catherine deneuve

BERNARD-HENRY LEVY - ''SE LE CELEBRAZIONI DELL’ANNIVERSARIO DEL MAGGIO '68 EVITASSERO LA PREVEDIBILE ENFASI, I SAPIENTI STUDI E I RACCONTI DEGLI EX COMBATTENTI? AD ESEMPIO, VERREBBE SPIEGATO ALLE FEMMINISTE PATENTATE CHE CATHERINE DENEUVE, CON I SUOI FILM, HA ALLENTATO IL GIOGO DELLE DONNE PIÙ DI QUANTO ESSE NON RIUSCIRANNO MAI A FARE CON I LORO DIBATTITI COLLERICI E GLI INVITI ALLA DELAZIONE''

Bernard-Henry Levy per il Corriere della sera

 

HENRY LEVY

L’anniversario del Maggio '68 si avvicina al gran galoppo. E se le celebrazioni evitassero la prevedibile enfasi, i sapienti studi e i racconti degli ex combattenti? Se scegliessero, magari per una sera, o per un' ora, o per il tempo di un sogno a occhi aperti, di attingere alla fonte dell' evento, alla cascata di impertinenza, di rabbia ironica, di fraternità erudita che, cinquant' anni fa, guidarono le barricate entusiaste, gli anfiteatri in rivolta e i giorni di follia in cui Parigi piombò in un' atmosfera flaubertiana di educazione sentimentale?

 

L' insubordinazione non sarebbe più appannaggio di un partito, e i sostenitori della vecchia sinistra, quella dalle idee di piombo, espatrierebbero - ma per davvero - a Baden Baden. I socialisti si metterebbero a sognare piuttosto che a fare mozioni. Gli «zadisti» (militanti impegnati nella protezione di una «Zone à défendre», Zad, ndt ) sarebbero come Zazie nel metró, e dalle piste mancate di Notre-Dame-des Landes decollerebbero razzi di speranza.

 

catherine deneuve

Gli uomini e le donne smetterebbero di muoversi ciascuno per proprio conto e gli innamorati, gli amici del desiderio e della passione non si scaglierebbero contro i porci, ma scaglierebbero sampietrini sugli istigatori del nuovo ordine morale che si annuncia. Verrebbe spiegato alle femministe patentate che Catherine Deneuve, con i suoi film, ha allentato il giogo delle donne più di quanto esse non riusciranno mai a fare con i loro dibattiti collerici e gli inviti alla delazione.

 

catherine deneuve

Sulle piazze esultanti verrebbe distribuito un libretto rosso con estratti di Marivaux, di una canzone di Ronsard e delle pagine più ardenti di Alla ricerca del tempo perduto .

Ci si rammenterebbe che le lunghe marce finiscono sempre per bloccarsi e che i loro timonieri sono come Timone, di Shakespeare, che la falsa amicizia dei cortigiani ha tagliato fuori dalla vita vera.

Se Paul Ricoeur resuscitasse, constaterebbe che un figlio del Maggio '68, suo discepolo, sembra aver comunque imparato l' arte di fare respirare una società.

 

charles baudelaire immortalato da nadar

Il Parlamento non sarebbe più «in marcia» ma a spasso; si muoverebbe, obliquamente, su scorciatoie e cammini senza dogana ideologica; vi si leggerebbero Rimbaud, Baudelaire e Romain Gary così come i rapporti della Corte dei conti. Si preferirebbe vivere a Montevideo in ricordo di Lautréamont piuttosto che morire a Caracas per Maduro.

 

Si griderebbe ai birmani, agli egiziani, agli algerini che la volontà generale prevale sulla volontà di qualsiasi Generale. Negli Stati Uniti, si interpellerebbero gli industriali sospetti e i fossili dell' energia per invitarli a rileggere Günther Anders o André Gorz - e, così, «make the planet great again». Si lascerebbero disperdere, in tutti i Quartieri latini del mondo, i lacrimogeni appiccicosi e le fumarole dei pensieri bruni: Orban sarebbe messo al bando; si griderebbe «Né patria né Putin!

melania e donald trump 7

» oppure «Fbs, SS!»; si capirebbe che un Donald non vale nemmeno un Mickey e si pregherebbe Erdogan di far l' amore con la pace invece di far la guerra con i curdi della zona di Afrin. I «sorbonari» (studenti e professori della Sorbona) preferirebbero Kundera a Guevara.

 

Si leggerebbe Lacan piuttosto che Laclau; e si danzerebbe, in boulevard Saint-Michel, facendosi beffe dei populisti, radicati e «autoctoni», ben felici d' essere nati da qualche parte. Si venderebbero alla Cina libri che noi abbiamo letto fin troppo e forse, allora, le missioni diplomatiche tornerebbero con le braccia cariche non di contratti, ma di dissidenti liberati.

 

68

Si chiuderebbero le televisioni di propaganda per aprire gli occhi sulle tragedie del mondo (o allora si costringerebbe «Russia Today», sotto pena di una ammenda colossale, a diffondere di continuo immagini delle guerre di Cecenia, Ucraina e Siria). Su Twitter si intimerebbe ai Troll di smascherarsi e di uscire dal loro anonimo buco internet. Si diventerebbe astuti come le volpi di fronte ai Gafa (Google, Apple, Facebook, Amazon), un altro tipo di polizia.

 

Si distribuirebbero dei like, ma non con un clic Instagram, ai poliziotti di una volta, quelli che vegliano davanti a Charlie Hebdo , alle sinagoghe e alle stazioni, come anche ai contadini di Parigi, protagonisti delle rivoluzioni fatte veramente; il cappello di Aragon sarebbe portato al Pantheon; e ognuno vorrebbe morire a trent' anni piuttosto che rinnegare se stesso a sessanta.

 

68 manifestazione 1

L' aria tornerebbe ad essere di un rosso scarlatto, non più antracite, il colore delle nostre tristi passioni. Si rammenterebbe ai còrsi che le frontiere, comunque, non esistono. Ai catalani, che Mario Vargas Llosa vale più di Carles Puigdemont.

 

68 scuola

Parigi diventerebbe una seconda Comune, dove si direbbe di nuovo al mondo che siamo tutti ebrei tedeschi, iraniani liberi, turchi insorti, iracheni sognatori e Rohingya minacciati. Si farebbero barricate con le biciclette a noleggio; si trasformerebbe la rue des Ecoles in Piazza Maïdan o nel parco Gezi per dire che i veri insubordinati sono sempre cosmopoliti; si proietterebbero in place de la Concorde, su schermo gigante, le immagini dei richiedenti asilo ingiustamente respinti; i lungosenna sarebbero riaperti per le sfilate di psicanalisti e disoccupati in collera, di seguaci di Foucault e di difensori del diritto alla pigrizia, di ecologisti californiani, di carnivori non pentiti, di lettori di Abdelwahab Meddeb che scandiscono «né jihad né veli», di ammiratori di Rushdie e di Polanski: siamo realisti, chiediamo l' impossibile.

POLANSKI

 

68 parigi

Così, piuttosto che invocare i penati spenti dei tre giorni più tesi, a fine maggio '68, dei «trenta gloriosi» (gli anni di crescita dalla fine della Seconda guerra mondiale allo choc petrolifero, ndt ), piuttosto che guardare e riguardare le diapositive in bianco e nero dei nostri Gavroche ormai canuti, piuttosto che sviscerare, da vecchio Paese, quel che abbiamo avuto di migliore, ritroveremo il sale delle nostre settimane sante.

( Traduzione di Daniela Maggioni )

68 universita68 manifestazioneprimavera di praga 68SESSO 6868 sapienzaproteste studentesche del \'6868 germania

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI SERGIO MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA LEADER DI FRATELLI D'ITALIA VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA ALL'EUROPA E LONTANA DAL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO, EVITANDO OGNI COLLISIONE CON LA FRANCIA E FACENDO ASSE CON GERMANIA E POLONIA - MA ''IO SONO GIORGIA" HA DAVANTI DUE OSTACOLI: L'ESTREMISMO "PATRIOTA" DI SALVINI E LO ZOCCOLO DURO DI FRATELLI D'ITALIA GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...