATTARELLA PER PARLARE DI LEGGE ELETTORALE - IL MODELLO A CUI SI ISPIRANO? QUEL PIACIONE DI “PIERFURBY” CASINI

matteo renzi vota per il presidente della repubblica

1 - GRANDE CENTRO GIÀ AL LAVORO PER UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE

Antonio Polito per il "Corriere della Sera"

 

«Ora il Grande Centro non è più un progetto; è un obbligo, una garanzia di sopravvivenza».

 

Dopo la notte in cui la «manovra sulla Belloni dei populisti» (Salvini, Meloni, Conte) è stata battuta dalla convergenza di Forza Italia, moderati di centrodestra, Italia viva e moderati del Pd, il dado è tratto.

 

giovanni toti luigi brugnaro

Per ora l'unica cosa che manca al Grande Centro sono i voti. Pesa l'assenza del «volto» di un leader per questo nuovo rassemblement politico.

 

Renzi è chiaramente il migliore, ma ancora troppo antipatico; una giovane potenziale frontwoman , come la Carfagna, non ne ha finora mostrato il coraggio; di un possibile campione più stagionato come Casini non si sa ancora che vuol fare, se lanciarsi per un'ultima battaglia nell'agone politico o tenersi in disparte come uomo delle istituzioni.

 

MARA CARFAGNA E MARIA ELENA BOSCHI

Però intanto il lavoro è cominciato. Renzi e Toti si sono dati appuntamento alla cerimonia di insediamento di Mattarella per cominciare a discutere di legge elettorale, che del resto è stato il tema sottotraccia in tutte le intricatissime trattative sul Quirinale.

 

Il punto è questo: le coalizioni sono considerate finite perché nessuno si fida più degli alleati di prima. Chi si consegnerebbe oggi legato mani e piedi a Salvini? Nemmeno la Meloni. Infatti perfino lei comincia a contemplare l'idea di una riforma elettorale. Si è sentita così personalmente tradita dal leader della Lega e dalla nomenklatura di Forza Italia (entrambi le hanno giurato fino all'ultimo che non avrebbero votato mai per un bis di Mattarella), che nello sfogo con un amico ha detto: «Io con questi alla fine preferisco non andarci».

quagliariello romani

 

E il proporzionale se lo potrebbe permettere, visto che col monopolio dell'opposizione al venti per cento ci può arrivare. Ma se il discorso vale per Fratelli d'Italia, figurarsi per il Centro. La convinzione che una nuova legge elettorale sia diventata una necessità per tutti (compreso Letta, che in coalizione con Conte di certo non ci guadagna) ha galvanizzato i centristi. Il trio di esperti composto da Quagliariello, Rosato e Romani, riflette già sulle soluzioni.

 

ETTORE ROSATO

 La più facile sarebbe emendare in soli tre punti il Rosatellum per trasformarlo in un sistema alla tedesca, con sbarramento al cinque per cento. La soglia non deve essere troppo bassa, se si vuole usarla come incentivo a unirsi in un mondo di egolatri e prime donne. Il proporzionale consentirebbe d'altronde a un partito senza leader di superare anche il problema del candidato-premier: basterebbe indicare un bis di Draghi come programma politico.

 

D'altra parte non è che la legge attuale sia così maggioritaria da garantire un governo la sera stessa delle elezioni, come si dice, visto che in questa legislatura le alleanze pre-elettorali si erano sciolte già il mattino dopo. Renzi ovviamente è della partita. Ha giocato bene le sue carte nella battaglia del Quirinale, smentendo chi lo descriveva pronto a vendere i suoi voti al miglior offerente.

 

matteo renzi vota per il presidente della repubblica

Sul sistema elettorale però ha ancora dubbi: non è sicuro che il proporzionale sia la soluzione ideale. In fin dei conti la legge attuale è già proporzionale per due terzi, cioè quattrocento seggi sui futuri seicento. Se si lasciassero in piedi i collegi, sia il Pd sia la Lega sarebbero costretti ad allearsi con le rispettive estreme, schiacciando i due poli in coalizioni non appetibili per gli elettori moderati.

 

Prendere il dieci per cento su quattrocento seggi, pur perdendo cioè in tutti i collegi, darebbe al Centro quaranta seggi. Prendere il cinque per cento al proporzionale su tutti e seicento, ma con la concorrenza al centro di Pd e Lega, darebbe soltanto trenta seggi. Forse conviene tenersi il Rosatellum? Ma se davvero nascerà, il Grande Centro non può essere solo una somma di convenienze.

CASINI RENZI

 

Un partito, anche plurale, ha bisogno di identità. Il problema dunque, secondo Quagliariello, non è tanto il proporzionale, ma fare tesoro del fatto che le coalizioni non ci sono più. In fin dei conti anche nel maggioritario francese i partiti al primo turno vanno da soli. Il bisogno di tutte le forze politiche di un «bagno di identità» sarebbe dunque la chiave che può dare dignità di progetto politico al lavorìo di un mondo che ha dimostrato di esistere ancora, di avere il know how parlamentare, e convinto di poter ereditare una parte cospicua dell'elettorato berlusconiano: gente che, se ha resistito finora in Forza Italia nonostante il declino del leader carismatico, difficilmente finirà con Salvini o con Meloni.

 

luigi brugnaro giovanni toti 2

2 - MODELLO CASINI PER IL CENTRO APERTO IL CANTIERE MODERATO

Mario Ajello per "il Messaggero"

 

Modello Casini per i moderati. Ossia un'area nuova, in puro stile Pier, che incarni i valori di cui lui è portatore: il dialogo e non la faziosità, la competenza e non l'improvvisazione, la correttezza istituzionale e non gli strappi, la proiezione internazionale al posto del provincialismo da politica asfittica.

 

PIERFERDINANDO CASINI

Proprio perché questa è l'ispirazione del nascente progetto di centro, l'altro giorno in Transatlantico - mentre si eleggeva il Capo dello Stato e la carta Casini veniva ben vista di qua e di là - diverse voci dicevano: «Fermiamola questa operazione su Casini, perché ne contiene un'altra insidiosa: questi vogliono scardinare il bipolarismo e piazzarsi nella terra di mezzo».

 

LUIGI DI MAIO IN VERSIONE CAVALIERE DELLA GRAN CROCE DI ISABELLA LA CATTOLICA

Parlamentari di FdI e della Lega parlavano così, e non erano affatto tranquilli. Anche perché vedevano i democrat e i forzisti, quelli con idem sentire moderato e post-democristiano, confabulare e organizzarsi. Di Maio che veniva raggiunto, come fosse un centrista d'altri tempi ma anche di tempi nuovi, da suoi simili ma di altri partiti, vogliosi di rompere schemi del bipolarismo solito. Stavolta il centro si può fare? Si deve.

 

E il post-elezione del Colle viene considerato il momento giusto per partire davvero. Il suo amico Mastella e tanti altri osservano: «Facciamo riposare Pier per qualche giorno, come merita, e poi muoviamoci subito e bene per il centro necessario». Un discorso che perfino nel Pd, ala senatori dem non di sinistra e zona Marcucci ed ex renziani, si può ascoltare facilmente.

 

Così come in M5S da parte dei nemici ma anche degli amici di Di Maio: «In fondo che differenza c'è tra Luigi e Toti? Solo che uno è un centrista del Sud e l'altro è un centrista del Nord».

 

PIERFERDINANDO CASINI E CLEMENTE MASTELLA

«La sponda Di Maio è essenziale», ammette Osvaldo Napoli che in questa tessitura, insieme a Coraggio Italia, è magna pars ma ne vede anche le difficoltà: «Ogni partito coinvolto in questa operazione è pieno di divisioni interne che la possono rallentare, ma non sia mai». Renzi per esempio è arciconvinto, e non da ora, della fattibilità della cosa. Avrebbe già federato Italia Viva con gli altri soggetti (per il gruppone da 80 parlamentari centristi che è a portata di mano) ma ha anche una componente interna più orientata a sinistra (non certo i Rosato o Faraone) che va pazientemente convinta. «Il grande cantiere è aperto», è comunque la certezza di Matteo.

pierferdinando casini

 

Quindi? «Se non ci sbrighiamo - osserva Mastella - ci scavalcano gli avvenimenti. Sa che cosa diceva Gramsci citando una massima degli zulù? Meglio avanzare e morire che fermarsi e morire». Sponde ci sono dappertutto, perfino nella Lega, quella dei governatori democristianeggianti alla Zaia e Fedriga, e quella dei tanti parlamentari che in queste ore ripetevano: «Salvini ci sta portando a sbattere».

 

Lo stesso Salvini teme le sirene centriste in casa propria. Pronta la road map e al primo e al secondo punto Napoli ci mette questi: «Battersi per il proporzionale con tutti quelli che lo vogliono e sono tanti in ogni spicchio del Parlamento e avviare la federazione dei gruppi parlamentari che faccia da calamita di qua e di là».

 

 Le mosse successive: misurarsi alle elezioni amministrative della primavera 2022 a Palermo, Parma, Genova e altri 23 capoluoghi di provincia e poi liste comuni alle elezioni politiche del 2023 per superare quota 10 per cento. Si può fare o i leader sono troppi? Lo erano anche quelli della Margherita (Prodi, Dini, Mastella, Marini) ma quel modello funzionò e lo si vuole riadattare.

luca zaia matteo salvini massimiliano fedriga attilio fontana

 

SQUADRA

 La strategia è plurale: Casini in alto nel suo ruolo di simbolo dei valori moderati e istituzionali e come figura che garantisce proiezione europeista e internazionale. Renzi guida sul campo delle tattiche e delle strategie. Toti ariete per la conquista del consenso al Nord (anche in casa leghista) insieme a figure di territorio come Napoli e altri; Romani player parlamentare; Quagliariello all'elaborazione politica e via dicendo con tanto Sud (da Mastella a Carfagna se ci sarà). Si parte? Gli zulù, ma anche i democristiani 3.0 consigliano di sbrigarsi.

pier ferdinando casini CLEMENTE MASTELLA E PIERFERDINANDO CASINI PIERFERDINANDO CASINI E CLEMENTE MASTELLApier ferdinando casini.

Ultimi Dagoreport

benjamin netanyahu giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – CORRI A CASA IN TUTTA FRETTA, C’È UN CAMALEONTE CHE TI ASPETTA: QUELLA SIGNORINA ALLA FIAMMA CHE VUOLE MANTENERE UN RAPPORTO CON L’EUROPA MA NELLO STESSO TEMPO, TEMENDO DI ESSERE SCAVALCATA A DESTRA DA SALVINI, SBATTE GLI OCCHIONI A TRUMP. LA STESSA CHE IMPLORA LA FINE DELLA TRAGEDIA DI GAZA MA L’ITALIA CONTINUA A FORNIRE ARMI A ISRAELE (SECONDO PAESE DOPO GLI USA DOPO LA DECISIONE DI MERZ DI FERMARE L’INVIO DI ARMI A NETANYAHU) - A UNA DOMANDA SULL'EXPORT MILITARE ITALIANO VERSO ISRAELE, CROSETTO IN PARLAMENTO HA DETTO: "ABBIAMO ADOTTATO UN APPROCCIO CAUTO, EQUILIBRATO E PARTICOLARMENTE RESTRITTIVO". RISULTATO? NESSUNO È PIÙ IN GRADO DI SAPERE CON ESATTEZZA COSA L’ITALIA VENDE O ACQUISTA DA ISRAELE – TRA LA DISCORDANZA DELLE DICHIARAZIONI UFFICIALI E LA TRACCIABILITÀ REALE DELLE FORNITURE BELLICHE A NETANYAHU, C’È DI MEZZO LO SPORT PREFERITO DEL GOVERNO MELONI: IL SALTO TRIPLO DELLA VERITÀ… - VIDEO

elly schlein giuseppe conte goffredo bettini gaetano manfredi piero vincenzo de luca roberto gualtieri silvi salis vincenzo decaro michele emiliano

DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO STA IN MANO AI BAMBINI. E LORO CHE FANNO? CI GIOCANO, SO' BAMBINI. E LO FANNO A PEZZI - CONFONDENDO LA LEADERSHIP CON L'AMBIZIONE, LA SEGRETARIA DEL PD SI E’ RINTANATA IN UN BUNKER: DIFFIDA DI TUTTI E SI CIRCONDA SOLO DEI SUOI “PASDARAN”: BONAFONI, ALIVERNINI E TARUFFI - NON SOPPORTA L’ASSE TRA CONTE E BETTINI; VIVE CON LA PAURA CHE BONACCINI VOGLIA SOSTITUIRLA AL PRIMO PASSO FALSO E CHE SILVIA SALIS LE FREGHI LA SEGRETERIA – SOSPETTI VERSO IL SINDACO DI NAPOLI GAETANO MANFREDI, POSSIBILE “PAPA STRANIERO” DEL “CAMPO LARGO” – ELLY DIFFIDA (EUFEMISMO) DI PRODI, CHE NON LA VEDE CANDIDATA PREMIER, E DI FRANCESCHINI, CHE LA PENSA ALLO STESSO MODO MA NON LO DICE - IL FASTIDIO VERSO MISIANI, GUALTIERI, MANCINI E ONORATO - VOLEVA ELIMINARE I ''CACICCHI'' MA HA RINCULATO CON DE LUCA E SOFFRE LE SMANIE DI EMILIANO IN PUGLIA - QUALCHE ANIMA PIA SPIEGHI ALLA GRUPPETTARA DI BOLOGNA CHE NON SIAMO ALL’OCCUPAZIONE DEL LICEO, NÉ TANTOMENO SUL CARRO DEL PRIDE DOVE SI È ESIBITA IN MODALITÀ “CUBISTA” SULLE NOTE DI “MARACAIBO” (VIDEO)

beppe grillo marco travaglio giuseppe conte elly schlein eugenio giani

DAGOREPORT: IL CONTE TRAVAGLIATO - DI BOTTO, SIAMO RITORNATI AI TEMPI DI BEPPE GRILLO: SULL’OK ALLA CANDIDATURA IN TOSCANA DEL DEM EUGENIO GIANI, CONTE NON TROVA IL CORAGGIO DI METTERCI LA FACCIA E RICICCIA IL ''REFERENDUM'' ONLINE TRA GLI ISCRITTI, L’UNO VALE UNO, LA “BASE” DA ASCOLTARE - MA L'EX "AVVOCATO DEL POPOLO" NON DOVEVA ESSERE IL LEADER CHE I 5STELLE NON HANNO MAI AVUTO, QUELLO CHE SI IMPONE E TRACCIA LA VIA AL SUO PARTITO? - DATO CHE GIANI, PER VINCERE, PUO' FARE A MENO DEI VOTI 5STELLE, NEL PD S'INCAZZANO CON LA SUBALTERNITÀ A CONTE DI ELLY SCHLEIN CHE HA ACCETTATO E PROMOSSO LA CANDIDATURA DEL 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA: "QUESTI INGRATI È MEGLIO LASCIARLI CHE PRENDERLI" - MA TRA ELLY E PEPPINIELLO, C’È DI MEZZO LA COLONNA DI PIOMBO DI MARCO TRAVAGLIO, CHE DETTA OGNI MATTINA I DIECI COMANDAMENTI DELL'IDEOLOGIA M5S, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" PD-M5S SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL''ARMATA BRANCA-MELONI...

netflix disney plus streaming

DAGOREPORT - “TOPOLINO” HA FAME - DISNEY SCUCE 3 MILIARDI DI DOLLARI PER COMPRARSI LE ATTIVITÀ MEDIA DELLA NFL, LA LEGA DEL FOOTBALL AMERICANO. QUALE SARÀ IL PROSSIMO PASSO? UN CONSOLIDAMENTO NELLO STREAMING È INEVITABILE (IL MERCATO È SATURO DI SERVIZI E CONTENUTI) E C’È CHI SI SPINGE A UN’ACQUISIZIONE DI PESO, COME NETFLIX - LA PIATTAFORMA CAPITALIZZA IL DOPPIO MA FATTURA UN TERZO DELLA DISNEY  – RUMORS ANCHE SU UN INTERESSE DI AMAZON PER SPOTIFY: LÌ I SOLDI NON SAREBBERO UN PROBLEMA (IL SERVIZIO DI E-COMMERCE DI BEZOS CAPITALIZZA 2MILA MILIARDI CONTRO I 130 DELLO STREAMING MUSICALE)...

matteo piantedosi giorgia meloni carlo nordio giusi bartolozzi alfredo mantovano almasri

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI RISCHIA DI BRUTTO SUL CASO ALMASRI: PRENDERSI LA RESPONSABILITÀ DELLA SCARCERAZIONE E DEL RIMPATRIO (CON VOLO DI STATO) DEL TORTURATORE LIBICO EQUIVALE A UNA PUBBLICA SCONFESSIONE DEI MINISTRI NORDIO E PIANTEDOSI, CHE IN AULA HANNO MINIMIZZATO CON BUGIE LA QUESTIONE ATTACCANDO I GIUDICI – IL TRIBUNALE DEI MINISTRI, SCAGIONANDO LA STATISTA DELLA GARBATELLA E RINVIANDO A GIUDIZIO I DUE MINISTRI E IL SOTTOSEGRETARIO ADDETTO AI SERVIZI SEGRETI, HA APERTO UNA BOTOLA DOVE, DALL'ALTO DEL SUO DILENTATTISMO, MELONI È CLAMOROSAMENTE CADUTA - LO "SCUDO" PER SALVARE GIUSI BARTOLOZZI NON ESISTE: NON ESSENDO STATA RINVIATA A GIUDIZIO, IL GOVERNO NON PUÒ  ESTENDERE "IL CONCORSO" NEL REATO COL MINISTRO NORDIO. COSI', IL PARLAMENTO PUO' NEGARE L'AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE CONTRO PIANTEDOSI, NORDIO E MANTOVANO, MA LA PROCURA DI ROMA NON AVRÀ ALCUNO OSTACOLO A RINVIARE A GIUDIZIO LA BARTOLOZZI, CON CONSEGUENTI ''RICADUTE POLITICHE'' SU MELONI - PERCHE' NON HANNO MESSO IL SEGRETO DI STATO...