BARACK IS BACK! - DOPO IL DIBATTITO IN CUI HA TIRATO FUORI LE PALLE, OBAMA RISALE NEI SONDAGGI - È DIETRO DI 2 PUNTI A LIVELLO NAZIONALE, MA ANCORA IN VANTAGGIO NEGLI STATI DECISIVI - SENZA L’OHIO, ROMNEY NON PUÒ VINCERE - GRAN CASINO SULLA GAFFE DI ROMNEY: “MI HANNO PORTATO RACCOGLITORI PIENI DI DONNE” - IL REPUBBLICANO BLOOMBERG INONDA DI SOLDI I CANDIDATI DEMOCRATICI…

1 - USA 2012: SONDAGGI, OBAMA IN VANTAGGIO
(ANSA) - In base alla media sui sondaggi stilata dal sito RealClearPolitics, a livello nazionale oggi il presidente uscente Barack Obama appare in ritardo di 2,5 punti sul suo avversario repubblicano Mitt Romney. Ma in base al computo degli Stati in bilico, Obama - visto il suo deciso vantaggio in Ohio, Pennsylvania e Iowa - rimane il favorito perché senza l'Ohio la vittoria per Romney è virtualmente impossibile. I principali media americani, nel computo dei voti elettorali, continuano a dare il presidente uscente in vantaggio, in termini più o meno decisi.

OBAMA ROMNEY NAZIONALE 46,8% 49,3%

(STATI IN BILICO IN SOSTANZIALE PARITA')
FLORIDA 48 49 (LUNEDI' 15) VIRGINIA 47 48 (LUNEDI' 15) NEW HAMPSHIRE 47 47 COLORADO 47 48 NEVADA -- --

(STATI IN BILICO CON VANTAGGIO OBAMA)
OHIO 51 46 (SABATO 13) PENNSYLVANIA 50 46 WISCONSIN -- -- IOWA 49 46

(STATI IN BILICO CON VANTAGGIO ROMNEY)
NORTH CAROLINA 47 49 (LUNEDI' 15)

(COMPUTO DEI VOTI ELETTORALI - NE OCCORRONO 270)
NY TIMES 237 191 WASH. POST 196 170 WSJ 179 150 R.CLEAR.POLITICS 201 191 HUFF. POST 271 206.


2 - DIBATTITO, DONNE AL CENTRO ARRIVA LA GAFFE DI ROMNEY
IRONIE SUL CANDIDATO REPUBBLICANO PER I «RACCOGLITORI»

Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"

Dopo il ko di due settimane fa a Denver, l'altra notte nel ring della Hofstra University di Hempstead, non lontano da New York, il presidente si è rialzato e ha vinto ai punti il secondo confronto con Mitt Romney. Obama ha sicuramente ridato morale al suo partito e ad una macchina elettorale che avevano dato segni di sbandamento. Ma non è detto che abbia anche conquistato gli incerti, che sono la vera posta in palio di questa campagna.

Più rilevante, forse, ai fini del voto del 6 novembre, l'infortunio del candidato repubblicano che, parlando di parità tra i sessi, voleva mostrare considerazione per il lavoro femminile spiegando che da governatore del Massachusetts aveva cercato donne con un valido curriculum da assumere nel suo gabinetto.

Ma la frase usata ( «le associazioni rosa mi hanno portato raccoglitori pieni di donne») rischia di farlo passare per un rozzo maschilista. Un scivolone proprio quando i sondaggi lo davano in grande recupero presso un elettorato femminile che 4 anni fa fu la chiave del successo di Obama e che anche nei sondaggi 2012 aveva mostrato di preferire con ampio margine il presidente in carica. Almeno fino a una settimana fa. Cosa accadrà nei prossimi giorni? L'unica certezza è che alla festa di Halloween il costume da donna-raccoglitore «tirerà» molto.

Usare termini pugilistici per descrivere il duello non è originale ma ha senso perché stavolta i due candidati se le sono date di santa ragione consapevoli che sulla maggioranza dei temi - dalle tasse al lavoro alle questioni sociali - questa era l'ultima occasione di confronto: lunedì prossimo l'ultimo dibattito, a Boca Raton, sarà dedicato esclusivamente alla politica estera.

E allora Obama ha approfittato delle domande del pubblico scelto tra gli elettori incerti della contea di Nassau per rovesciare sul suo avversario le accuse che a Denver non aveva avuto il coraggio di formulare. Una danza sul ring girando uno intorno all'altro, col dito puntato e dandosi reciprocamente dei bugiardi.

Il presidente ha picchiato duro. Sulle tasse («paghi solo il 14% e dici che è giusto», «hai un programma economico in cinque punti ma, in realtà, hai un'idea sola: premiare i ricchi»), sul salvataggio del'industria dell'auto («volevi far fallire General Motors e Chrysler»), sulle questioni sociali («Romney dice che il 47% degli americani fanno le vittime, che non vogliono assumersi responsabilità: parla così dei pensionati, dei veterani, dei soldati che ci difendono, degli studenti»).

Ma anche Romney è stato efficace. Ad esempio quando ha inchiodato Obama sullo scarso successo della sua politica energetica o quando lo ha incalzato sostenendo che il presidente finisce per proporre all'America altri 4 anni delle stesse politiche che il leader repubblicano giudica fallimentari.

Dal punto di vista dialettico, la svolta del dibattito è arrivata sul caso-Libia: Obama era vulnerabile, viste le controversie dei giorni scorsi e quale tensione tra Casa Bianca e Dipartimento di Stato. Ma proprio qui è tornato a vestire i panni del vero leader: si è preso tutte le responsabilità di eventuali errori commessi a Bengasi, rinunciando allo «scudo» offerto dal Segretario di Stato Hillary Clinton, e, da presidente sotto attacco che era, ha messo in un angolo Romney sibilando: «Il solo pensiero che qualcuno nel mio team abbia mentito o abbia utilizzato la tragedia per fini politici è offensivo».

Il candidato repubblicano ha provato a chiedergli conto del ritardo col quale ha riconosciuto che quello di Bengasi era stato un attacco terroristico. Obama ha replicato di aver parlato subito, in un discorso nel Rose Garden della Casa Bianca, di «act of terror» e ha chiesto conferma alla conduttrice, Candy Crowley. Che ha «certificato» la versione del presidente, sia pure con qualche distinguo.

Un'analisi più attenta ha messo in luce che l'espressione era stata usata dal presidente in modo abbastanza generico, non era specificamente riferita all'attacco di Bengasi. Una questione lessicale del giorno dopo, buona per mettere alla griglia la giornalista della Cnn: ma intanto Obama aveva portato a casa la serata.

Un buon recupero d'immagine, ma per sapere se ci saranno ricadute sulle intenzioni di voto bisogna aspettare qualche giorno. Gli indipendenti potrebbero non aver apprezzato la sua aggressività o il fatto che si è dedicato più a demolire Romney che a spiegare come risanerà il Paese, come lo riporterà sul sentiero della crescita.


3- USA 2012: BLOOMBERG IN CAMPO, ARRIVA UN FIUME DI DENARO
(ANSA) - Michael Bloomberg, il miliardario sindaco di New York, irrompe col suo ricco portafoglio nella campagna elettorale americana. Quella che finora - a differenza di tanti altri Paperoni a stelle e strisce - aveva snobbato, non ritenendo il dibattito politico all'altezza dei problemi del Paese. Ma il primo cittadino della Grande Mela, registrato tra gli elettori indipendenti, non scende in campo per Barack Obama o per Mitt Romney. Non per questo o quel partito. Il 'Super Pac' a cui darà vita in queste ultime settimane che separano l'America dal voto sosterrà candidati di ogni colore politico, democratici o repubblicani che siano.

Ma solo quelli che si impegnano ad appoggiare tre delle battaglie per cui Bloomberg si sta spendendo oramai da anni: legalizzazione delle nozze gay, leggi più severe per la diffusione di armi in America e riforma delle istituzioni scolastiche. Quello che sarà messo in piedi - scrive il New York Times - sarà un 'supercomitato' elettorale in grado di raccogliere dai 10 ai 15 milioni di dollari nel giro di pochi giorni.

Un fiume di denaro per finanziare spot e altre iniziative elettorali a livello nazionale e locale. Il prossimo 6 novembre, infatti, non si voterà solo per eleggere il nuovo presidente degli Stati Uniti, ma anche per rinnovare la Camera dei Deputati e un terzo del Senato. E per scegliere il nuovo governatore in una decina di Stati. Bloomberg dunque, forte d'una tentacolare ricchezza personale e legata alle sue imprese, ha deciso di dare una scossa. E di trasmettere un segnale sul suo futuro, ora che dopo dieci anni il mandato da primo cittadino sta per scadere: continuare a battersi per le cose in cui crede.

"La sua decisione di dare vita a un Super Pac - affermano nel suo entourage - è un chiaro messaggio: il sindaco, anche alla scadenza del suo incarico, vuole mantenere aperto il portafoglio per influenzare le politiche nazionali su questioni come le armi, l'istruzione, l'uguaglianza tra matrimoni eterosessuali e omosessuali". Del resto la fama di essere testardo e determinato il sindaco di New York l'ha costruita negli anni, anche su questioni come la lotta al fumo o all'obesità.

Tanto che i suoi sostenitori e i suoi detrattori lo hanno affettuosamente o ironicamente ribattezzato 'The Nanny', la tata: che - gli è stato rinfacciato - si comporta con i cittadini newyorkesi come un 'sindaco-badante'. Sarà, ma le sue battaglie sono spesso davvero controcorrente, in un'America dove certe abitudini o certe convinzioni son dure a morire.

 

DUELLO TV OBAMA-ROMNEYDUELLO TV OBAMA-ROMNEYDUELLO TV OBAMA-ROMNEYDUELLO TV OBAMA-ROMNEYDUELLO TV OBAMA-ROMNEYDUELLO TV OBAMA-ROMNEYHILLARY CLINTONDUELLO TV OBAMA-ROMNEYHillary ClintonCLINTON FERMATE IL DIBATTITO E DITEMI DI PIU SU QUESTO RACCOGLITORE ROMNEY E I RACCOGLITORI jpegROMNEY E I RACCOGLITORI DI DONNE Bloomberg Micheal

Ultimi Dagoreport

putin witkoff marco rubio donald trump zelensky

DAGOREPORT – SI ACCENDE LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO CONTRO TRUMP - I DANNI FATTI DA STEVE WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HANNO COSTRETTO L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A METTERE IN CAMPO IL SEGRETARIO DI STATO MARCO RUBIO CHE HA RISCRITTO IL PIANO DI PACE RUSSIA-UCRAINA - CON IL PASSARE DELLE ORE, CON UN EUROPA DISUNITA (ITALIA COMPRESA) SUL SOSTEGNO A KIEV, APPARE CHIARO CHE PUTIN E ZELENSKY, TRA TANTE DISTANZE, SONO IN SINTONIA SU UN PUNTO: PRIMA CHIUDIAMO LA GUERRA E MEGLIO È…

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?