ANCHE “REPUBBLICA” SGONFIA IL PALLONCINO RENZI – EZIO MAURO NON PUO’ “PETTINARE” LA BOCCIATURA SECCA DI DRAGHI E GLI RICORDA COME E’ FINITO BERLUSCONI NEL 2011 QUANDO FECE ORECCHIE DA MERCANTE ALLA LETTERA-DIKTAT DELLA BCE: BOOM DELLO SPREAD E FUORI DALLE PALLE

Andrea Bonanni per “la Repubblica

 

mario draghi 5mario draghi 5

È la seconda volta che, in pieno agosto, Mario Draghi suona la campanella di fine ricreazione per il governo italiano. La prima fu da governatore di Banca d’Italia. Con la lettera-ultimatum che lui e Trichet spedirono a Berlusconi il 5 agosto del 2011. Ricordiamo tutti come andò a finire. Il governo fece orecchie da mercante. Lo spread impazzì. Berlusconi fu costretto alle dimissioni per scongiurare la bancarotta, risultato poi ottenuto dal governo Monti a costo di sacrifici sanguinosi.

 

Questa volta il presidente della Bce ha scelto modi e toni più morbidi e meno ufficiali, anche perché la situazione italiana appare meno disperata. Tanto che lo stesso Renzi ha potuto affermare ieri sera, in tv, che «l’Italia ha delle condizioni economiche per le quali è molto più forte delle paure di chi o teme un default o un fallimento» e che l’ipotesi che arrivino lettere da Bruxelles «non esiste».

 

LA NUOVA SEDE BCE NELLO SKYLINE DI FRANCOFORTE LA NUOVA SEDE BCE NELLO SKYLINE DI FRANCOFORTE

Ma la sostanza del messaggio di Draghi è, desolatamente, in gran parte la stessa: fate le riforme, non scoraggiate gli investitori, rimediate alle inefficienze della burocrazia e della pubblica amministrazione. Manca la parte che riguarda il risanamento dei conti pubblici, visto che su questo fronte alcuni risultati sono stati ottenuti, anche se ora l’Europa teme che vengano rimessi in discussione.

 

Ma sugli altri temi della governance economica la ripetizione delle stesse raccomandazioni che Bruxelles e Francoforte ci rinnovano con scadenza quasi mensile ci offre la misura di quanto poco siano riusciti a concludere tre governi in tre anni.

RENZI OSPITE DI IN ONDARENZI OSPITE DI IN ONDA

 

E infatti le dichiarazioni di Draghi contengono a questo proposito una fondamentale novità che costituisce una bomba politica, in primo luogo per l’Italia ma anche per l’Europa nel suo complesso: la richiesta che i governi nazionali rinuncino alla propria sovranità sul fronte delle riforme economiche. L’esperienza dovrebbe averci insegnato che Mario Draghi non parla a vanvera. E che le «richieste» della Bce raramente contemplano l’eventualità di un no.

 

Per cui si può stare certi che il nuovo corso europeo, segnato dalla Commissione di Jean-Claude Juncker, punterà sostanzialmente a togliere ai governi che non hanno saputo esercitarla la sovranità sulle riforme economiche e strutturali, così come l’Europa ha già tolto ai governi immeritevoli la sovranità sulla gestione dei bilanci.

 

trichettrichet

Il ragionamento di Draghi è semplice: da anni i governi europei concordano sulla necessità di riforme strutturali che migliorino la competitività, attraggano investimenti e stimolino la crescita. Quei Paesi che hanno tenuto fede agli impegni, magari perché sottoposti alla «amministrazione controllata» della troika, ora sono in ripresa economica. Quelli che, nonostante le promesse, hanno concluso poco o nulla, si trovano a fare i conti con una crescita debole o addirittura negativa, come l’Italia.

 

BERLUSCONI silvioBERLUSCONI silvio

Ma perché le riforme richieste, e promesse, non sono state fatte? La Bce sembra essere giunta alla conclusione che i fallimenti registrati in questi anni non siano dovuti a malafede, come era stato il caso del governo Berlusconi-Tremonti, ma all’incapacità del sistema politico di superare resistenze che si dimostrano più forti anche della volontà espressa da governi e maggioranze parlamentari. Da qui la necessità di trasferire la sovranità politica ad un livello che, travalicando i confini e i poteri nazionali, sia in grado di imporre le proprie scelte.

Giulio Tremonti Giulio Tremonti

 

La sovranità che Draghi chiede ai governi di consegnare all’Europa è, di fatto, una sovranità che questi governi hanno dimostrato di non sapere esercitare. Se la politica italiana da mesi è monopolizzata dalla riforma del Senato e del sistema elettorale, e dimentica di mettere in atto i tagli alla spesa promessi da tempo, “licenzia” il commissario alla spending review, rimanda le privatizzazioni, rinvia a settembre la riforma della giustizia, l’Europa ha il diritto-dovere di richiamare il Paese alle priorità liberamente concordate.

 

Anche perché, se non viene da Bruxelles o da Francoforte, il richiamo arriva in termini più bruschi e infinitamente più dolorosi dalle cifre negative della crescita economica e dal rialzo dello spread.

jean claude junckerjean claude juncker

 

Renzi fa bene a non ignorare né sottovalutare il richiamo che arriva da Draghi. Considerando oltretutto che l’italianità del presidente Bce gli rende più difficile pronunciarsi, come autorità terza e imparziale, sulle questioni interne del suo Paese di provenienza. Ora la partita su cui dovrà concentrarsi il governo italiano è quella sui modi di un parziale trasferimento di sovranità che appare comunque inevitabile.

PROTESTE IN GRECIA PROTESTE IN GRECIA

 

Se vogliamo evitare la troika, che si è rivelata efficace ma in alcuni casi socialmente traumatica, faremmo bene ad usare la presidenza del semestre europeo per promuovere nuove forme più morbide di condivisione della sovranità politica sulle riforme: dagli accordi contrattuali ad un uso condizionato della famigerata «flessibilità» sui conti pubblici. Arroccarsi in una difesa ad oltranza di una sovranità che non abbiamo saputo esercitare in tempo non ci servirebbe a niente e ci spingerebbe inevitabilmente nel doloroso abbraccio della troika. 

 

Ultimi Dagoreport

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E LA THATCHER DELLA GARBATELLA PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALL'INTRONAZIONE DI LEONE XIV, A PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…