1. NON POSSIAMO NASCONDERLO. SIAMO ATTRATTI DALL’ORRIDO E DAL GROTTESCO, QUINDI RITENIAMO BRIATORE FLAVIO DA CUNEO, UNO DEI MIGLIORI ANALISTI POLITICI D’ITALIA 2. L’AMORE SBOCCIÒ AI TEMPI DELL’INCHIESTA DI NAPOLI SULLA P4 DI BISI BISIGNANI, QUANDO DALLE INTERCETTAZIONI VENNE FUORI CHE MR BILLIONAIRE, MENTRE, PER DIRE, ‘’STAMPA’’ E ‘’CORRIERE’’ ANCORA SI AFFANNAVANO A RISPETTARE E ONORARE IL CICLO POLITICO DEL BANANA, GIÀ DICEVA TRANQUILLAMENTE AI SUOI INTERLOCUTORI CHE SILVIO ERA ANDATO, CHE LA SUA CORTE FACEVA PENA, CHE L’ITALIA ERA MARCIA, CHE LA SANTANCHÈ ERA SOLO UN’ESALTATA PERICOLOSA E PIENA DI DEBITI, ECCETERA ECCETERA 3. BENE, ANCHE OGGI, CI REGALA UN PAIO DI PERLE SUPREME. L’INCORONAZIONE DELLA VERSIONE POPPUTA DI SILVIO: “MARINA È UNA DONNA MOLTO INTELLIGENTE, È UNA BERLUSCONI, UN COGNOME CHE MILIONI DI ITALIANI ADORANO E RITENGONO ANCORA UNA GARANZIA”

Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera"

Flavio Briatore, senta: ha parlato con il suo amico Berlusconi, nelle ultime ore?
«Sì, ieri...».

E come l'ha trovato? Qual è il suo stato d'animo?
«È amareggiato, sarebbe sciocco negarlo. Ma tiene duro. Non molla, no. Stavolta, lo ammetto, mi ha sorpreso davvero: è incredibile come ancora riesca a sopportare e a rilanciare, a fare progetti e ad essere - in fondo - ottimista».

Ottimista?
«Sì. Anzi, guardi: quelli che immaginano di potersi sbarazzare di lui, utilizzando quella sentenza della Cassazione, sbagliano... O meglio: dopo vent'anni, non hanno ancora capito che genere di personaggio è Silvio. E la forza d'animo, pazzesca, che possiede».

Lei cos'ha intuito: il Cavaliere è intenzionato a tenerlo in piedi, questo governo, oppure sul serio pensa alle elezioni?
«Lui ha sempre un forte senso di responsabilità nei confronti del Paese: e sa bene che far cadere il governo, per il Paese sarebbe un danno enorme. Però è anche vero che questo governo, in fondo, nasce e vive grazie a due soci: il Pdl e il Pd. Ora, purtroppo, sempre con maggior frequenza, cosa succede?».

Non lo so, Briatore: che succede?
«Succede che uno dei due soci, il Pd, non perde occasione per sbeffeggiare in pubblico l'altro socio, cioè il Pdl, cioè Berlusconi».

Dovrebbe cercare d'essere meno allusivo...
«No, dico: lasciamo stare l'intervista che Epifani ha rilasciato a voi del Corriere , in cui sta lì, con il ditino alzato, quasi a ordinare che a Berlusconi non vengano fatti sconti. Ci siamo per caso dimenticati di quanto tempestiva e pure durissima fu la sua dichiarazione dettata alle agenzie subito dopo la sentenza? Non avevamo ancora capito bene il dispositivo, stavamo ancora tutti lì, a cercare di comprendere se davvero fosse possibile che un uomo come Berlusconi, che ha dato milioni di posti di lavoro e pagato centinaia di milioni d'euro di tasse potesse finire in galera, che lui, un fulmine, sicuro e arrogante, già dettava dichiarazioni... proprio come se...».

Come se?
«Beh, come se avesse saputo in anticipo la decisione dei giudici e avesse avuto il tempo di ragionarci su».

Questo è un sospetto grave.
«Questo, veramente, dopo quello che ha detto e fatto il giudice di Cassazione Antonio Esposito, è un sospetto legittimo e tremendo. E uso il termine tremendo non a caso: perché io ho sempre ritenuto i magistrati della Cassazione, che possono togliere e restituire la libertà per sempre, esseri più vicini a Dio che agli uomini. Certo ora so che tra loro possono esserci anche uomini piccoli piccoli e che certe sentenze, come quella di cui stiamo parlando, forse possono rivelarsi impugnabili... Lei è sicuro che in Europa ciò che è accaduto appaia normale?».

Tornando alla metafora della società che ci sarebbe tra Pdl e Pd...
«Beh, quando non c'è capacità di comprendere le difficoltà anche umane che sta vivendo l'altro socio, e anzi quando questo socio si sente insultato e sbeffeggiato, alla fine è inevitabile che ci si sieda a un tavolo e ciascuno conti le proprie azioni».

Le azioni: in pratica, i voti.
«I voti, chiaro. Insomma, si va a votare».

Ecco: in caso di elezioni, lei crede che Marina Berlusconi possa scendere in campo?
«Non lo so. Per quanto ricordo, sia lei che il padre sono sempre stati abbastanza contrari a questa ipotesi. Però poi la cose cambiano, ci sono eventi così clamorosi che possono far rivedere i piani... e Marina è una donna molto intelligente, è una Berlusconi, un cognome che milioni di italiani adorano e ritengono ancora una garanzia... per cui, sì, credo che la sua discesa in campo avrebbe certamente un senso».

(A questo punto, la voce di Briatore - che sta parlando da un cellulare - diventa dolcissima: «Dai, piccolo, su, che papà è impegnato... Oh, guarda! Sono arrivati i carabinieri! Vai, vai a salutarli...». Breve silenzio. Poi, la spiegazione: «Il fatto è che mio figlio Falco, che ha 3 anni, adora i carabinieri... Pensi che ho persino dovuto fargli cucire una piccola divisa su misura e lui, quando ne incontra qualcuno all'aeroporto, gli va diritto davanti e gli chiede: "Senti: ma la tua pistola è ad acqua, come la mia, o a fuoco?". I carabinieri, racconta Briatore, adesso sono su un gommone, e stanno controllando la barche di alcuni ragazzi in rada lì, a Porto Cervo, in Sardegna ).

«Tra l'altro, vorrei aprire una parentesi: sono partito quattro giorni fa per l'Inghilterra, torno e cosa trovo? Il ministro Saccomanni che annuncia: la recessione è finita. Finitaaa? Veramente, qui in Sardegna, il turismo ha avuto un calo del 30, 40 per cento...».

Forse conviene chiudere con l'altro suo grande amico: Matteo Renzi.
«È bravo, veloce, moderno, non è rancoroso, non ha il timbro del comunista vecchio stampo e, per questo, se si candidasse premier prenderebbe anche molti voti tra i moderati. Detto ciò, la politica è spietata come lo sport: ad un certo punto smetti d'essere un talento, e diventi un ex talento. Matteo deve sbrigarsi. Se no, fa il gioco del suo Pd: che, chiaramente, preferisce vederlo bollire a fuoco lento».

 

marna piersilvio e berlusconi resize marina e confalonieri a palazzo graziolimari resize marina a palazzo graziolimari resize marina a palazzo graziolimari resize marina a palazzo graziolimari resize marina a palazzo grazioli resize

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?